Energia, con le rinnovabili addio al gas russo

Energia, con le rinnovabili addio al gas russo
di Mario Baroni
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 22:29

Più fonti rinnovabili di energia, meno dipendenza dall’estero. La nuova emergenza innescata dalla guerra in Ucraina ha riportato all’ordine del giorno un orizzonte di scelte sulle quali l’Italia mostra ancora qualche ritardo. L’espansione del mercato delle rinnovabili, nonostante non si fosse completamente arrestata nemmeno durante l’anno più segnato dalla pandemia da Covid-19, ha segnato nel 2021 un’ulteriore ripresa grazie alla crescita delle nuove installazioni a livello sia mondiale sia europeo. Questo continuo aumento della capacità di fonti rinnovabili ha portato l’Europa a essere sempre più prossima al traguardo dei 700 GW. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2021 il Paese ha mostrato un aumento delle nuove installazioni che erano rimaste in una situazione di “stallo” dal 2018, ma i valori di crescita registrati sono unicamente giustificati dalla ripresa seguita alla pandemia e vedono le nuove installazioni di fotovoltaico ed eolico riallineate ai numeri del 2019.

PIÙ INSTALLAZIONI

 La nuova capacità di rinnovabili installata in Italia durante il 2021 è stata di 1.351 MW, con un incremento complessivo delle installazioni pari al +70% in termini di potenza rispetto al 2020 (790 MW), portando il Paese a superare la soglia dei 60 GW di rinnovabili complessivi. L’aumento è stato trainato in primis dalla nuova capacità di fotovoltaico pari a 935 MW (+30% rispetto al 2020), seguito dall’eolico che con +404 MW ha registrato la crescita più marcata (+30% rispetto al 2020); a seguire si trova l’idroelettrico che, con una crescita più modesta (+11 MW), conferma il trend stabile che segue da diversi anni, e le bioenergie che invece registrano una diminuzione (-14 MW). Risulta quindi sempre più urgente un deciso ritorno alla crescita delle installazioni, unita alla gestione del parco esistente, per evitare che il gap con il percorso di decarbonizzazione non aumenti ulteriormente, rendendo sempre più difficoltoso il corretto raggiungimento del target al 2030. Se l’Italia entro il 2030 centrasse l’obiettivo di installare gli 85 GW previsti dal Piano REPowerEU, sarebbe in grado di raggiungere l’84% di rinnovabili nel mix di produzione elettrica: un traguardo che avrebbe enormi benefici non solo sul fronte ambientale (riduzione del 75% delle emissioni di CO2 del settore elettrico nel 2030 rispetto al 1990), ma anche in chiave economica (345 miliardi di benefici economici cumulati al 2030 in valore aggiunto per filiera e indotto) ed occupazionale (470.000 nuovi posti di lavoro nella filiera elettrica nel 2030).

Questo ci consentirebbe nel giro di pochi anni di azzerare la nostra dipendenza dal gas russo e di incrementare in generale la sicurezza di approvvigionamento energetica della nazione. Si può e si deve accelerare lo sviluppo. A oggi non esistono barriere economiche o di mancanza di investitori per quanto riguarda le nuove fonti rinnovabili. Al contrario, i costi sono ormai estremamente competitivi e sono diminuiti negli ultimi 10 anni di oltre l’80%. Non mancano neanche le aziende disposte a investire in nuove rinnovabili. Nel Piano Industriale 2022-24 Enel Italia prevede di investire almeno 2 miliardi di euro per ampliare ulteriormente il parco rinnovabile nel Paese di circa 1 GW, realizzando principalmente nuovi impianti fotovoltaici e eolici. L’obiettivo di Enel però è potenzialmente ancora più grande: ci sono in pipeline oltre 5 GW di impianti rinnovabili e oltre 2,5 GW di nuovi accumuli.

LE NUOVE CONNESSIONI

 A fine 2021 sono pervenute a Terna circa 170 GW di richieste di connessione alla rete di nuova capacità rinnovabile utility-scale (senza considerare quindi il fotovoltaico domestico, a esempio). Di queste, sappiamo che negli ultimi tre anni circa 60 GW hanno presentato un iter autorizzativo alle autorità competenti. Di tali richieste, si stima che solo il 10% abbia ricevuto effettivamente l’autorizzazione a costruire l’impianto. Rispetto agli altri Paesi europei i tempi di autorizzazione necessari per approvare gli impianti sono infatti fortemente rallentati. Spesso le autorizzazioni vengono negate per presunti vincoli paesaggistici dai Comuni o dalle Sovrintendenze anche dopo aver ricevuto l’ok dai ministeri; è successo anche che venisse negata l’autorizzazione per un repowering di impianti eolici: si tratta in questo caso di migliorare delle turbine eoliche già esistenti con notevole aumento dell’efficienza e, molto spesso, riduzione degli impatti territoriali (a esempio un forte riduzione dell’ingombro). L’Italia rappresenta il caso peggiore di burocrazia in Europa, nessun altro Paese ha così tanti problemi ad autorizzare i nuovi impianti rinnovabili. In Italia, un iter autorizzativo per un impianto rinnovabile ha una durata media di 7 anni, mentre la normativa prevede un solo anno. 

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