Pace fiscale, Per la sanatoria tetto verso quota 500 mila euro

Pace fiscale, Per la sanatoria tetto verso quota 500 mila euro
di Michele Di Branco
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Domenica 30 Settembre 2018, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 11:31


L’accordo di governo sul Def contiene anche il provvedimento per la cosiddetta “pace fiscale” che prevede la chiusura delle cartelle Equitalia con il versamento di aliquote ridotte: un provvedimento che avrà, ovviamente, un impatto una tantum sui conti. La prima bozza del Def prevedeva una soglia per il condono fino a 100 mila euro, di molto inferiore rispetto al milione di euro cui puntava la Lega e che ha trovato la contrarietà delM5s. Due giorni fa il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia, ha detto che il tetto sarà 500 mila euro. Secondo il Carroccio, infatti, limiti troppo stringenti potrebbero determinare un insuccesso degli incassi (il governo punta a 3,5 miliardi di gettito) considerato che su 800 milioni di tasse mai pagate, solo 50 milioni, sottratti i contribuenti falliti, fuggiti all’estero o deceduti, sono realmente recuperabili. Obiettivo della Lega quello di una pace «più ampia possibile» su accertamenti, cartelle, multe e contenzioso tributario ma il tetto ipotizzato di un milione di euro, appunto, non piace per nulla agli alleati. L’operazione sarebbe accompagnata anche dalla voluntary disclosure sulle cassette di sicurezza e da una misura strutturale: una sorta di transazione fiscale che allarghi le maglie del concordato con adesione. Si valuta di inserire gli interventi in un decreto fiscale collegato. Quanto alle aliquote, si studia una griglia a tre: 6-15-25% a seconda della situazione oggettiva del contribuente.



IN SALITA
La preoccupazione dei pentastellati è dare vita ad un meccanismo che premi i furbi e gli evasori, più che i contribuenti in reale difficoltà. «Il tema – spiega una fonte vicina al leader, Luigi Di Maio – è che ci sono molte imprese che durante la crisi non hanno pagato le tasse in un momento di difficoltà, gente onesta che non poteva pagare. Noi puntiamo a realizzare una riforma fiscale e stabiliamo che ci mettiamo d’accordo per il passato ma che per il futuro saremmo durissimo contro chi sbaglia». Altro problema da risolvere quello dei rapporti con l’Europa: a Bruxelles sono considerate misure una tantum che non comportano effetti strutturali sulle entrate. Quindi ai fini della valutazione dei conti in termini strutturali, cioè al netto degli effetti ciclici e delle misure una tantum, operazioni come la “pace fiscale” non contano nulla.[Tra l’altro non è escluso che il governo scelga di riaprire i termini della rottamazione delle cartelle rendendola più appetibile allungando le scadenza delle rate. 
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