Alitalia, più sexy e con ritorno all'utile nel 2017

Alitalia, più sexy e con ritorno all'utile nel 2017
di Giusy Franzese
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Martedì 20 Gennaio 2015, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 16:23

L’obiettivo è tornare in utile nell’arco di tre anni, nel 2017. E per farlo la nuova Alitalia si reinventerà: «Qualità, passione e tecnologia, questo il nostro slogan» spiega Silvano Cassano, amministratore delegato della compagnia ai giornalisti convenuti in massa alla presentazione del piano industriale. Non sarà facile, perché gli errori del passato sono stati tanti e notevoli. Ma ora - esorta il presidente Luca di Montezemolo - «bisogna guardare avanti, pensare al futuro. Oggi ci sono le condizioni per una nuova era di Alitalia».

Ed eccola la nuova era: si chiama Etihad, la compagnia che ha messo risorse finanziarie fresche acquisendo il 49% di Alitalia e anche nuove idee, nuove persone.

La squadra di vertice è praticamente nuova di zecca e gli uomini provenienti da Etihad sono in forze. Il “capo” di Etihad, James Hogan, che in Alitalia si è tenuto la poltrona di vicepresidente, è seduto accanto Montezemolo e Cassano. Sorridente, affabile, ribadisce che vuole una compagnia «sexy».

Ma soprattutto un gruppo di successo. Basta sprechi e scelte sbagliate. «Alitalia è stata gestita finora come una società pubblica. Ora serve un cambiamento radicale del modo di lavorare per abbassare i costi e aumentare la produttività» chiarisce. Gli arabi non hanno alcuna intenzione di buttare i loro soldi. «Non siamo una banca, negli Emirati non esistono sovvenzioni a fondo perduto. il nostro obiettivo è la redditività» precisa. E poi avverte: «Questa è l'ultima possibilità di salvare Alitalia». Detto ciò Hogan assicura: «Siamo investitori a lungo termine, non siamo qui per un mordi e fuggi. Non avremmo mai e poi mai affrontato un investimento del genere, se non fossimo fermamente convinti che il piano predisposto è un piano di successo».

Per tornare all’utile nel 2017 (l’obiettivo è intorno ai 100 milioni di euro), la nuova Alitalia già da subito dovrà lavorare duramente. Quest’anno si concentrerà sulla produttività e l’efficienza dei costi; nel 2016 si continuerà sulla strada del contenimento delle perdite e poi dello sviluppo in modo da raggiungere il pareggio di bilancio. «L’obiettivo deve essere creare valore senza essere più dipendente dalle banche» spiega Montezemolo.

Produttività e efficientamento dei costi non significa però - dice Cassano - puntare a una compagnia più piccola. Anzi. La nuova Alitalia farà molti investimenti per migliorare la qualità del servizio ai passeggeri: «Faremo tutti gli investimenti necessari per dare al cliente un servizio a cinque stelle». Ci saranno nuove rotte e più frequenze. Già da quest’anno saranno inaugurati collegamenti da Roma con San Francisco, con Mexico City, con Santiago del Cile. Da Fiumicino decolleranno aerei della compagnia per Pechino e Seoul e ci saranno più voli collegamenti con New York, Chicago, Rio de Janeiro.

L’alleanza con Etihad riempirà il vuoto di rotte verso l’Asia: Abu Dhabi sarà raggiungibile da Roma, Milano, Catania, Venezia, Bologna. E poi da lì si potrà proseguire verso il Medio Oriente, l’Africa, il subcontinente indiano, il Sud Est asiatico, la Cina e l’Australia. I voli a lungo raggio da Milano aumenteranno da 11 a settimana a 25 entro metà 2018. I voli da Roma passeranno da 87 a 113 voli a settimana. Milano Linate diventerà l’hub prediletto degli uomini di affari che si devono muovere verso il resto dell’Europa. Per fare tutto ciò si stanno valutando importanti novità sulla flotta: 14 Airbus A320 sono stati ceduti a AirBerlin, mentre per i voli a lungo raggio saranno acquisiti nuovi aeromobili.

Man mano che il piano verrà espletato ci saranno ricadute anche sull’occupazione. «Nessuna promessa», però, sul riassorbimento degli ex dipendenti, dice Cassano. Che aggiunge: «Adesso pensiamo agli undicimila lavoratori di Alitalia e poi penseremo ad allargare la famiglia». «È una avventura molto impegnativa, dobbiamo avere i piedi per terra» concorda il presidente Montezemolo. Ancora più chiaro Hogan: «Dobbiamo dare alla compagnia la giusta dimensione. Uno dei problemi della vecchia Alitalia erano i troppi dipendenti. Il successo del business porterà automaticamente alla creazione di nuove opportunità, nuovi posti di lavoro. Intanto - assicura - tutto quello che potremo fare per aiutare gli ex dipendenti a trovare lavoro, lo faremo. Ma la realtà dei fatti è che la compagnia deve avere successo perché possano essere creati nuovi posti di lavoro».