Scelte sbagliate/ Quell’ipoteca sull’Europa a guida tedesca

di Romano Prodi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Luglio 2015, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 00:09
Come previsto l'accordo è arrivato. Abbiamo evitato il peggio ma non il male. Perché questo è un cattivo accordo per la Grecia ed è un pessimo segnale per l’Europa. Un cattivo accordo per la Grecia perché, in cambio della salvezza dalla bancarotta, ha dovuto cedere su tutto, abbandonando i baldanzosi impegni che aveva preso di fronte ai suoi elettori e attestandosi su una linea più arretrata di quella che le era stata offerta da Junker prima del referendum.



Ha perso perché era debole e perché, credendo di essere meno debole, ha adottato una strategia sbagliata, pensando che l'appoggio del popolo avrebbe reso più forte il governo.

Syriza ha vinto nel referendum ma ha poi dovuto cedere su tutti i piccoli e grandi capitoli nei quali si era impegnato: dalle imposte alle pensioni, dalle misure di carattere sociale alle salvaguardie salariali. Il cedimento è tale per cui si comincia già ad ipotizzare che il governo stesso non possa resistere all’immediato ed ultimativo processo di approvazione del pacchetto da parte del parlamento greco e si debba quindi passare ad un governo tecnico o a nuove elezioni.



La Grecia ha perso. Ma ancora di più ha perso l'Europa. Ha perso la sua anima ed ha ipotecato il proprio futuro. Ha perso la sua anima perché è ormai esclusivamente dominata dagli interessi elettorali dei singoli Paesi, senza minimamente rendersi conto degli interessi generali. L’Europa ha perso perché quando ci si mette su questa strada non vi è alternativa al comando del Paese più forte. Anche se, all’ultimo minuto, il ruolo della Francia è stato utile per arrivare alla firma, il contenuto dell’accordo è totalmente in linea con quanto da sempre richiesto dal governo tedesco.



L’Unione Europea ha anche ipotecato il proprio futuro: dopo il caso greco diventerà infatti sempre più difficile elaborare una politica comune fondata su un equilibrato compromesso tra gli interessi dei diversi Stati. L’Europa era nata come una Unione di Minoranze, nella quale ogni cittadino entrava con pari dignità e pari diritti. Vi erano certo Paesi più grandi e Paesi più piccoli, più potenti e più deboli, ma sempre la Commissione esercitava un ruolo di arbitrato e di componimento degli interessi. L’indebolimento francese e la possibile uscita della Gran Bretagna hanno cambiato la natura dell'Unione.



È chiaro che la Germania ha assunto il suo ruolo di comando non solo per le debolezze altrui ma anche per le proprie virtù. Nel caso greco non è tuttavia riuscita a trasformare la sua forza in una leadership capace di farsi carico degli interessi generali e ha dato a tutti il messaggio che la soluzione dei problemi europei dipenderà soprattutto dal gioco interno della politica germanica. In questa controversia senza fine è mancato inoltre un qualsiasi ruolo dei grandi tradizionali partiti europei sganciato dai puri interessi nazionali: nessun richiamo al solidarismo che stava alla base del Partito Popolare, nessun richiamo alle conseguenze delle politiche sulle persone più deboli, come era nei fondamenti del Partito Socialista.



Se non sono in grado di formulare una loro proposta politica e di esercitare un'attività di mediazione, questi grandi partiti non potranno che perdere ancora forza di attrazione a livello europeo.
L’Unione Europea ha quindi protetto l’euro ma lo ha fatto ipotecando il proprio futuro. Respiriamo pure perché per ora l’euro è salvo ma rendiamoci conto che, continuando così, si finisce male.