Google nel mirino del Fisco: evasi 227 milioni dal 2009 al 2013

Google nel mirino del Fisco: evasi 227 milioni dal 2009 al 2013
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 16:57

Ammontano a circa 227 milioni di euro le imposte che avrebbe evaso Google, tra il 2009 e il 2013, su un imponibile di circa 300 milioni di euro. È quanto risulta dalla verifica fiscale su una società irlandese del gruppo conclusa oggi dalla Gdf di Milano con l'atto in corso di notifica sia alla Procura di Milano sia all'Agenzia delle Entrate.

La presunta evasione fiscale sarebbe stata realizzata da Google attraverso una «stabile organizzazione occulta in Italia». Al gigante californiano, infatti, viene contestato di aver aggirato il Fisco in relazione ad introiti pubblicitari pagati da clienti italiani ma poi contabilizzati in una società irlandese, Google Ireland Ltd, con tasse pagate in Irlanda. La Gdf ha rilevato due profili di presunta omessa dichiarazione: una presunta evasione su una «base imponibile netta per 100 milioni di euro» e un'altra su «ritenute d'acconto relative a royalties non operate e non versate per 200 milioni di euro».

Da quanto si è saputo, il Nucleo di Polizia tributaria della Gdf di Milano ha chiuso oggi un'attività di verifica fiscale su Google Ireland Ltd, una delle società del gruppo di Moutain View. Tecnicamente, gli investigatori stanno per trasmettere al procuratore aggiunto Francesco Greco e al pm Isidoro Palma, titolari di un'inchiesta per frode fiscale su Google, e all'Agenzia delle Entrate un «processo verbale di costatazione» (è un procedimento amministrativo), chiamato "Pvc", nel quale la Gdf delinea due rilievi di presunta evasione fiscale: un'omessa dichiarazione Ires su redditi per circa 100 milioni di euro con una presunta imposta evasa di 27 milioni di euro (l'Ires è del 27%) tra il 2009 e il 2013; un'omessa applicazione e versamento di ritenute per circa 200 milioni tra il 2009 e il 2013 con una presunta imposta evasa per gli stessi 200 milioni.

Con la trasmissione della verifica fiscale all'Agenzia delle Entrate quest'ultima, stando a quanto è stato riferito, emanerà un avviso di accertamento fiscale nei confronti di Google che sarà il primo passaggio per un eventuale accordo tra il gruppo e il Fisco italiano per chiudere il contenzione tributario con un eventuale risarcimento. Dentro l'avviso di accertamento, potrebbero essere contestate cifre diverse perchè comprensive anche di interessi legali e sanzioni. Nel frattempo, anche gli inquirenti milanesi, che hanno aperto da tempo ormai un'inchiesta per presunta frode fiscale a carico di ignoti con al centro Google, si dovrebbero basare sulle cifre indicate dalla Gdf nella verifica per chiudere le indagini.

Già quasi un anno fa, tra l'altro, era emerso che gli inquirenti milanesi avevano accertato che il gruppo di Mountain View avrebbe aggirato il fisco sugli introiti pubblicitari pagati da clienti italiani ma contabilizzati in Irlanda e alle Bermuda, passando per l'Olanda. E all'epoca si era parlato di una presunta frode fiscale che si aggirava tra gli 800 milioni e 1 miliardo di euro. Tuttavia, da quanto si è saputo, le indagini ora dovrebbero basarsi sulla verifica della Gdf. A fine dicembre scorso, intanto, Apple Italia ha già versato nelle casse dello Stato 318 milioni di euro nell'ambito di un procedimento con al centro una presunta evasione fiscale di circa 879 milioni di euro. In Procura a Milano, poi, sono aperte altre analoghe inchieste su colossi dell'informatica come Amazon e Western Digital.

Google:
«Rispettiamo le leggi». «Google rispetta le normative fiscali in tutti i paesi in cui opera. Continuiamo a lavorare con le autorità competenti»: così un portavoce di Google commenta all'Ansa la verifica fiscale in corso di notifica sia alla Procura di Milano sia all'Agenzia delle Entrate.

Google si difende poi sul Financial Times dopo le forti polemiche per l'accordo fiscale. In una lettera firmata da Peter Barron, responsabile alla comunicazione del colosso Usa, si spiega come nel pagamento delle tasse non siano state violate le norme. «I governi fanno le leggi fiscali, le autorità tributarie le applicano in modo indipendente, e Google le rispetta». Nella lettera si afferma anche, per respingere le ricorrenti accuse secondo cui la società americana pagherebbe in certi Paesi tasse molto ridotte rispetto all'imponibile teorico, che la corporation tax «è pagata sui profitti, non sulle entrate, e viene riscossa dove l'attività economica che genera quei profitti ha luogo».

Intanto però continuano le polemiche. Secondo il Times, uno dei maggiori investitori britannici in Google ha chiesto alla compagnia, e alle altre multinazionali del settore internet come Facebook, di pagare volontariamente tasse più alte, fino al 15-20% dei profitti a livello globale, rispetto al 3% che, per i critici, viene corrisposto nel Regno Unito.

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