Riparte la spending: 10 miliardi per lo stop all'aumento dell'Iva

Riparte la spending: 10 miliardi per lo stop all'aumento dell'Iva
di Luca Cifoni
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Domenica 22 Marzo 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 13:15
Un obiettivo numerico rotondo, anche se apparentemente meno ambizioso di quello a suo tempo indicato da Carlo Cottarelli: con la prossima legge di Stabilità il governo deve mettere insieme almeno risparmi di spesa per almeno dieci miliardi. Che saranno usati per cancellare l'aumento Iva pronto a scattare dal primo gennaio 2016, e insieme ad alcuni miliardi di “dividendo Draghi” sugli interessi dovrebbero lasciare spazio per ulteriori misure di riduzione del prelievo fiscale. Questo è lo schema a cui lavora il governo sul fronte della spending review. Sul piano formale, mancano ancora alcuni adempimenti: deve essere ufficializzato il ruolo di Yoram Gutgeld e Roberto Parotti quali coordinatori del lavoro in precedenza affidato a Cottarelli, mentre si attende ancora la pubblicazione - sul sito dedicato alla Revisione della spesa - dei documenti prodotti dai gruppi di lavoro a suo tempo creati dall'attuale direttore esecutivo del Fondo monetario.



L'orizzonte temporale è quello dell'autunno, quando dovrà essere definita a manovra finanziaria per il prossimo anno. Anche se qualche indicazione di massima potrebbe essere incluso nel Documento di economia e finanza che il governo deve inviare in Parlamento entro il prossimo 10 aprile. Da dove riprenderà il lavoro? L'idea, imposta anche dai tempi non troppo lunghi, è di muoversi a 360 gradi, su tutti i fronti della spesa pubblica. Dunque dovrebbe essere sfruttata una parte del lavoro dell'ex commissario (alcune misure sono già confluite nella legge di Stabilità per il 2015, che per la verità contiene anche tagli di spesa più tradizionali agli enti locali).



LA RIFORMA DELLA PA

In molti settori non si parte da zero, ma i dossier vanno finalizzati a risparmi effettivamente quantificabili. È il caso ad esempio della riduzione delle società partecipate, tema sul quale esistono in realtà non solo studi, ma anche diverse iniziative legislative (sia nella legge di Stabilità già in vigore che nel disegno di legge sulla riforma della pubblica amministrazione all'esame del Senato), che al momento non hanno però un impatto finanziario definito. Nella riforma della Pa è pure delineata la razionalizzazione della presenza dello Stato nel territorio (prefetture, uffici locali e così via).

È partito da tempo anche il percorso per l'ancoraggio della spesa degli enti locali a costi e fabbisogni standard. Ci sono poi capitoli su cui esistono ormai da tempo analisi che però in larghissima parte devono essere ancora tradotte in interventi precisi. È il caso dei miliardi di incentivi alle imprese non tutti ispirati a criteri di efficienza, ed anche alla giungla delle agevolazioni fiscali che erodono la base imponibile, le cosiddette tax expenditures. Quest'ultimo tema doveva essere affrontato con la delega fiscale, il cui iter appare in ritardo nonostante sia stato prorogato di sei mesi il termine per l'approvazione dei decreti delegati.



CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA

Nel nuovo pacchetto non mancheranno poi azioni per il contenimento dei costi della politica. Quelle già avviate, come il taglio delle auto blu (in particolare le vetture a disposizione dei ministeri) devono ancora dare i risultati promessi.



La clausola di salvaguardia che prevede per il prossimo anno l'aumento di due punti delle aliquote Iva, esclusa quella del 4 per cento) ha bisogno di 12,8 miliardi per essere disinnescata. Gli importi sono poi crescenti negli anni successivi. Mettendo insieme i 10 miliardi ottenuti dalla spending review con altri 6-8 che potrebbero materializzarsi grazie alla fortissima discesa dei tassi di interesse, resterebbero anche risorse fresche per effettivi tagli delle aliquote fiscali, che come ha detto il ministro Padoan dovranno però essere «permanenti».