Landini avverte Renzi: decreto su art.18 sarebbe strappo inaccettabile

Landini avverte Renzi: decreto su art.18 sarebbe strappo inaccettabile
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Martedì 16 Settembre 2014, 17:21 - Ultimo aggiornamento: 17:22
Il premier Matteo Renzi prepara la battaglia per superare l'articolo 18 minaccia un intervento per decreto e la Fiom lo avverte: sarebbe uno strappo inaccettabile.

Intanto al direttivo Cgil di domani lo «sciopero generale sarà un tema sul tavolo», dice il leader della Fiom, Maurizio Landini. Obiettivo sostenere il lavoro contro le politiche del governo per evitare di «contrapporre precari a non precari».



«Sarebbe molto grave, un errore, se si intervenisse con un decreto legge per la riforma del lavoro oppure se si utilizzasse lo stesso sistema per cancellare l'art. 18», ha avvertito Landini. «Sarebbe

uno strappo inaccettabile, un atto contro le parti sociali».



«Far finta che l'art.18 sia un totem e accettare il ricatto della Banca centrale europea di cancellare questo diritto è inaccettabile. È un ricatto che va respinto», ha detto ancora Landini, preparando l'opposizione all'ipotesi di poter intervenire sulla tutela contro i licenziamenti senza giusta causa che si profila con il job acts all'esame del Senato. «Il nuovo contratto a tutele progressive va bene ma estendendo a tutti queste tutele, non riducendole», ha aggiunto ricordando come «un lavoro senza diritti è schiavitù». E ritornando a rivolgersi al premier che ha ipotizzato la possibilità di uno strappo sulla riforma del lavoro, suggerisce: «Se vuole strappare, lo faccia per far ripartire gli investimenti. Il problema di questo Paese infatti è che le aziende non assumono perchè non hanno da lavorare». Il governo quindi compia «un primo strappo vero per far ripartire gli investimenti e la politica industriale», ribadisce.



«Abbiamo ribadito in più occasioni la nostra contrarietà ad avere nella delega sul lavoro una riscrittura complessiva dello Statuto dei lavoratori e la cancellazione dell'articolo 18», dice anche il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. «Il riferimento di Renzi al modello tedesco - spiega Daminao - non può essere frainteso: bisogna conoscerne i meccanismi e applicarlo in modo integrale. In Germania le tutele si applicano nelle aziende con più di 10 dipendenti, da noi sopra i 15. Per i licenziamenti è necessaria una consultazione con il Comitato d'impresa che, se lo ritiene illegittimo, ricorre al giudice. Quest'ultimo può disporre il reintegro oppure l'indennizzo economico. È quello che abbiamo normato in Italia appena due anni fa con il governo Monti, 'copiandò il modello tedesco».