Taglio delle pensioni all'estero: arriva la stretta sull'assistenza

Tito Boeri
di Luca Cifoni
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Venerdì 29 Gennaio 2016, 08:20
Riordinare il complesso sistema delle prestazioni assistenziali, incluse quelle che sono erogate sotto forma di pensione, per ricavare risorse finanziarie da destinare ad un nuovo strumento di contrasto alla povertà. Sembra essere questa la filosofia di fondo del disegno di legge delega approvato ieri dal Consiglio dei ministri: un provvedimento collegato alla legge di Stabilità la cui portata va al di là del pur importante obiettivo annunciato in autunno dallo stesso premier, ovvero impiegare circa 700 milioni (somma destinata a crescere negli anni successivi) a favore delle famiglie più indigenti.

La delega sul riassetto dell'assistenza è infatti decisamente ampia. Si parla di «prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi, inclusi gli interventi rivolti a beneficiari residenti all'estero». Sono escluse esplicitamente, come confermato anche poi anche dal ministro del Lavoro Poletti «le prestazioni legate alla condizione di disabilità e invalidità del beneficiario».

LE MAGGIORAZIONI
Dunque l'elenco degli istituti che potrebbero essere rivisti in chiave di riorganizzazione e di risparmio è piuttosto lungo: in pratica sono tutti quelli la cui erogazione è legata alla verifica del reddito (“prova dei mezzi”). C'è quindi l'assegno sociale, ma anche varie maggiorazioni delle pensioni previdenziali che sono legate alla condizione reddituale. C'è la pensione ai superstiti (più nota come reversibilità), insieme all'assegno al nucleo familiare oggi attribuito prevalentemente ai lavoratori dipendenti, in funzione della numerosità della famiglia e del reddito complessivo. E sulla carta non sono escluse alcune forme di sostegno attualmente erogate da Comuni.
 
I CRITERI
Naturalmente non è detto che il governo usi l'accetta su tutti questi strumenti, che riguardano la vita di milioni e milioni di cittadini. Gli interventi esatti dovranno essere specificati nei successivi decreti legislativi, ai quali toccherà attuare una delega che in partenza si presenta piuttosto generale.

Un ambito nel quale non si andrà probabilmente per il sottile è quello degli italiani all'estero. Di un intervento in questa direzione aveva già parlato il presidente dell'Inps Boeri, indicando in particolare le prestazioni assistenziali percepite da pensionati che vivono al di fuori dei confini nazionali. Questi fondi - era il ragionamento di Boeri - potrebbero essere utilizzati più utilmente utilizzati per combattere la povertà in patria.

Il riordino, in base ai criteri indicati nella legge, dovrà puntare a superare le «differenze categoriali» (oggi alcune prestazioni sono riservate a platee particolari, come appunto quella dei lavoratori dipendenti) e introdurre «in via generale principi di universalismo selettivo nell'accesso». E qui dovrebbe scattare un'altra novità rilevantissima: la misurazione dello stato di bisogno e del conseguente diritto all'assistenza avverrà non più in base al solo reddito ma tramite l'Isee (indicatore di situazione economica equivalente) strumento recentemente rivisto che tiene conto anche della situazione patrimoniale.

I POTERI
Il provvedimento contiene un terzo ambito di delega, il sistema dei servizi sociali ovvero tutte le strutture nazionali e locali che devono gestire le varie prestazioni. Si prevedono in particolare l'istituzione di un organismo nazionale di coordinamento presso il ministero del Lavoro, dicastero al quale andranno maggiori compiti anche in tema di verifiche, e un coordinamento sul territorio tra servizi sociali e organismi che si occupano di inserimento lavorativo, in base al principio per cui la mancanza di lavoro è la principale causa di povertà. I tempi dovrebbero essere in teoria non troppo lunghi: dopo l'approvazione della delega il governo avrà a disposizione sei mesi per emanare i provvedimenti attuativi.
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