Statali, retribuzioni medie giù di 600 euro negli ultimi quattro anni

Statali, retribuzioni medie giù di 600 euro negli ultimi quattro anni
di Diodato Pirone
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Lunedì 16 Maggio 2016, 07:40
I lavoratori pubblici hanno pagato un prezzo altissimo alla crisi economica: sono diminuti in numero assoluto; da parecchi anni hanno i contratti bloccati (con eccezioni minori) ma soprattutto sono diminuite le loro retribuzioni annuali anche se va specificato che sono calate le medie retributive e non, o non sempre, le singole buste paga. E così alla fine del 2014, secondo i più recenti dati diffusi dalla Ragioneria Generale del Tesoro nella relazione sul “Conto annuale”, i dipendenti pubblici guadagnavano quasi 600 euro in meno all'anno rispetto al 2011. La media della retribuzione degli “statali” è scesa infatti dai 34.900 euro del primo anno del decennio a meno di 34.350 del 2014.

EFFETTO TRILUSSA
Ovviamente si tratta di una media che, come il mitico pollo di Trilussa “statisticamente” suddivo fra chi lo aveva gustato per intero e chi era rimasto a digiuno, non va presa come una indicazione generale. Alcune categorie pubbliche fanno registrare un aumento dei guadagni. La media retributiva dei magistrati, ad esempio, nello stesso periodo è salita da 131 a 142.000 euro annui soprattutto però per un effetto statistico: dal 2012 nei conteggi sono calcolati anche indennità particolari, come la “propine” per gli Avvocati dello Stato. E qualche spicciolo in più è andato sia a chi è inquadrato nella “carriera prefettizia” (grazie ad indennità scattate assieme all'emergenza profughi) che a coloro che lavorano nelle Autorità Indipendenti.

LA SFORBICIATA
Il grosso dell'esercito dei pubblici dipendenti è seza dubbio più povero. A partire dai lavoratori della scuola che in quattro anni ci hanno rimesso oltre mille euro scendendo da quota 30.300 del 2001 a 29.100 del 2011. Anche le Forze Armate hanno dato un contributo consistente ai risparmi poiché gli stipendi medi dei militari sono scesi da 39.600 a 38.200 euro.
 
Solo il calo medio delle retribuzioni (escludendo dunque quello dei dipendenti) ha consentito al Tesoro risparmi superiori al miliardo e mezzo di euro, sempre nel confronto fra il 2014 e il 2011.

Il confronto si farebbe ancora più amaro se venisse allargato al 2007 (ultimo anno ante crisi) perché nel calcolo verrebbe inserita anche l'inflazione di fatto poi sparita negli ultimi tempi: dal 2007 al 2014 infatti il tasso complessivo d'inflazione risulta essere stato del 13,5% mentre l'aumento medio delle retribuzioni si è fermato all'8%.

DOPPIO SCHIAFFO
E questo significa che le buste paga dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani sono finite due volte sotto schiaffo: non solo sono diminuite in cifre assolute ma poi - almeno fino a prima dell'arrivo della deflazione che ha congelato i prezzi - hanno subito anche l'erosione del carovita.

A questo punto, però, va sottolineato a chiare lettere che il calo delle retribuzioni riguarda soprattutto il monte salari complessivo ma non sempre si riflette nelle buste paga del singolo lavoratore che, nella maggior parte dei casi, continua a guadagnare nominalmente quanto prima.

Si può capire meglio questo passaggio dalla risposta ad una semplice domanda: quali meccanismi stanno provocando il calo della massa salariale dei pubblici dipendenti? La sforbiciata al monte-stipendi dipende da tre fenomeni.

Primo: il blocco del turn over che rallenta nuove assunzioni in sostituzione di dipendenti che vanno in pensione. Questi ultimi generalmente hanno stipendi molto più alti dei neoassunti. Secondo: il blocco dei contratti ha congelato le buste paga così come un ulteriore rallentamento della dinamica retributiva è arrivato dal blocco degli scatti d'anzianità. Terzo: spesso premi previsti da integrativi e indennità di vario genere sono state ridotte o semplicemente eliminate.
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