Finanziaria da 25 miliardi, ora è caccia alle coperture

Finanziaria da 25 miliardi, ora è caccia alle coperture
di Umberto Mancini e Michele Di Branco
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Lunedì 15 Agosto 2016, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 19:31


ROMA Ci sono due scialuppe alle quali il governo, impegnato a mettere a punto una manovra da almeno 25 miliardi, può aggrapparsi. Sì, è vero, la crescita nel secondo trimestre si è piantata. Ma la spesa per gli interessi sui titoli di Stato è in forte discesa (possibile un calo di 5-6 miliardi rispetto alle previsioni sul 2017), offrendo un inatteso regalo sul fronte delle coperture da rastrellare. Il premier Renzi, ed è il secondo salvagente, è poi fiducioso di strappare, a settembre, nuovi margini rispetto al deficit concordato con l'Europa all'1,8%. Il ciclo in forte rallentamento dell'economia fa viaggiare il rapporto verso il 2,3%. L'Italia in autunno è convinta di giocarsi fino in fondo le sue carte a Bruxelles, puntando sulle riforme realizzate e soprattutto su quelle in cantiere.
 
I VINCOLI
«Se il prodotto non cresce adeguatamente, un riflesso sul rapporto deficit-Pil c'è inesorabilmente, è un fatto matematico: ma noi continuiamo a ritenere che la clausola delle riforme strutturali per la flessibilità e la clausola degli investimenti per la flessibilità di bilancio siano regole che valgono strutturalmente» ribadiscono dal Tesoro. Come a dire che il Paese reclamerà ancora una volta, come l'anno scorso, spazi di manovra sul deficit per rendere meno affannosa la composizione della legge di Stabilità. La cui entità, fatti due conti, dovrebbe essere come accennato di circa 25 miliardi.

A meno che, appunto, il governo non riesca nel suo intento e trovi la porta sbarrata a Bruxelles. Una circostanza che potrebbe ridurre il pacchetto a quota 21-22. Certo reperire risorse per coprire una legge di bilancio così impegnativa non sarà facile ma, come detto, la minor spesa per interessi offrirà ossigeno molto prezioso. Anche e soprattutto in considerazione del fatto che gli altri capitoli di spesa da aggredire sono una forte incognita. Il Mef, ad esempio, è convinto che la riforma del bilancio approvata in primavera possa rendere più efficiente i risultati della prossima spending review (forse si arriverà a 2 miliardi).

Ma occorre ricordare che nel recente passato i clamorosi tagli promessi da diversi governi si sono puntualmente tradotti in sforbiciate piuttosto deludenti. Lo stesso discorso vale per le tax expenditures. La maggior parte degli sgravi fiscali sono collegati a lavoro e pensioni e sono blindati anche costituzionalmente e molti dei settori adesso nel mirino (ad esempio l'autotrasporto) sono già stati sottoposti a robuste cure dimagranti. Appare così probabile che il governo procederà con la voluntary discolsure bis: incasso possibile di 2 miliardi di euro. Anche se sul punto proprio Renzi avrebbe dei dubbi.

MENO ONERI
Quanto agli interventi, il viceministro dell'Economia Morando ha dettato una rosa di operazioni in agenda per il rilancio citando il trattamento fiscale della quota di salario da contrattazione di secondo livello forfettizzato al 10%, la riproposizione del «superammortamento» per gli investimenti in macchinari e il credito di imposta per il Mezzogiorno. Ma occorre ricordare che gli spazi di manovra sono per larga parte occupati dall'esigenza di annullare le clausole di salvaguardia dell'Iva: costo 15,1 miliardi di euro.

Sul fronte pensioni il governo pensa di mettere sul piatto 1,5 miliardi, anche se i sindacati e una parte dello stesso esecutivo vorrebbe fare molto di più. Uno nodo ancora da sciogliere. Renzi ha poi annunciato 500 milioni da destinare alla lotta alla povertà. Quasi certo, oltre alla riduzione già coperta dell'Ires dal 27,5 al 24%, c'è un taglio selettivo dell'Irap (400 milioni), il rinnovo (dimezzato ma esteso anche ai non neo-assunti) della decontribuzione sui contratti (600 milioni), il rinnovo del contratto degli statali fermo dal 2009 (300 milioni) e la proroga degli Ecobonus (2 miliardi) che hanno impresso una forte spinta all'edilizia. Incerta la posta che riguarda il delicato dossier migranti, mentre il pacchetto da 40 miliardi per le infrastrutture avrà un impatto sicuro sul Pil, ma tutto ancora da quantificare.
 

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