Privatizzazioni, il Tesoro accelera: il governo punta a incassare 11 miliardi

Privatizzazioni, il Tesoro accelera: il governo punta a incassare 11 miliardi
di Michele Di Branco
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Domenica 30 Agosto 2015, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 09:35
Le Poste entro quest'anno, Enav e Ferrovie non più tardi del prossimo. Il governo accelera sulle tre mosse già studiate sullo scacchiere delle privatizzazioni. Obiettivo: incassare 11 miliardi di euro per offrire ossigeno ai conti pubblici e dare anche una risposta alla Ue che da tempo incalza Roma su questo delicato dossier. Si parte nelle prossime settimane con Enav. Dopo aver ricevuto le analisi richieste, il Tesoro avrebbe già individuato le banche (in ballo figurano Intesa, Unicredit e Mediobanca, oltre che Bnp Paribas, Credit Suisse, JP Morgan e Merrill Lynch) che faranno da coordinatori per l'offerta pubblica di vendita della società che controlla il traffico aereo, dopo la scelta di affidare l'operazione all'amministratore delegato Roberta Neri e al presidente Ferdinando Falco Beccalli, nominati a giugno. Lo schema previsto per la quotazione prevede un'offerta pubblica di vendita in Borsa fino al 49% del capitale: lo sbarco a Piazza Affari avverrà comunque nel 2016. Previsti sviluppi ravvicinati, comunque non oltre il mese di settembre: incasso un miliardo di euro.





LE NOVITÀ

Novità in arrivo anche per Poste. Consob ha già ricevuto il prospetto di quotazione della società e si esprimerà entro ottobre, così come Borsa Italiana che deve dare il suo benestare alla quotazione. Il processo di privatizzazione si realizzerà secondo quanto previsto da un decreto di Palazzo Chigi il 16 maggio 2014, che ha autorizzato il Tesoro, in quanto azionista dell'azienda, a collocare fino al 40% del capitale della società «attraverso il ricorso a un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo».



Il timing per il via libera alla quotazione, spiegano fonti di Via XX Settembre, dipenderà anche dall'andamento dei mercati sempre sotto i riflettori in questo tipo di operazioni e ancora di più in questo caso, viste le turbolenze cinesi di questi giorni. Il consorzio di banche avrebbe indicato un valore complessivo di Poste da 10 miliardi di euro. Il che vuol dire un potenziale incasso di 4 miliardi. E' confermato che una quota del 30% rappresenterà l'offerta pubblica ripartita in tre tranche: pubblico indistinto, dipendenti e azioni riservate al lotto maggiorato, destinato ai risparmiatori più facoltosi. Previste assegnazioni gratuite di titoli ai dipendenti: una azione gratis ogni 20 a condizione che il pacchetto sia mantenuto per 15 mesi. Nel nuovo statuto verrà fissato un tetto del 5% al possesso azionario per evitare scalate.



La partita più difficile si gioca sul fronte Ferrovie. Dal quale il governo punta ad incassare 6 miliardi di euro. L'affondo del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che una settimana fa al Meeting di Cl a Rimini ha insistito sullo scorporo della rete ferroviaria da Fs, guardando al modello Terna, ha lasciato il segno sui vertici dell'azienda. Ed in particolare sull'amministratore delegato Michele Mario Elia che è in aperto contrasto con questa prospettiva.



I NODI

«La rete - ha argomentato il ministro - è un patrimonio pubblico che vive di sostegni pubblici ed è importante che rimanga pubblico». E poi ha aggiunto, con riferimento alla privatizzazione di Telecom Italia di 20 anni fa, che «l'unico esempio che abbiamo di privatizzazione di rete ha avuto problemi enormi di manutenzione e di sviluppo». Il titolare delle Infrastrutture ha concluso il suo ragionamento formulando l'auspicio che la privatizzazione di Fs «possa creare campioni nazionali, della logistica, del trasporto merci e del trasporto passeggeri che poi possano anche andare in Borsa e rafforzarsi».



LE ALTERNATIVE

In realtà, ai piani alti del Tesoro non tutti sarebbero d'accordo con Delrio. Uomini vicini al ministro Padoan sono infatti convinti che la soluzione migliore, dal punto di vista della massimizzazione dei profitti, sia la vendita di una quota della holding, senza distinzione tra circolazione dei treni e sviluppo tecnologico della rete. Il possibile scorporo di Rfi, la società di gestione della rete ferroviaria, per procedere poi alla cessione di singoli asset, come l'alta velocità, il servizio merci o l'intera Trenitalia viene considerato, in molti ambienti di Via XX Settembre, potenzialmente meno remunerativo. In alternativa ci sarebbe comunque la privatizzazione dei servizi oggi più remunerativi come le Frecce o spezzoni del settore cargo.