Juncker, lettera segreta a Renzi: collaboriamo su priorità Ue

​Jean-Claude Juncker
di Marco Ventura
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Domenica 16 Novembre 2014, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 07:31

Jean-Claude Juncker scrive a Matteo Renzi: «Adesso lavoriamo insieme». Il presidente della Commissione Europea rompe l’isolamento nel pieno delle polemiche sulla politica di agevolazioni fiscali alle multinazionali quand’era premier del Lussemburgo, e si aiuta a farlo inviando quattro pagine lunghe e dense, scritte a quattro mani col suo primo vicepresidente Frans Timmermans. Destinatari: Renzi e Martin Schulz, cioè il presidente di turno della Ue e il presidente dell’Europarlamento.

(La lettera di Juncker in PDF)

Una lettera nella quale è ripetuto quasi ossessivamente l’invito alla collaborazione.

Dieci i punti di programma, sui quali lavorare gomito e gomito all’insegna del «nuovo inizio», della “crescita” diventata un mantra a Bruxelles anche grazie a Renzi, e delle risposte «concrete» che le istituzioni devono dare agli euro-cittadini. Una lettera, ricevuta mercoledì da Renzi e Schulz, che ha anzitutto un forte valore politico. Juncker è un ex premier ed è del Ppe. Timmermans, invece, è un ex ministro degli Esteri olandese del Partito del Lavoro, socialdemocratico come Renzi e Schulz.

L’iniziativa di Juncker è un gesto non scontato di apertura. Il presidente della Commissione nella lettera dichiara di esser «pronto», dopo l’adozione del programma per il 2015, a lavorare con il Consiglio europeo e con l’Europarlamento per «identificare una lista di proposte prioritarie sulle quali le istituzioni possano impegnarsi a fare rapidi progressi (binario veloce), riguardo sia ai contenuti sia alle procedure».

Per il presidente e il primo “vice” della Commissione «dovremmo cogliere l’opportunità di un nuovo approccio, per restaurare la fiducia dei cittadini dimostrando che l’Unione europea può ottenere risultati nel loro interesse sulle sfide chiave che sono davanti alle nostre economie e alle nostre società». Una stretta «collaborazione tra le istituzioni può trasmettere un messaggio potente», per favorire «la ripresa economica» e contrastare una «disoccupazione che rimane alta in modo inaccettabile». Segue l’invito allo «scambio di vedute» sui dieci punti, che solo in parte riprendono quelli già esposti da Juncker a Bruxelles, e a «condividere le nostre riflessioni iniziali sulle priorità per il 2015, come base per uno scambio di vedute» continuo e sistematico, nel «pieno rispetto» di ruoli e prerogative.

I 10 PUNTI

Ed ecco i dieci punti. Il primo: un «nuovo impulso al lavoro, alla crescita e agli investimenti», sulla base di un «pacchetto di investimenti», quello da 300 miliardi, da presentare prima della fine dell’anno. Poi il mercato unico digitale, l’Unione energetica resiliente con uno sguardo lungimirante alle politiche del cambiamento climatico, un mercato interno più solido e equo con una base industriale più forte, una più solida e equa Unione economica e monetaria, l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti («ragionevole e bilanciato»), un’area di giustizia e diritti fondamentali basata sulla mutua fiducia, quindi il punto per noi fondamentale di una «nuova politica della immigrazione» che comprende una comune politica dell’asilo, una nuova politica della migrazione legale, le strategie per la sicurezza, e le misure anti-terrorismo. Infine, il rafforzamento della Ue come «attore globale» e le misure per la trasparenza e la democrazia.

«Dobbiamo lavorare quest’anno su basi pragmatiche e al tempo stesso promuovere delle riflessioni sulla futura cornice istituzionale», concludono Juncker e Timmermans. «Aspettiamo le vostre reazioni a queste idee e di poterle ulteriormente discutere con voi».

La lettera è di mercoledì. Il giorno stesso Timmermans convoca una conferenza stampa per annunciare il pacchetto d’investimenti per 300 miliardi che dovrebbe a questo punto essere illustrato al Consiglio dei capi di Stato e di governo della Ue il 18-19 dicembre, con qualche dettaglio. L’annuncio serve anche ad allentare la tensione sullo stesso Juncker dopo lo scandalo delle agevolazioni fiscali lussemburghesi. Il giorno dopo, giovedì, ecco Timmermans a Roma, proprio alla vigilia del G20 a Brisbane, Australia, centrato sul tema della crescita secondo l’indirizzo della presidenza di turno australiana. E a Brimbane Juncker riparla dei 300 miliardi. Sembra, insomma, che qualcosa si muova a Bruxelles, nonostante Juncker sia l’ombra di Angela Merkel, e sembra così archiviato il duetto amaro tra lui e Renzi sulla burocrazia Ue.

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