Pensioni, aumenti fino al 30 per cento per la 14esima: platea più ampia

Pensioni, aumenti fino al 30 per cento per la 14esima: platea più ampia
di Giusy Franzese
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Venerdì 30 Settembre 2016, 08:05

ROMA Incremento intorno al 30 per cento per i pensionati che la quattordicesima già la percepivano, quelli che hanno un reddito fino a 750 euro al mese. E poi estensione del beneficio, ma nella misura attuale non incrementata, per chi prende un po' di più, fino a 1.000 euro al mese circa. L'operazione con cui la cosiddetta somma aggiuntiva sarà concessa a 1,2 milioni di pensionati in più dovrà essere messa nero su bianco nella legge di bilancio. Ma anche in attesa dei dettagli è possibile delineare gli effetti del provvedimento, che resta imperniato sullo stesso meccanismo ideato 9 anni fa dal secondo governo Prodi.
UNICA SOLUZIONE
Si tratta appunto di una somma che viene erogata in un'unica soluzione nel mese di luglio ai pensionati che rispettano alcuni requisiti sia di reddito che di passata contribuzione. Il reddito da prendere in considerazione è quello personale (escluso dunque l'eventuale coniuge) ma comprende oltre agli importi sottoposti ad Irpef come la pensione stessa anche quelli soggetti a ritenuta alla finte o a imposta sostitutiva, con l'esclusione del reddito della casa di abitazione, del Tfr, delle eventuali retribuzioni arretrate, dei trattamenti di famiglia e delle indennità di accompagnamento. Fino ad oggi la quattordicesima veniva erogata se il totale non superava un importo pari a una volta a mezzo il trattamento minimo Inps (quindi nel 2016 752,84 euro lordi al mese, cioè 9.786,86 l'anno). La somma è differenziata in base ai contributi versati durante la carriera lavorativa, in modo da attenuarne il carattere assistenziale: nel 2016 336 euro per gli ex lavoratori dipendenti che avevano fino a 15 anni di contributi, 340 tra 15 e 25 anni, 504 al di sopra dei 25. Per chi aveva versato come lavoratore autonomo questi limiti sono elevati di tre anni.
AGGIORNAMENTO EVENTUALE
Dal prossimo anno per coloro che rientrano negli stessi parametri di reddito, salvo l'eventuale aggiornamento in base all'inflazione, gli importi verranno maggiorati di circa il 30 per cento: dunque secondo la medesima scaletta contributiva passeranno approssimativamente a 437, 546, 655. Così un pensionato con una contribuzione di 30 anni si ritroverà 151 euro in più. Invece chi ha un reddito, sempre misurato con gli stessi criteri, superiore ai 752,84 euro al mese ma non a 1.003,78 potrà percepire i vecchi importi fino ad un massimo di 504 euro, mentre in precedenza non aveva diritto alla quattordicesima.
L'altra novità che interessa chi già si trova in pensione è l'incremento della cosiddetta no tax area, ovvero della soglia di reddito fino alla quale per il meccanismo delle detrazioni l'interessato non paga Irpef. Per tutti l'imposta si azzererà al di sotto degli 8.125 euro l'anno, valore analogo a quello dei lavoratori dipendenti. Dall'anno scorso l'innalzamento della no tax area era stato riconosciuto ai soli pensionati con almeno 75 anni di età. L'esito della trattativa con il governo è stata salutata con soddisfazione dai sindacati confederali di categoria. «Un primo risultato importante e positivo» hanno detto i segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil, Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti, Romano Bellissima. Critiche invece da Renato Borghi, presidente di 50&Più, associazione aderente a Confcommercio, che lamenta la «discriminazione» verso i pensionati del lavoro autonomo, proprio per i requisiti contributivi più elevati che sono richiesti a loro.
Luca Cifoni
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