Molti di essi infatti, specie i più piccoli, hanno visto ridurre o azzerare i propri utili per i contributi ordinari e straordinari ai fondi. Dal lato dei risparmiatori il meccanismo, dopo un avvio in salita, si è messo in moto e ha beneficiato sopratutto i piccoli: 10.387 dei rimborsi sono sotto i 10mila euro, 2.886 entro i 20mila, 1.732 tra 20mila e 50mila euro, 317 entro i 100mila euro, 96 entro i 200mila e 24 entro i 500mila euro. Solo 1 assegno è stato staccato sopra i 500mila. Per riceverlo bisognava rientrare in una serie di parametri, poi peraltro allargati, temporali e reddituali. Ora il Fondo continuerà la sua attività per gli indennizzi ai risparmiatori che hanno investito nei bond subordinati di Popolare Vicenza e Veneto Banca. C’è poi attesa del decreto del Mef per far partire il nuovo fondo istituito con la legge di bilancio che dovrebbe allargare le maglie per i rimborsi, magari anche agli azionisti. Un provvedimento che però sconta l’incertezza sulla formazione del nuovo governo.
E se il Fondo di Garanzia (o meglio lo schema volontario) è stato già usato in diverse occasioni pur fra distinguo e paletti di Bruxelles (Tercas oltre che casse Rimini, San Miniato e Cesena finite all’Agricole), non solo per i rimborsi ma anche per evitare preventivamente la risoluzione, ora potrà avere un ruolo maggiore. Le autorità Ue hanno dato via libera a un suo intervento per le piccole banche sotto i 3 miliardi di euro con trasferimento degli asset degli istituti che stanno fallendo a un altro istituto nell’ambito della procedura di insolvenza.(fallendo a un altro istituto nell’ambito della procedura di insolvenza.
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