Mps, ora il partner non è più necessario. Viola già al lavoro sul piano industriale

Mps, ora il partner non è più necessario. Viola già al lavoro sul piano industriale
di Rosario Dimito
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Domenica 31 Luglio 2016, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 09:40
Il peggio è alle spalle. Con la cintura di sicurezza da 14 miliardi totali, approvata da Bce e benedetta dalla Ue (è «in linea con le regole»), Mps guarda avanti con più serenità e soprattutto senza la necessità di trovarsi un partner per una fusione. Da domani Fabrizio Viola, che comunque è riuscito finora a tenere in carreggiata l'istituto, come certifica l'indice patrimoniale del 12,04% dello scenario base degli stress test, potrà impostare con gli advisor Lazard, JpMorgan, Mediobanca, il nuovo piano industriale al 2019 che riveda la redditività futura in relazione al rafforzamento patrimoniale.

OBIETTIVI AMBIZIOSI
L'operazione, varata due giorni fa dal consiglio, è uno dei tasselli della terapia d'urto comprendente la cartolarizzazione di 9,2 miliardi di Npl netti da realizzare in anticipo rispetto al diktat della Bce di fine 2018 in modo da ripulire subito il bilancio di Siena e riportarlo in zona di sicurezza. Partendo da - 2,23% di indice patrimoniale (Cet1) nel quale è sprofondata con gli scenari choc, in amara solitudine in Europa come unica banca sotto la soglia di emergenza (5,5%) nell'esercizio dell'Eba che ha appurato uno stato di salute delle banche italiane migliore di quelle europee. Prova ne è il fatto che secondo Bankitalia la capacità di reggere alle simulazioni più stressate assorbe 3,2 punti percentuali di capitale agli istituti nostrani e il 3,8% del campione europeo e questa è una spia molto più significativa rispetto al 7,7% di patrimonializzazione media delle istituzioni italiane contro il 9,4% del campione Ue.

Tornando a Mps la maxi-manovra tra cessione di sofferenze e ricapitalizzazione potrà rimettere la banca nelle stesse condizioni delle altre. Il piano ha ricevuto l'imprimatur del Consiglio di Vigilanza della Bce che ha seguito fino all'ultimo tutti i passaggi cruciali, fino al trilling delle ultime ore, quando le lettere di Corrado Passera e di Ubs contenenti un'offerta alternativa ha fatto temere il peggio. Eurotower non sarebbe stata preventivamente informata di un progetto basato, come ha fatto sapere l'ex ceo di Intesa Sanpaolo, su un rafforzamento patrimoniale di 6 miliardi e sulla pulizia di Npl per 4,5. I Vigilanti avrebbero trasmesso, tramite Via Nazionale, forti perplessità anche sul timore che il cda senese potesse prendere una direzione diversa da quella a lungo negoziata e condivisa con loro. Ed è la direzione di una cessione dei 26,6 miliardi di Npl lordi a un valore medio di 33 centesimi contro una previsione iniziale di 18-20 all'interno di una manovra che assegna 1,5 miliardi di tranche junior agli attuali azionisti (Fintech, Tesoro, Axa, Famiglia Falciai), altri 1,6 miliardi di titoli mezzanini ad Atlante II e 6 miliardi di titoli senior da collocare con la garanzia statale gacs. Su quest'ultima fetta potrebbe rendersi necessario un finanziamento-bridge di JpMorgan e Mediobanca per anticiparne l'esecuzione rispetto ai tempi per ottenere il bollino blu. La cartolarizzazione è propedeutica all'aumento pre garantito da sette grandi banche: JpMorgan e Mediobanca con il ruolo di co joint global coordinator, Citi, Goldman Sachs, Deutsche bank, Credit Suisse, Bofa Merrill Lynch di joint global coordinator con un impegno a di circa 700 milioni. L'operazione dovrebbe partire nella seconda metà di ottobre a condizione che si completi la cartolarizzazione.

Al suo successo contribuirà il piano industriale al 2019 sul quale gli istituti del consorzio fanno affidamento e che dovrà essere pronto per fine settembre, primi di ottobre, periodo nel quale dovrebbe tenersi anche l'assemblea. I tempi sono stretti. Viola comunque avrebbe anticipato ai banchieri di volersi prendere un periodo di riposo a partire da giovedì 4. Sarà un piano tutto basato sul recupero di redditività in modo da allettare gli investitori e quindi poter alzare il prezzo delle nuove azioni. Si punta su un roe a regime dell'8-10% e profitti di 800-1000 milioni. Obiettivi sfidanti da raggiungere spingendo sui ricavi ma anche agendo sui costi. Del piano in essere che prevede 8 mila esuberi, 5.500 sono già usciti, ne restano 2.500.