Sostanzialmente le parti si sono date più tempo (rispetto all'ultimatum del 28 febbraio su cui si erano interrotte le trattative) per trovare un punto di intesa. Nello specifico la decorrenza del contatto scaduto il 31 dicembre viene allungata fino a maggio. Una mediazione che permette di restare nell'ambito del contratto nazionale, togliendo dal tavolo lo spinoso tema del regolamento che l'azienda intendeva introdurre dal primo marzo. Regolamento fortemente osteggiato da Cgil, Cisl e Uil che ora si concentreranno sul nodo esuberi (2 mila lavoratori coinvolti). Ad imprimere la svolta sarebbe stato in serata il ministro dello Sviluppo Economico. Carlo Calenda avrebbe spiegato ai sindacati che il carburante finanziario di Alitalia era davvero agli sgoccioli. «In cassa ci sono soldi solo per il prossimo mese, poi gli azionisti dovranno ricapitalizzare. E senza l'accordo con i sindacati non lo faranno», il duro ragionamento di Calenda che ha convinto anche Alitalia a fare un passo indietro. Del resto era stato proprio l'ad Cramer Ball a chiedere di ridurre «strutturalmente il costo del lavoro» in una lettera ai dipendenti. Proprio sulla sorte di Ball, non presente al vertice, si erano diffuse voci poi rientrate di una possibile uscita di scena. Gradita, tra l'altro, non solo ai sindacati, ma anche alle banche azioniste che, da tempo, vorrebbero un nuovo timoniere al comando.
IL DIVARIO
Oltre ad aumentare i ricavi, l'obiettivo della compagnia è colmare il gap con le low cost sul fronte stipendi, riducendo la forbice che c'è, ad esempio, tra i piloti: quelli del vettore tricolore guadagnano in media il 50%-60% in più rispetto a Ryanair. Stesso discorso per quanto riguarda assistenti di volo e personale di struttura. Senza contare poi che piloti, hostess e steward del vettore irlandese - circa il 60-70% - non sono assunti direttamente dalla compagnia, ma da agenzie interinali che fanno risparmiare un bel gruzzolo al vulcanico ad Michael O'Leary (in questo modo non vengono pagate le malattie dalla compagnia e i contributi così come le tasse sono più bassi). Grazie a questi costi ridotti le low cost possono offrire biglietti a prezzi molto competitivi, spiazzando di fatto Alitalia sul corto e medio raggio. Solo quest'anno verranno aperte altre 44 tratte in Italia da Ryanair, mentre sempre nel nostro Paese le low cost hanno circa il 48% del mercato. E l'escalation continuerà se non si riuscirà a tenere lo stesso passo. «Se il governo ha deciso di dare spazio a queste compagnie - dicono da Alitalia - o ci adeguiamo o siamo morti». Altre strade non ce ne sono.