La mossa Consob: nel bilancio
Vivendi i debiti di Telecom

La mossa Consob: nel bilancio Vivendi i debiti di Telecom
di Andrea Bassi
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Sabato 26 Agosto 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 09:51
La decisione sarebbe vicina. Il controllo di fatto su Telecom da parte di Vivendi avrà molto probabilmente come conseguenza l’obbligo per la società francese di farsi carico nel suo bilancio, pro quota, del debito di Tim. La Consob italiana si preparerebbe a chiedere agli omologhi francesi dell’Amf, di imporre alla società controllata da Vincent Bollorè di consolidare i debiti della “preda” italiana. Una possibilità vista da sempre come il fumo negli occhi dai francesi. Il timore è evidente. Tim ha un debito netto di 25 miliardi (quello lordo è di oltre 33 miliardi). Il gruppo francese, invece, disponeva a fine 2016 di una liquidità di oltre un miliardo (erano 6,4 miliardi nel 2015). L’immagine di Vivendi rischierebbe di uscirne ammaccata e potrebbero esserci conseguenze in Borsa. 

LA DIFESA
Per questo i francesi, che posseggono il 23,9 per cento di Tim, non vogliono nemmeno prendere in considerazione l’idea di doversi far carico pro quota del suo debito. E del resto sono convinti che, in base alle norme vigenti in Francia, l’Amf in ogni caso non obbligherà Vivendi al consolidamento. Non è detto però che la Consob italiana in quel caso resti a guardare. Che ci sia l’intenzione di non fare sconti, lo ha lasciato capire lo stesso presidente dell’Authority, Giuseppe Vegas, in una recente intervista alla Stampa. I francesi, aveva sottolineato, «hanno detto che la valutazione sull’eventuale consolidamento del debito riguarda la Consob francese. Ma se la direzione e il coordinamento su Tim c’erano anche prima (dell’annuncio del 28 luglio, ndr), allora si pone un problema di trasparenza che riguarda anche noi. Vedremo».
Tim in effetti, ha ammesso che il «controllo e il coordinamento» da parte di Vivendi c’è, anche se nei pareri legali inviati anche al governo, ha spiegato che si tratta soltanto di governance e non di un controllo ai sensi del codice civile. Proprio Palazzo Chigi è l’altro fronte aperto. Ieri si è riunito il comitato sui «golden power» guidato dal vice segretario generale Luigi Fiorentino. 

Il comitato deve decidere se ci sono gli estremi per usare i poteri speciali nei confronti di Vivendi. Poteri che possono essere usati quando interessi strategici dello Stato sono considerati a rischio. 

GLI INTERESSI STRATEGICI
Nel caso di Telecom l’attenzione del comitato sui golden power si sarebbe concentrato soprattutto sulla controllata Sparkle, la società che gestisce la rete dei cavi sottomarini. Un asset considerato strategico dal governo, visto che sui quei cavi passano le comunicazioni internazionali con il Medio Oriente. Tanto è vero che le deleghe operative su Sparkle sono state conferite ad un consigliere italiano, il vice presidente Giuseppe Recchi, l’unico in possesso del nulla osta di sicurezza rilasciato da Palazzo Chigi.

Insomma, difficile pensare che con il coordinamento e controllo di Telecom da parte dei francesi, il governo non eserciti i suoi poteri su Sparkle. Del resto, già nel recente passato era stata tentata un’operazione per portare la società dei cavi sottomarini sotto il controllo della Cdp. La Cassa aveva proposto uno scambio tra Metroweb, poi finita a Open Fiber, e Sparkle. Segno che l’attenzione del governo sulla controllata di Telecom è stato sempre molto alto.
 
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