I primi segnali per uscire dalla lunga crisi

di Antonio Patuelli*
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Martedì 30 Dicembre 2014, 23:13 - Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 00:16
La “coda” della crisi è lunga e la ripresa apparirà certa solamente dopo che i principali fattori di essa si saranno già palesati. Ma quando l’Italia potrà dirsi fuori dalla crisi? Se ne esce quando i sistemi produttivi hanno posto in essere forti revisioni e sono divenuti, quindi, più forti. Già un anno fa si sperava che il nuovo anno, il 2014, sarebbe stato il primo di una tenue ripresa, ma le speranze svanirono assai presto.

Comunque il 2014 è stato certamente in Italia un anno caratterizzato dalle più diverse spinte convergenti per il superamento innanzitutto di un clima cronicizzato di sfiducia che è uno dei principali lasciti negativi della lunga crisi e per porre le premesse per un 2015 migliore.



Per il mondo bancario italiano l’anno ormai trascorso è stato quanto mai decisivo: infatti, le banche operanti in Italia hanno sostenuto sforzi inusitati e contestuali che, insieme, non hanno precedenti nella storia bancaria italiana dell’ultimo secolo. Infatti, contemporaneamente, le banche in Italia hanno fortemente rafforzato (con risorse mai pubbliche) la solidità dei propri patrimoni e contemporaneamente hanno posto le premesse per la ripresa che già si evidenzia con un incremento annuo di oltre il 30% nell’erogazione dei mutui e che segnala anche qualche primo germoglio per i prestiti alle imprese, in particolare a quelle medio-piccole e piccole.



Ugualmente e contestualmente le banche in Italia hanno pure dovuto affrontare (sempre con mezzi propri e senza interventi pubblici) le conseguenze della lunga crisi che evidenziano circa un milione e 200 mila aziende o famiglie in difficoltà nel far fronte ai prestiti. Il deterioramento del credito, che continua a crescere e ad assommarsi, è l’aspetto che si prolunga più gravemente degli effetti della crisi.



Ma ora il 2015 si sta per presentare non solo con speranze e previsioni di ripresa, ancorché moderata, del prodotto interno lordo anche in Italia. Infatti, a differenza di un anno fa, vi sono anche alcuni fondamentali fattori economici che, se saranno confermati giorno per giorno nel nuovo anno, produrranno effetti sicuramente migliori rispetto a quelli che abbiamo vissuto nell’ormai concluso 2014. Infatti innanzitutto il forte calo del prezzo del petrolio favorisce indubbiamente la competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali e fa anche risparmiare le famiglie nei consumi energetici.



A fronte di questi indubbi vantaggi vi è, però, il peso delle conseguenze della crisi ucraina che ha portato, dopo decenni di distensione, ad una nuova fase di forte tensione est-ovest con sanzioni alla Russia che indirettamente si ripercuotono anche sulle esportazioni italiane e sul turismo russo verso il nostro Paese. Ma oltre al calo del petrolio, il 2014 ha portato una forte riduzione dei tassi di interesse, anche superiore alle aspettative: ne hanno tratto vantaggio innanzitutto le imprese e le famiglie per i prestiti a tasso indicizzato, ma ne ha tratto anche vantaggio il costo dell’enorme debito pubblico italiano che è arrivato anch’esso ai minimi storici.



Infatti, nel 2014, la Repubblica Italiana ha pagato soltanto l’1,35% di interessi sul debito pubblico: se spread e tassi si manterranno a questi livelli anche per il 2015, o addirittura potranno in qualche modo ridursi, ci troveremo di fronte a fattori positivi, così come lo è indubbiamente il cospicuo calo dell’euro rispetto al dollaro, anch’esso un fattore che, se sarà confermato nel nuovo anno, o se si ridurrà ulteriormente, potrà contribuire nel 2015 alla maggiore competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali.



Insomma, la crisi non è finita, ma le previsioni di una ripresa del prodotto interno lordo anche per l’Italia poggiano questa volta su vari fattori interni ed esterni che possono favorire la ripresa. Quindi il 2015 diviene determinante per voltare la pagina, superare finalmente la crisi, anche se il peso di questi lunghi anni di difficoltà non sarà smaltibile in un battibaleno, quasi per miracolo, ma occorreranno sforzi convergenti da parte di tutti per favorire una maggiore competitività prolungata dei prodotti italiani e per uscire davvero dalla crisi avendo corretto i vari fattori che hanno contribuito in Italia a renderla così grave. La legge di stabilità per il 2015, con la cospicua riduzione dell’Irap per le imprese, certamente contribuirà in tal senso.

*Presidente Abi, Associazione bancaria italiana