Ilva, l'accordo è a un passo. Rilancio di Mittal: 10.300 assunzioni

Ilva, l'accordo è a un passo. Rilancio di Mittal: 10.300 assunzioni
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Giovedì 6 Settembre 2018, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 10:25

LA VERTENZA
ROMA La notizia buona per l'Ilva è: il tavolo non si è rotto alle prime difficoltà. È stato sospeso per un paio di ore, ma poi è ripreso e nella tarda serata di ieri l'intenzione di tutti era quella di andare avanti. La cattiva notizia è: sui livelli occupazionali ArcelorMittal ha alzato l'asticella solo un po', restando nel solco di quanto già illustrato all'ultima riunione con l'ex ministro Calenda. Gli assunti passerebbero dai 10.000 concordati con i commissari straordinari a 10.100 subito, per aggiungerne altri 200 entro dicembre 2021. Totale: 10.300, su un organico attuale di 13.522 dipendenti. Molto meno di quanto si aspettavano i sindacati che infatti hanno subito parlato di «posizioni distanti».
Ma d'altronde nessuno - prima di sedersi al tavolo sindacale sull'Ilva che finalmente il ministro Di Maio ha riaperto al Mise - pensava che trovare una soluzione fosse cosa semplice. Anche se tutti sanno che il tempo a disposizione per giochini e tattiche è finito. L'accordo ci deve essere. Altrimenti il ministro Di Maio potrà fare esattamente quello che tutti temono: annullare la gara, scaricando la responsabilità sui sindacati.
I PUNTI CHIAVE
L'offerta portata da Mittal nella prima parte della riunione, però, delude fortemente i sindacati. «Allo stato attuale siamo lontanissimi da un accordo» dice la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David. «Continuiamo a chiedere che non ci siano esuberi, che ci sia piena occupazione e che ci sia pieno riconoscimento dei diritti salariali e sindacali. Nessuno di questi punti è garantito» aggiunge. Anche per Rocco Palombella, numero uno Uilm, «non ci sono le condizioni per arrivare in tempi brevi a formulare unintesa», nonostante ciò «cè un clima di grande responsabilità. Non abbandoniamo il tavolo e andiamo avanti tutto il tempo necessario, la nottata e anche domani fino a raggiungere unintesa». Stessa determinazione ad «andare avanti» nonostante «le distanze ancora molto rilevanti» da parte del leader Fim-Cisl, Marco Bentivogli.
La linea del sindacato in tarda serata rimaneva quella degli «zero esuberi». A dare una mano potrebbe essere la clausola di salvaguardia finale, che nella bozza presentata da Mittal è stata fortemente migliorata. La nuova versione prevede l'impegno dell'azienda a formulare «non prima del 23 agosto 2023, una proposta di assunzione» ai lavoratori Ilva in esubero, che non abbiano già «beneficiato di altre misure o opportunità», come l'incentivo all'esodo, e non abbiano «già ricevuto una proposta di assunzione presso unaffiliata». Sarebbe così raggiunto l'obiettivo degli esuberi zero. Ma c'è una condizione, che ai sindacati non piace per niente: il costo del lavoro complessivo dovrebbe rimanere invariato, quindi le eventuali assunzioni in più rispetto alle 10.300 proposte, peserebbero sulle spalle di tutti gli altri che vedrebbero ridursi orari e busta paga.
«Non siamo disposti a discutere di intesa di contenimento dei costi. Non è pensabile, non è accettabile» sibilano i delegati Fiom. Altre distanze riguardano il doppio regime salariale per i neoassunti. I sindacati chiedono inoltre che «il governo confermi i 250 milioni di euro per gli incentivi volontari all'esodo».
E mentre Di Maio fa trapelare che, pur non essendo al tavolo, rimarrà nel suo ufficio al ministero in attesa di novità, i sindacati lasciano ancora in piedi lo sciopero generale proclamato per l'11 settembre. Ma tanto una conclusione al tavolo - qualunque essa sia - ci sarà sicuramente prima: domani 7 settembre scade il termine per l'annullamento della gara in autotutela, il ministro vuole un accordo prima.
Giusy Franzese
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