Vivendi si difende: «Non comandiamo da soli in Tim»

Vivendi si difende: «Non comandiamo da soli in Tim»
di Roberta Amoruso
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Lunedì 7 Agosto 2017, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 20:22
Almeno per il momento, i francesi di Vivendi non prendono l'argomento nemmeno in considerazione. Consolidare contabilmente il debito di Tim-Telecom (oltre 33 miliardi di debito lordo a fronte di oltre 25 di indebitamento netto), ormai di fatto tra le controllate del gruppo d'oltralpe, non è una questione che riguarda Vivendi, visto da Parigi. E questo perchè il gruppo d'Oltralpe è convinto che, pur avendo il 23,9%, non esercita un vero controllo (ma solo il controllo di fatto) come descritto nell'art.2359 del codice civile e dal Tuf (art. 93), e dunque non esercita un'influenza dominante su Tim.

È questo, in sintesi, quanto ribadirà Vivendi in questi giorni al mercato dietro precisa e ulteriore richiesta della Consob, inoltrata ai francesi tramite l'Amf, la Consob francese, sul tema del controllo. I legali sono ancora al lavoro, anche perchè sono sul tavolo anche valutazioni che comprendoo anche l'eventuale notifica da fare al governo sulla golden power e le informazioni aggiuntive da fare arrivare all'Agcom, allertata su Mediaset.

LA TRASPARENZA
Va detto subito che da sempre la definizione del controllo di fatto solleva problemi interpretativi. Nè la Pirelli di Marco Tronchetti Provera, prima, nè la spagnola Telefonica, ancora prima che il controllo di Tim passasse a Vivendi sono stati costretti a consolidare i conti del gruppo tlc. Senza contare che in questo caso il potere di far scattare l'obbligo di consolidamento è in carico alla francese Amf, uno scenario quantomeno difficile da immaginare, anche considerando il clima maturato tra Italia e Francia sull'affare Fincantieri-Stx. Dunque, «la «trasparenza» vista dalla Consob di Giuseppe Vegas potrebbe essere un po' diversa, nelle interpretazioni dell'Amf.

Ma il problema resta per il numero uno dell'Authority che vigila sul mercato. I francesi «hanno detto che la valutazione sull'eventuale consolidamento del debito riguarda la Consob francese. Ma se la direzione e il coordinamento su Tim c'erano anche prima (dell'annuncio del 28 luglio, ndr), allora si pone un problema di trasparenza che riguarda anche noi. Vedremo», ha detto Vegas in un'intervista alla Stampa.

Dunque, la questione è complessa e comunque la si veda, solo un'istruttoria più approfondita che tenga conto anche delle prossime mosse strategiche di Parigi potrà chiarire il quadro. Nel frattempo, vale la pena di sottolineare, che, nonostante la convinzione anche dei legali di Vivendi che la questione del consolidamento del debito di Tim non sia nemmeno da porre, un'ipotesi di accollo contabile dei debiti a valle sarebbe una vera grana per l'immagine di Vivendi anche in Borsa.

Già, perchè mentre il gruppo italiano ha ancora sulle spalle 33,7 miliardi di debito lordo (l'indebitamento netto è di 25,7 miliardi) il colosso francese disponeva a fine 2016 di una liquidità di oltre un miliardo (erano 6,4 miliardi nel 2015). Non solo. Come ha fatto notare di recente il ceo di Vivendi e presidente di Tim, Arnaud de Puyfontaine, il gruppo francese non ha certo problemi di munizioni vista la grande capacità di indebitamento. Le cose evidentemente cambierebbero se nel bilancio consolidato di Vivendi finisse il fardello di Tim.

Un altro risvolto del tema del controllo è legato alla golden power, in mano al governo, che con l'istruttoria appena avviata non guarda solo agli obblighi di notifica, ma valuterà se ci sono le condizioni per intervenire quantomeno con «una raccomandazione» destinata a Vivendi e una richiesta di garanzie precise sulla rete e su Telecom Italia Sparkle. Il gruppo di coordimento sulla golden power che si è riunito venerdì a Palazzo Chigi è presieduto dal vicesegretario generale, Luigi Fiorentino.

Del gruppo fanno parte un po' di tecnici di vari ministeri. Ma è evidente che per la valutazione sulla golden power sarà cruciale anche la collaborazione con la Consob. Conterà la raccolta delle informazioni sul controllo, ma anche sulla strategia del gruppo francese, compresa la joint venture annunciata tra Tim e Canal plus sui quali anche l'Agcom vuole vederci chiaro. Già venerdì scorso Tim, su richiesta di Consob, aveva dovuto integrare le informazioni date nel comunicato del 28 luglio sull'avvio dell'attività di direzione e coordinamento. Ma non sono bastate.
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