Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio: «Dal salvadanaio all'investimento, così è più facile»

Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio
di Marco Barbieri
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Mercoledì 21 Luglio 2021, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 01:12

Quando venne inaugurato, nel maggio del 2012, era un unicum al mondo. Oggi in molti hanno seguito l’esempio del Museo del Risparmio (MdR) di Torino, affiancando tradizionali collezioni museali di monete o di salvadanai con quello che è stato fin dall’inizio l’intuizione dell’iniziativa promossa da Intesa Sanpaolo dopo la grande crisi di sistema e di fiducia del 2008: concentrarsi sull’educazione finanziaria. «Non c’è nulla di tradizionale nella nostra dell’esposizione, né nell’intuizione delle proposte di educazione finanziaria» tiene a precisare Giovanna Paladino, ideatrice, curatrice e direttrice del MdR.

Paladino, quando si parla di educazione finanziaria viene ancora in mente l’idea di una materia, o di un insieme di materie particolarmente difficili. Per capire di più siamo quindi costretti a studiare. Cosa che molti rifuggono...

«Vero, per questo sin dalla fondazione del Museo abbiamo voluto rivoltare il paradigma, l’idea stessa di esperienza didattica. Quindi edutainment, imparare divertendosi: multimedialità, video, videogiochi, gamification. Il percorso del Museo del Risparmio è fatto di interazione, di coinvolgimento».

Però il nome stesso di Museo può rappresentare un po’ il passato.

«Forse abbiamo sbagliato il nome. Avremmo dovuto indicare questo luogo come “Laboratorio di sogni”. La gestione del risparmio è proprio questo: uno strumento di libertà, per dare forma ai propri sogni. La parola Museo ci è stata cara pensando all’etimologia: le Muse, da cui deriva il vocabolo, sono le ispiratrici. A chi viene al Museo del Risparmio promettiamo ispirazioni positive».

Andiamo con ordine. E partiamo dal risparmio come strumento di libertà. Da dove cominciamo?

«Ricorda la forma del salvadanaio di coccio, che si usava qualche anno fa, e che abbiamo in mostra al Museo? Quell’oggetto rappresentato tante volte, quando si celebrava la Giornata del Risparmio? Quell’oggetto tondo con una specie di punta? Quella non è una punta, non è un vezzo decorativo, è la riproduzione del cappello del liberto, cioè dello schiavo che, ai tempi dell’Impero Romano, pagava la sua libertà per affrancarsi. Grazie ai suoi risparmi comprava la libertà. E quel cappello lo sanciva di fronte a tutti. Non era più schiavo. Il risparmio genera libertà, da sempre».

Eppure, spesso solo l’idea di parlare di denaro, e di risparmi, quando ci sono, genera ansia.

«Vero, purtroppo. E’ una delle difficoltà che si incontrano per avviare un percorso positivo di educazione finanziaria. La gestione del denaro è un’esperienza che spesso ci crea timore e preoccupazione. Prenderci cura del nostro denaro è spesso stressante. Soprattutto perché ci mancano le competenze di base. Non ho detto conoscenze: l’educazione finanziaria non è questione per economisti. C’è una negatività che riguarda il denaro che è prodotta da retaggi culturali e da pregiudizi ideologici.

Il tema non è peccaminoso. E’ doveroso, per noi e per le persone che ci stanno a cuore».

Se capisco bene, la tesi fondamentale dell’educazione finanziaria è che prendersi cura del proprio denaro è un po’ prendersi cura di sé. È esatto?

«Proprio così. Come consumatori dobbiamo imparare le caratteristiche positive della nostra relazione con il denaro. E questo passa quasi sempre attraverso il suggerimento di un esperto, al quale ci si deve rivolgere con competenza, con fiducia, ma non fideisticamente».

Insomma, il risparmio non una questione fai-da-te?

«Il premio Nobel Robert Shiller, uno dei padri della finanza comportamentale, ci ha concesso un’intervista, che oggi è uno dei video più suggestivi fruibili al Museo. La sua tesi è semplice: il progresso nella gestione del proprio risparmio avverrà quando cominceremo a guardare alla gestione del nostro denaro come a quella della nostra salute. Abbiamo bisogno del medico di fiducia? Allo stesso modo è opportuno rivolgersi a un consulente finanziario di fiducia quando dobbiamo prendere decisioni complesse».

In quasi dieci anni di vita, che cosa ha contribuito a cambiare il Museo del Risparmio?

«Abbiamo fatto molte iniziative. Rivolte alle famiglie, soprattutto ai genitori, producendo un libriccino “La paghetta & Co.”, per suggerire come gestire il contributo in denaro che diamo ai nostri figli più piccoli. Ci siamo rivolti alle donne, che hanno un approccio con il denaro diverso dagli uomini, più sensibili alla cura di sé, ci sono parse più raggiungibili con un linguaggio specifico: abbiamo prodotto una brochure “Non solo capelli”. Ma abbiamo realizzato attività specifiche anche per i migranti. La cultura del risparmio non è scontata in tutte le culture. Ci deve essere l’abitudine alla conservazione. Chi vive in ambienti più ostili è abituato a consumare tutto e subito. Procrastinare il consumo è una modalità che si afferma quando c’è una idea solida di conservazione, anche alimentare, per fare un esempio».

Il risparmio come modalità di inclusione?

«Esattamente. Tra i numerosi progetti del Museo abbiamo istituito un percorso di educazione finanziaria per migranti con l’obiettivo di diffondere conoscenze e competenze di base per favorirne l’inclusione sociale. A esempio, analizzando il fenomeno delle rimesse verso il loro Paese di origine, affrontiamo il tema della gestione del denaro che consenta loro una vita più dignitosa e più inclusiva nei luoghi in cui producono reddito. E’ una modalità non marginale di integrazione».

In questo anno di pandemia, ovviamente le visite fisiche al Museo non sono state possibili. Avete accentuato modalità di fruizione da remoto delle attività di edutainment?

«Nel passato avevamo una media di 20mila visitatori l’anno. Quest’anno attraverso il sito e le App scaricabili dal sito abbiamo superato questa media. E abbiamo raggiunto oltre 28mila studenti, tra settembre 2020 e giugno di quest’anno, che hanno fruito di 738 ore di attività educative online. Senza contare tutti coloro che hanno scaricato le brochure, che hanno visto i video, che hanno giocato con i videogiochi. Il Museo del Risparmio si sta rivelando una strada utile e sempre più frequentata da chi vuole prendere confidenza con l’esperienza del denaro. Ma c’è ancora molto da fare».

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