Lavoratori autonomi, la carica di wedding planner e amministratori di condominio

In aumento gli organizzatori di feste di matrimonio
di Giusy Franzese
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Ottobre 2016, 18:47 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 18:26
Arredatori, wedding planner, grafici, designer, informatici, sviluppatori di app e amministratori di condominio: cambia la figura del lavoratore autonomo in Italia. Sono sempre di più quelli non iscritti agli ordini professionali. . Lo rivela un’indagine della Confcommercio presentata al convegno “Competitività e crescita: il ruolo delle professioni nel terziari”.

Tra il 2008 e il 2014, anni in cui la crisi ha falcidiato i lavoratori dipendenti,  i liberi professionisti sono aumentati di quasi 130.000 unità. Ma per la stragrande maggioranza (l’85%) non si tratta di avvocati, architetti, geometri o medici: ben 111.000 unità sono i cosiddetti “non ordinistici”. Insomma la crisi, come spesso accade, ha aguzzato l’ingegno degli italiani che si sono “inventati” nuove professioni: in 5 anni sono aumentate del 49%. Un segmento «fortemente dinamico, al punto da accrescere il reddito complessivamente prodotto di quasi il 16%, passando dai 4,9 miliardi del 2008 ai 5,6 miliardi del 2014», si legge nell’indagine. La torta è diventata visibilmente più grande, quindi, ma essendo aumentati anche gli invitati, le fette personali si sono ridotte: il reddito pro-capite di questi nuovi lavoratori è calato del 22%. Giù anche quello dei professionisti tradizionali, diminuito in 5 anni del 10%.

L'ESERCITO DELLE PARTITE IVA 
Complessivamente i lavoratori autonomi in Italia sono circa 6,2 milioni di persone, il 25% degli occupati totali. Il doppio rispetto a  Francia, Germania e Regno Unito e quattro volte di più (a livello di percentuale) rispetto agli Usa. Per Confcomnercio è necessario agire per tutelare queste professioni: le proposte vanno dal fisco (Irap, riforma studi di settore), alla previdenza (riduzione aliquota contributiva), fino all’accesso al credito. «Occorre creare al più presto delle condizioni di contesto favorevoli che consentano a tutti i lavoratori autonomi, alle partite Iva, lo svolgimento senza ostacoli delle proprie attività professionali», ha dichiarato il presidente dell’associazione Carlo Sangalli. In particolare si propone di escludere dal pagamento dell’Irap tutti quei lavoratori autonomi «la cui attività ruota, sostanzialmente, attorno alla persona del professionista», di aumentare a ventimila euro l’importo della franchigia Irap e di non utilizzare gli studi di settore per accertare i redditi.
Per quanto riguarda la previdenza, Confcommercio suggerisce di ricondurre «progressivamente la contribuzione versata dai professionisti con partita Iva a quella degli altri lavoratori autonomi, in quanto tutti connotati da analoghe caratteristiche di autonomia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA