Salari accessori, sanatoria su tutti i premi illegittimi

Salari accessori, sanatoria su tutti i premi illegittimi
di Andrea Bassi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Giugno 2016, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 10:35

È stato uno degli incubi peggiori della giunta Marino. Ed è probabilmente l’eredità più pesante lasciata al commissario di governo Francesco Tronca che ha preso le redini della città. A Roma la questione del salario accessorio, i premi di produttività ai dipendenti comunali, è una ferita aperta da quando il ministero dell’Economia ha quantificato in circa 350 milioni di euro le somme erogate indebitamente e che il Campidoglio dovrebbe recuperare dagli stessi lavoratori. Il governo aveva già provato a mettere una pezza per evitare che i soldi fossero chiesti subito ai dipendenti decurtando le buste paga.

Il compromesso raggiunto, e che vale per tutte le amministrazioni locali, è di riprendere i soldi non tagliando le buste paga, ma i futuri fondi per la produttività. In realtà il risultato è lo stesso, perché riduce il monte dei premi destinato ad alimentare i cedolini dei dipendenti comunali. Ieri però, a sorpresa, il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, ha annunciato che a breve il governo rimetterà mano a tutta la questione del salario accessorio. Parlando a margine della presentazione della relazione della Corte dei Conti sul pubblico impiego ha sottolineato come le «attuali regole sui fondi» per il salario accessorio siano «confuse» tanto da avere creato «problemi per le pubbliche amministrazioni» vista «l’incapacità del legislatore di dire come si possono costituire dei fondi e come si possono erogare le risorse».

Così il governo, nel testo unico sul pubblico impiego al quale sta lavorando proprio la Madia, sancirà come le amministrazioni che hanno commesso errori non possano rifarsi sulle retribuzioni dei dipendenti, che quindi non potranno più pagare il prezzo degli eventuali sbagli commessi dall’ente. Significa, per esempio, che le somme indebitamente erogate, e dunque anche i 350 milioni di Roma, potrebbero non venire più chieste indietro dal governo. O almeno non saranno chieste ai dipendenti. Una sorta di sanatoria, insomma.

COSA CAMBIERÀ Per il futuro, del resto, tutto cambierà. I premi non saranno più erogati a pioggia, come in effetti è avvenuto a Roma, dove in passato è stata premiata persino la presenza sul posto di lavoro e le indennità notturne dei vigili iniziavano alle quattro del pomeriggio. Il salario accessorio sarà strettamente legato alla produttività, con misurazioni puntuali dei risultati.
 

Con il rinnovo del contratto verrà innanzitutto applicata la legge Brunetta, che prevede che il 50% dei premi vada al 25% dei dipendenti più bravi, mentre la restante metà verrà divisa da un altro 50% dei dipendenti. Niente, invece, andrà al 25% dei dipendenti valutati meno produttivi. Questa regola, tuttavia, sarà modificata sempre nella riforma del pubblico impiego, perché considerata troppo rigida. Soprattutto per le mansioni più basse. Difficile, per esempio, valutare su un parametro diverso da quello disciplinare (come la presenza) un centralinista.

LA FOTOGRAFIA Ieri, sempre sul fronte degli statali, è stata resa nota l’ultima fotografia scattata dalla Corte dei Conti. Dall’inizio della stretta sul pubblico impiego, ovvero dal decreto legge del 2010, hanno spiegato i magistrati contabili, si è registrata «una riduzione della spesa per redditi da lavoro dipendente di quasi 11 miliardi (il 6,3% in meno)». Si è tornati ai livelli del 2006, cancellando in pratica due tornate di aumenti contrattuali.

A sorpresa, ha spiegato sempre la Corte, anche nel 2015 la spesa per i dipendenti pubblici è scesa. I redditi da lavoro dipendente «si sono attestati su un valore pari di 161,7 miliardi, con una sorprendente riduzione rispetto al 2014 di oltre un punto percentuale», spiegano i magistrati, e questo «a fronte di previsioni contenute nella nota di aggiornamento al Def 2015 di una, seppur lieve, ripresa della dinamica incrementale». Secondo il presidente Raffaele Squitieri, tuttavia, l’invecchiamento dell’amministrazione, ha delle conseguenze, come «l’indisponibilità verso l’innovazione tecnologica e un calo della produttività», che incidono «non sempre in maniera positiva sull’efficienza della pubblica amministrazione». Intanto la Uil ieri ha sostenuto che un dipendente statale su cinque ha dovuto restituire il bonus da 80 euro allo Stato.

«Dai dati in nostro possesso circa il 20% dei dipendenti pubblici che hanno ricevuto in busta paga il bonus 80 euro lo ha dovuto restituire», ha detto il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, spiegando come «la cifra sia facile da ricavare, visto che circa 1 lavoratore pubblico su 5 con il salario di produttività ha superato la soglia dei 26mila euro».

Infatti nella P.A, sottolinea il sindacalista, «il salario accessorio, al contrario del privato, non è defiscalizzato e quindi ai fini del bonus si somma al salario di base».

© RIPRODUZIONE RISERVATA