Pensioni, uscire in anticipo sarà meno costoso. Sì al deficit al 2,4%

Pensioni, uscire in anticipo sarà meno costoso. Sì al deficit al 2,4%
di Andrea Bassi
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 07:48
ROMA Le ultime nebbie dovrebbero diradarsi domani, dopo un incontro decisivo tra il governo e i sindacati. Ma la novità più interessante, l'ha già preannunciata Matteo Renzi, spiegando che per i prepensionamenti volontari attraverso l'Ape, il prestito pensionistico, che sarà inserito in manovra, il costo della penalizzazione non sarà superiore al 5% annuo. Lasciare il lavoro in anticipo, insomma, sarà più vantaggioso di quanto le simulazioni circolate nelle scorse settimane lasciavano presupporre, con costi stimati fino al 7-8% l'anno. Il meccanismo dell'anticpo ormai è noto fin nei suoi dettagli. In via sperimentale, per i prossimi due anni, chi è nato tra il 1951 e il 1953 potrà lasciare prima il lavoro rispetto alla normale età di pensionamento, ossia 66 anni e 7 mesi, fino ad un massimo di tre anni e sette mesi. Questo significa che si potrà andare in pensione, con il meccanismo del prestito, a 63 anni compiuti. Lo si potrà fare ottenendo dalle banche (ma erogato dall'Inps) un assegno pagato per 12 mesi all'anno pari al 95% della futura pensione. Una volta raggiunti i 66 anni e 7 mesi, quel prestito andrà restituito in tredici rate mensili ogni anno per i successivi 20 anni. Siccome c'è da pagare un interesse alle banche (il 2,5%) e un'assicurazione in caso di premorienza (1%), la somma finale da rimborsare è più alta della semplice quota capitale presa a prestito. Proprio per invogliare i lavoratori ad utilizzare il meccanismo, il governo ha deciso di mettere un tetto massimo del 5% al peso della rata sulla pensione. Significa che se una persona incasserà una pensione di mille euro al mese, pagherà al massimo 50 euro se l'anticipo è di un anno, 100 se è di due anni e 150 se è di tre anni. Probabilmente, per tenere la rata così bassa, il governo dovrà farsi carico, attraverso delle detrazioni fiscali, di una parte degli interesse da restituire al settore bancario a meno di non ottenere un significativo sconto sul tasso applicato.

LE ALTRE STRADE
Le altre due gambe del progetto sono l'Ape sociale, che per i disoccupati di lungo corso e per i lavoratori con disabili a carico, azzererà il rimborso della rata fino a 1.300 euro di reddito. E, infine, c'è l'Ape aziendale. Le imprese che vorranno ristrutturare sfoltendo il personale, potranno anticipare i pensionamenti facendosi carico del prestito. Il pacchetto pensioni vale sei miliardi in tre anni, 1,6 dei quali soltanto il primo, ed è inserito in un capitolo della manovra, quello ribattezzato «nuove politiche» del valore complessivo di 3,15 miliardi di euro.

Ieri intanto, il Parlamento ha dato il via libera alla nota di aggiornamento del Def e ha autorizzato il governo ad innalzare il deficit fino a un massimo del 2,4% nel 2017 per interventi di natura eccezionale legati al terremoto e all'emergenza migranti. Sabato il governo presenterà la manovra e contemporaneamente dovrà inviare alla Commissione Europea il documento programmatico di bilancio. Dalla maggioranza stanno arrivando molte pressioni affinché in questo documento il governo porti la stima del deficit al 2,2%. Ieri c'è stato un vertice tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan in cui si è discusso di questa e di altre questioni legate alla manovra. Alla fine il governo potrebbe decidere di rivedere l'indebitamento al rialzo anche per non andare in Europa con una traumatica rottura con l'Ufficio di Bilancio.