Legge Stabilità, manovra da 36 miliardi: sconti sul lavoro e Tfr in busta paga. Renzi: «18 miliardi di tasse in meno»

Legge Stabilità, manovra da 36 miliardi: sconti sul lavoro e Tfr in busta paga. Renzi: «18 miliardi di tasse in meno»
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Mercoledì 15 Ottobre 2014, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 07:50

Il consiglio dei ministri ha approvato la legge di stabilità.

Si tratta di una manovra, come ha sottolineato il premier Renzi, da 36 miliardi di euro.

«La legge di stabilità parte con un numero: 18 miliardi di tasse in meno che abbiamo previsto per questa manovra», ha esordito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Quindici miliardi verranno dalla spending review, così composta: 2,5 mld da decreto legge 66, quello degli 80 euro; 6,1 da risparmi dello Stato, 4 da risparmi delle Regioni regioni, 1,2 dai Comuni e 1 da province».

Poi, ha continuato il premier, 11 miliardi verranno dal deficit; 3,8 dall'evasione; 0,6 dalla banda larga; 1 mld dalle slot; 3,6 dalle rendite (2,4 «già annunciati») e 1 da riduzione fondi.

Altre voci di spesa sono: 9,5 miliardi per confermare il bonus 80 euro, 5 miliardi per tagliare componente lavoro dell'Irap, 1,9 per sostenere gli incentivi ai contratti a tempo indeterminato, 3 miliardi per l'eliminazione di nuove tasse.

Renzi ha sottolineato come i 3,8 miliardi della legge di stabilità derivanti dalla lotta all'evasione fiscale sono un «totale prudenziale che derivano dalla grande battaglia che non si fa attraverso la lotta al cliente che esce dal negozio ma dall'incrocio delle banche dati. Una gigantesca battaglia che porta a cifre di cui siamo sicuri».

Renzi ha specificato che «La componente lavoro dell'Irap viene eliminata per sempre dal 2015».

Il premier ha poi spiegato che dall'aumento della tassazione sulle rendite il governo punta ad incassare altri 1,2 miliardi. Si tratta - spiega Matteo Renzi - «di un aumento su alcune operazioni per diminuire le tasse sul lavoro». La tassazione su fondazioni e fondi pensione «sarà meno conveniente» per 450 milioni a testa, altri 300 arrivano da rivalutazioni.

Cambiano i controlli del fisco e l'Agenzia delle Entrate contro l'evasione giocherà a carte scoperte: aiuterà il contribuente prima e dopo le dichiarazioni e i versamenti, aiutandolo a comprendere le molte informazioni di cui dispone. L'obiettivo è chiaro: consentirgli un corretto rapporto con il fisco e quindi di «autocorreggere» gli errori prima che scatti il controllo. Per chi si metterà in regola, poi, arriverà una sorta di ravvedimento lunghissimo, ovviamente con sanzioni che aumenteranno con il passare del tempo.

Ma ci sono molte novità anche sul fronte Iva. Arriva un primo assaggio di Reverse charge, che frutterà 900 milioni, e questo consentirà anche di introdurre sconti per 800 milioni per gli «autonomi», le mini-partite iva, per le quali arriva una rivoluzione del cosiddetto regime «dei minimi» a forfait. La vera novità è il cambio di filosofia sui controlli, dal quale l'erario si aspetta molto. «Non controlliamo chi esce dal negozio, ma facciamo incroci», ha spiegato Renzi. Si passa da una impostazione di «fisco controllori-contribuenti controllati» per cercare una maggiore «compliance».

Il fisco mette a disposizione del cittadino informazioni, dati ed elaborazioni, offrendogli una visuale nitida e completa della sua posizione fiscale per aiutarlo negli adempimenti e, eventualmente, a rimediare agli errori. È quasi un nuovo patto al fianco del contribuente al quale saranno forniti i dati sui «ricavi, compensi, redditi, volume d'affari, valore della produzione, beni acquistati e posseduti» per fare in modo che già «a monte» possa assolvere correttamente i suoi obblighi fiscali.

Cambiano poi le norme per il ravvedimento: ora si paga una sanzione pari a 1/10 del minimo chi si corregge in un mese e 1/8 chi lo fa in un anno. Sarebbe invece possibile sanare la propria posizione fino al termine in cui il fisco può fare i controlli, ovviamente con un aumento progressivo delle sanzioni dovute. Arriverebbe inoltre una ravvedimento intermedio per chi regolarizza entro 90 giorni: l'ipotesi è di una sanzione pari ad un nono del minimo.

Ma la vera novità arriva sull'Iva. Non solo per il reverse charge autorizzato solo in parte dall'Ue (estendendolo anche a settori come edilizia e pulizia) ma anche per le semplificazioni, che riguarderanno le 'mini partite Iva', con un volume d'affari sotto i 15 milioni di euro. Per loro arriva un alleggerimento del prelievo e degli adempimenti, senza più limiti d'età. Novità anche per la scadenza della dichiarazione Iva che viene anticipata a febbraio, tanto che salta così l'obbligo della dichiarazione Unico per chi ha la partita Iva. Viene poi cancellata la comunicazione dei dati Iva: un alleggerimento annuo da 3,3 milioni di adempimenti.

«Diciotto miliardi», ha voluto sottolineare Renzi, «è la più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia della Repubblica».

Poi Renzi ha spiegato come «Nel corso della conversazione telefonica con i colleghi del G7 abbiamo convenuto un impegno addizionale dell'Italia per la vicenda ebola in partnership con il Regno Unito in Guinea e Liberia. Abbiamo stanziato un contributo di 50 milioni accogliendo l'appello delle Nazioni Unite».

La giornata. «La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui. #italiariparte», scrive oggi su Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.


«No articolo 18, no contributi per chi assume a tempo indeterminato, no irap su costo del lavoro. Tolti gli ostacoli per assumere», ha postato poi Renzi in un altro tweet. E ancora: «Ieri firmati accordi con la Cina per oltre 8 miliardi di euro. E c'è ancora tanto spazio per investire in entrambe le direzioni».

«Lo capisce tutto il mondo tranne qualcuno in Europa: la crescita è una priorità», aveva sottolineato ieri il premier. Uno degli snodi, anche per la manovra italiana, rimane quello di Bruxelles. Il braccio di ferro tra le esigenze del governo italiano e quelle dei mastini dei conti europei traspare in modo evidente dai contatti e dal lavorio diplomatico in corso.

Sulla questione relativa al Tfr che «a noi risulta inserita nel disegno di legge di stabilità, possiamo esprimere soddisfazione sia per l'intuizione che abbiamo condiviso fin dall'inizio, sia per la costruzione della complessa normativa cui abbiamo dato un apporto costruttivo». A sottolinearlo è il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli.

Patuelli ha parlato al termine del comitato esecutivo dell'associazione bancaria che «ha condiviso» la posizione. Per il presidente dell'Abi si tratta di una «grande innovazione che fornisce chance in più di scelta ai lavoratori». Quanto alla legge di stabilità nel suo complesso «il quadro che sta emergendo è di una valutazione costruttiva, sia per il profilo dei risparmi verso le lunghe catene dei costi della pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda il non aumento della pressione fiscale che è una novità di assoluto rilievo ed è una svolta positiva anche nei confronti delle leggi di stabilità degli ultimi anni». Patuelli esprime poi soddisfazione per «le misure di selettiva riduzione della pressione fiscale, a cominciare dall'Iva, che è un'imposta - rileva - antiproduttiva anche con delle forme odiose».

Renzi ha chiamato intanto il futuro presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker, mentre si parla di possibili bocciature della manovra italiana a Bruxelles, tanto che il portavoce del commissario Jyrki Katainen, precisa con un tweet in italiano: «Mentre alcuni media vedono "avvertimenti" in ogni parola pronunciata a Bruxelles, noi aspettiamo il piano di bilancio prima di sbilanciarci».

In Lussemburgo, intanto, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha affrontato una due giorni di colloqui e riunioni, nei quali ha spiegato le ragioni italiane. La manovra - ha detto - punta allo sviluppo ma conterrà comunque un piccolo segnale di miglioramento dei conti, una riduzione dello 0,1% del deficit strutturale, che ha un significato preciso. L'Italia conta di realizzare comunque il target del pareggio di bilancio, ma c'è la recessione. «C'è solo un ritardo - dice Padoan - dovuto al fatto che ad aprile, quando abbiamo preso gli impegni, la previsione di crescita era l'1,1% più alta di oggi per il 2015, il contesto si è altamente deteriorato».

L'Italia, poi, è concentrata in un impegnativo piano di riforme, dal lavoro alla PA fino alla giustizia civile. Su questo un assist insperato arriva anche da Moody's. L'agenzia di rating prevede per quest'anno l'Italia in recessione dello 0,3%, ma parla anche di un «bilancio solido» che «aiuta l'Italia» anche ad avere «più tempo per attuare riforme a favore della crescita».

Il governo, comunque, ottiene un importante ok dal Parlamento sulla deroga al pareggio. Mentre infatti a Palazzo Chigi si inizia a stendere il testo della manovra - con un nuovo "metodo Renzi" che ha centellinato l'accesso di ministri e tecnici alle bozze - in Parlamento si vota il Def a maggioranza qualificata, per autorizzare lo sforamento al pareggio di bilancio, una norma che oramai l'Italia ha inserito all'articolo 81 della Costituzione. Senza questa deroga la manovra sul deficit sarebbe stata almeno di 0,9 punti (14 mld). L'Europa, però, ci chiedeva un intervento minore per correggere il deficit strutturale e - secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ci sarebbero 2,5 miliardi di «cuscinetto» che il governo si riserva di utilizzare in caso di richieste da parte dell'Ue.

Il lavoro di messa a punta della manovra è però a buon punto. La legge di stabilità sarà di 30 miliardi: conferma il bonus di 80 euro che vale 10 miliardi e aggiunge 6,5 miliardi per sterilizzare completamente l'Irap sul costo del lavoro. Ci sono poi zero contributi per le assunzioni, risorse per nuovi ammortizzatori sociali (1,5 mld) e detrazioni per le famiglie (500 milioni) e il rinnovo del bonus per ristrutturare case e acquistare i mobili. Spuntano anche risorse per crediti d'imposta all'innovazione (500 milioni), per assumere precari nella scuola (1 miliardo) e bloccare la clausola di salvaguardia (3 mliliardi) che avrebbe tagliato le agevolazioni fiscali.

E' questa la parte «espansiva» della manovra. Che piace a Confindustria, tanto che il presidente Giorgio Squinzi parlando di Irap e contributi sui neo-assunti saluta le scelte in arrivo: «Onestamente ho sentito che si realizzava quasi un nostro sogno».

Rimane critica invece la Cgil, che chiama alla piazza per il 25 ottobre. «Non è una manovra per uscire dalla recessione», dice la leader Susanna Camusso, che forse guarda all'altra faccia della medaglia, cioè le coperture. Per finanziare bonus e tagli fiscali ci sono i tagli alla spesa per complessivi 16 miliardi. Non scappano ministeri, enti locali e le 8.000 società partecipate da enti territoriali.

«Nessun taglio alla Sanità», dice il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio. Ma magari la riduzione arriva attraverso la leva dei tagli della spesa regionale per beni e servizi. Ma risorse arriveranno anche dalla flessibilità del deficit che sale al 2,9% (11,5 mld) e dalla lotta all'evasione (come il reverse charge Iva esteso a nuovi settori) e una maggiore tassazione delle slot machine (in totale 3 miliardi).

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