Ue: «La porta resta aperta aspettiamo il referendum»

Ue: «La porta resta aperta aspettiamo il referendum»
di David Carretta
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Lunedì 29 Giugno 2015, 05:51 - Ultimo aggiornamento: 09:46
BRUXELLES - Un ultimo tentativo per convincere Alexis Tsipras ad accettare l'offerta dei creditori, altrimenti sarà necessario attendere il risultato del referendum del 5 luglio, nella speranza che un “sì” porti alle dimissioni del premier greco e ad un governo di unità nazionale che abbia l'incarico di evitare la Grexit.

In sostanza è questa la strategia delle istituzioni europee, dopo la rottura dei negoziati tra Atene e i creditori e mentre la Grecia rischia il caos . Atene «deve restare nella zona euro. La porta è sempre aperta per negoziati sulle ultime proposte», ha scritto ieri in un tweet, il commissario Pierre Moscovici. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha quindi deciso di pubblicare l'ultima proposta dei creditori, che contiene diverse concessioni, tra cui la possibilità di affrontare la questione della sostenibilità del debito greco. Proposta che costituisce la base per le domande da sottoporre al referedum approvato l'altra notte dal Parlamento greco con 179 voti favorevoli e 120 contrari.



LA STRATEGIA

Svelando i contenuti dell'ultima offerta, la Commissione rende pubblico «il bluff del governo greco e spinge Tsipras a cambiare idea», spiega una fonte europea. In caso di risposta affermativa da Atene, un summit straordinario dei leader della zona euro potrebbe essere convocato nella giornata di oggi. Ieri Tsipras ha annunciato di aver inviato una nuova richiesta di prolungamento del programma di assistenza finanziaria, ma non appare intenzionato a cedere: «La nuova situazione creerà una nuova determinazione del popolo greco per rigettare l'offerta dei creditori», ha detto Tsipras annunciando la chiusura delle banche. A meno di sorprese, l'unica chance per evitare una Grexit sembra essere un “sì” dei cittadini greci nel referendum di domenica 5.



L'ultima offerta che Fondo Monetario Internazionale, Banca centrale europea e Commissione stavano negoziando venerdì sera con la delegazione greca, poco prima dell'annuncio del referendum da parte di Tsipras, contiene tre concessioni maggiori: l'Iva sugli alberghi verrebbe portata al 13%, come chiesto dal governo greco, anziché al 23% indicato originariamente dai creditori; i sussidi alle pensioni potrebbero essere mantenuti attraverso una modifica al sistema di attribuzione, invece di essere aboliti; la contrattazione collettiva potrebbe essere reintrodotta dopo il 31 dicembre 2015. Il pacchetto finanziario è consistente: complessivamente 15,5 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi da sborsare subito per consentire alla Grecia di rimborsare rapidamente il Fmi. Il resto verrebbe concesso a rate, man mano che il governo greco adotta le diverse misure di bilancio e riforme contenute nell'offerta. «Abbiamo fatto tutto il possibile affinché si potesse trovare un accordo», ha spiegato il primo ministro francese, Manuel Valls, accusando il governo greco di aver interrotto «in modo unilaterale il negoziato». Ma «continuiamo a pensare che un accordo sia ancora possibile e invitiamo il governo greco a tornare al tavolo», ha detto Valls.

A Berlino, Angela Merkel ha convocato i leader di tutti i partiti politici per una riunione di emergenza sulla Grecia. Il presidente francese, François Hollande, ha convocato per oggi una riunione ristretta del governo. I due leader avrebbero concordato sulla necessità di un «percorso che permetta alla Grecia di rilanciare riforme e crescita all'interno della zona euro». Ma dopo la conferma del referendum da parte del Parlamento greco nella notte tra sabato e domenica, i diversi governi della zona euro si stanno preparando al peggio. Tanto più che il governo Tsipras potrebbe decidere di non dimettersi, anche in caso di vittoria dei “sì” al referendum. I numeri per formare un governo di unità nazionale, inoltre, sono difficili da raggiungere. Syriza sembra compatta nel sostenere il suo primo ministro. Per forzare elezioni anticipate, non sono escluse le dimissioni del presidente della Repubblica ellenica, Prokopis Pavlopoulos. Ma il tempo necessario per organizzare un nuovo voto ed arrivare alla formazione di un nuovo governo potrebbe non bastare per evitare una Grexit.