L’ipotesi a cui lavora l’esecutivo prevede una sola erogazione all’anno, nel mese di febbraio, ma non è escluso che si opti per i versamenti mensili. Nel primo caso - supponendo un trasferimento totale e non parziale - per le retribuzioni annuali comprese tra i 15 mila e i 30 mila euro scatterebe una dote netta tra 800 e 1.500 euro. Per chi guadagna 50 mila euro il beneficio potrebbe arrivare a circa 2.400. Somme che ovviamente andrebbero dimezzate nell’eventualità in cui alla fine venisse preferita un’erogazione del cinquanta per cento.
Questo conteggio si basa sull’impegno dell’esecutivo di mantenere l’attuale tassazione sostitutiva più favorevole di quella che si determinerebbe assimilando gli accantonamenti del Tfr all’Irpef ordinaria e alle relative addizionali locali. Attualmente la liquidazione viene tassata per la parte capitale (al netto delle rivalutazioni annuali sottoposte ad un prelievo ad hoc) con un’aliquota media che viene determinata provvisoriamente dal datore di lavoro e poi in via definitiva dall’Agenzia delle Entrate dopo alcuni anni. L'aliquota media si aggira normalmente tra il 23 e il 25 per cento, ma può essere più elevata con una retribuzione più alta.