Monte dei Paschi, l'ad Viola: «Approvata risposta a Bce»

Monte dei Paschi, l'ad Viola: «Approvata risposta a Bce»
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Giovedì 7 Luglio 2016, 20:37
Il cda del Monte dei Paschi di Siena ha messo a punto e approvato la risposta alla lettera della Bce. Lo conferma l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, in una dichiarazione. «Abbiamo condiviso ed approvato - spiega - la nostra risposta alla bozza di lettera che la Bce ci ha anticipato nei giorni scorsi. Come da intese ora attendiamo di ricevere da Bce la lettera nella versione definitiva. Riteniamo quindi corretto e doveroso dare disclosure sia dei contenuti della lettera che di quelli della nostra posizione solo nel momento in cui questo scambio si sia concluso». Viola conferma anche l'esistenza di un progetto allo studio per una soluzione «definitiva» del problema dei crediti deteriorati. «Stiamo lavorando intensamente con le Autorità per individuare in tempi brevi una soluzione strutturale e definitiva degli Npl», afferma. Viola e il presidente della banca Massimo Tononi, secondo fonti finanziarie, sono stati ricevuti al Tesoro questa settimana.


Intanto in città sale la rabbia per la crisi che cinque anni di cura non hanno curato. Il Monte dei Paschi è ancora malato. Questa è la diagnosi della Bce che ha inviato a Rocca Salimbeni la ricetta di una cura salvavita: la riduzione drastica dei crediti deteriorati. Di fronte al primo effetto collaterale del crollo del titolo in Borsa, Siena però si scaglia contro il medico reo di troppo rigore. Se è vero che la diagnosi definitiva arriverà solo a fine mese con i risultati degli stress test, nella città che da cinque secoli custodisce la banca, istituzioni, dipendenti e risparmiatori puntano il dito contro la Bce. La nuova diagnosi è arrivata in città nell'immediato dopo-Palio, in cui tutto a Siena si ferma per lasciar spazio ai festeggiamenti della Contrada vittoriosa. Lungo il corso principale e nella Piazza Salimbeni i pochi senesi che non sono in vacanza hanno poca voglia di parlare, consapevoli che il destino della 'lorò banca non dipende più da Siena ma da Roma e Francoforte.

Siena sembra come isolata a sé stessa: un'isola, una volta felice perché capace di vivere dell'indotto generato dalle economie di Mps, e oggi alle prese, come e più degli altri, con l'incertezza del sistema finanziario europeo del dopo-Brexit. «Cosa altro dobbiamo fare?» risponde un dipendente Mps con la coccarda della contrada della Lupa sulla camicia alla domanda di quali fossero le sensazioni nelle stanze di Rocca Salimbeni. Poi se ne va per tornare nel suo ufficio e attendere notizie dal Cda ancora in corso. Rimane la fiducia riposta in un'amara consapevolezza: «Se crolliamo noi, crolla tutto, Governo ed Europa compresi», racconta un altro dipendente durante la pausa pranzo. A temere di più sono i risparmiatori: «La paura di vivere una vicenda come quella di Banca Etruria c'è», confessa una signora all'uscita dalla filiale. I senesi non possono dimenticare quanto accaduto e quanto la città sta vivendo: a denti stretti si maledice il fitto intreccio con la politica che ha caratterizzato Siena e la sua banca negli anni d'oro. A lanciare un Sos al Governo affinché batta il pugno sui tavoli europei sono stati il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e il sindaco di Siena Bruno Valentini.

La pillola prescritta dalla Bce è difficile da ingoiare, ancor di più dopo una «cura lacrime e sangue», proprio come ebbe a dire l'ex presidente Alessandro Profumo.
Nella piazza Salimbeni la statua di Sallustio Bandini osserva dall'alto i pochi senesi che passano: al loro posto i turisti, tanti, che ascoltano le guide raccontare la storia della banca più antica del mondo. Una storia che, insieme alla 'suà città, sta vivendo una delle pagine più buie. «Ci chiedono come è stato possibile, soprattutto i visitatori italiani e americani», racconta il presidente del Centro guide di Siena. La stessa domanda senza risposta che si fanno in tanti anche a Siena.
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