Insomma, non ci dovrebbero essere esuberi. Il condizionale è d’obbligo perchè ora toccherà a successive riunioni, fissate per il 29 e il 30 gennaio, dettagliare l’accordo. I sindacati e gli enti locali però non hanno molto dubbi: i 600 esuberi previsti a Cornigliano dal piano industriale Ilva presentato dalla cordata devono rientrare.
Il riconoscimento della validità dell'accordo di programma è un risultato per niente scontato tanto che la Fiom-Cgi in mattinata, prima dell’inizio della riunione, aveva avvertito che di fronte ad esuberi avrebbero «rioccupato la fabbrica». Al termine dell’incontro invece i toni erano decisamente diversi. «È importante che Mittal abbia riconosciuto la legittimità dell‘accordo di programma nella discussione generale il che significa per noi riconoscere la piena occupazione dei 1.500 lavoratori dello stabilimento di Genova, senza esuberi» ha detto la leader Francesca Re David . Stessa interpretazione da parte del segretario generale Fim Liguria, Alessandro Vella:«L‘accordo di programma è valido per Arcelor oltre che per il governo e l‘obiettivo è quello di salvaguardare la piena occupazione di Cornigliano. Nei prossimi incontri si entrerà nel merito e chiederemo preliminarmente ad Arcelor di definire la produzione del sito per dimostrare che i 600 esuberi sono inutili».
Soddisfatto anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: «I presupposti per la trattativa sono buoni, tutti hanno riconosciuto la validità dell‘accordo per Cornigliano e da lì si parte per discutere. Stabiliremo un calendario e la settimana prossima ci sarà un incontro con i Commissari per discutere delle società che sono comprese nell‘accordo di programma». A definire l’incontro «positivo» anche il viceministro Teresa Bellanova che ha sottolineato come al tavolo sia stata «ribadita ribadita sia l‘importanza strategica dello stabilimento di Genova per il rilancio dell‘Ilva così che l‘unitarietà della trattativa».
Adesso l’attenzione si sposta nuovamente su Taranto, dove la questione sembra essere un po’ più complicata.
Gli enti locali, Regione Puglia e Comune di Taranto in primo luogo, sono in attesa della risposta del governo alla loro “controproposta” da suggellare con un accordo di programma. Solo nel caso di risposta affermativa - hanno più volte sottolineato - ritireranno il ricorso al Tar di Lecce contro il decreto ambientale che pende come una spada di Damocle sull’intera trattativa.
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