Ilva, Mittal pronta a correggere il piano: «Troviamo soluzione insieme a governo e sindacati»

Ilva, Mittal pronta a correggere il piano: «Troviamo soluzione insieme a governo e sindacati»
di Giusy Franzese
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Mercoledì 11 Ottobre 2017, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 08:42
Ci vorrà ancora qualche giorno per la risposta ufficiale di Arcelor Mittal al ministro Calenda sulla vicenda Ilva. Ma intanto il clima sembra già meno teso. Dopo i fuochi di artificio con lo stop all'incontro al Mise deciso dal governo, infatti, è entrata in azione la diplomazia. Obiettivo: riavviare il tavolo tra AmInvestco, la cordata che si è aggiudicata l'Ilva, i sindacati e il governo in modo da mettere anche l'ultimo tassello indispensabile al completamento della procedura di gara. Perché un fatto è certo: la stragrande maggioranza dei protagonisti di questa vicenda resta convinta che sia un bene consegnare le chiavi del più grande gruppo siderurgico europeo al colosso mondiale franco-indiano Arcelor Mittal (azionista all'85% della newco). Dopo lo strappo dell'altro giorno, però, bisogna ora trovare il modo di ricucire senza far perdere la faccia a nessuno.

L'APERTURA
D'altronde la stessa Arcelor ha solo voglia di buttare acqua sul fuoco. E ieri le parole di Aditya Mittal, amministratore delegato della divisione europea del colosso dell'acciaio (nonché figlio del fondatore e gran capo) erano tutte in questa direzione: «Vogliamo trovare una soluzione insieme a governo, istituzioni locali e sindacati per un futuro sostenibile di Ilva». Un'apertura a tutti gli effetti. Il caso ha voluto che Aditya Mittal ieri si trovasse a Cernobbio al convegno della Conftrasporti. E sempre il caso ha voluto che tra gli ospiti ci fosse anche Enrico Laghi, uno dei tre commissari straordinari di Ilva. Li hanno visti parlare fitto fitto tra loro. Non è difficile immaginare l'argomento. E non è difficile immaginare che le dichiarazioni da calumet della pace di Aditya Mittal siano frutto anche di quei colloqui: «Speriamo fortemente di poter proseguire con le discussioni e trovare un punto d'accordo». Tra apprezzamenti per l'ubicazione «ideale» degli stabilimenti, Mittal però ha anche voluto ricordare che si tratta di «una sfida non facile».
La chiave della soluzione potrebbe stare proprio nella famosa lettera inviata venerdì ai sindacati che tanto ha fatto infuriare i lavoratori e lo stesso ministro a causa dell'annuncio di fatto del taglio dei salari con l'azzeramento degli scatti di anzianità e delle altre voci variabili che compongono la retribuzione.

ANZIANITÀ ED ESUBERI
In quella lettera infatti, oltre all'annunciata «discontinuità rispetto al contratto attuale», si parla anche di «disponibilità a prendere in considerazione ulteriori elementi costituenti l'attuale retribuzione». Arcelor avrebbe voluto iniziare a parlarne al tavolo. Adesso invece dovrà già iniziare a scoprire qualche carta. Per esempio dicendo che gli scatti di anzianità non si toccano. Il resto sarà oggetto di trattativa, magari nell'ambito di un'ulteriore disponibilità sul numero degli occupati. Il cui futuro occupazionale è comunque tutelato da una clausola contenuta nell'accordo firmato con i commissari dopo l'aggiudicazione: per sette anni non ci potranno essere licenziamenti se non per giusta causa.
A tifare per una ripresa delle trattative c'è la Confindustria. «Occorre aprire quanto prima il tavolo di confronto Ilva» ha detto il presidente Vincenzo Boccia. I sindacati, forti della presa di posizione netta di Calenda, attendono. Ma in realtà nessuno tifa per la soluzione tombale: l'annullamento della gara. Anzi. Come auspica Marco Bentivogli, leader dei metalmeccanici Cisl, «di ritardi ce ne sono stati anche troppi: è il momento di aprire un negoziato vero, ma su condizioni praticabili». Insomma, come fa sapere il viceministro allo Sviluppo Eonomico, Teresa Bellanova, riprendere la trattativa è possibile, «lo spazio esiste», ma in Ilva bisogna «entrare con il piede giusto», riconoscendo «che la difesa del salario coincide con la difesa di professionalità che hanno fatto dellIlva una delle più grandi fabbriche del mondo».

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