Per la Fed si tratta del terzo aumento dal 2006, il terzo dalla crisi finanziaria e il terzo dell'era Janet Yellen. E riflette i «progressi dell'economia» spiega il presidente della Fed, inviando un «messaggio semplice» agli americani: «l'economia sta facendo bene». Poi precisa: è importante capire che «ci stiamo avvicinando a centrare il nostro duplice mandato», ovvero la massima occupazione e un'inflazione al 2%. Nonostante la stretta la «politica monetaria resta accomodante» precisa Yellen, assicurando che gli aumenti dei tassi saranno «graduali».
La Fed prevede tre strette quest'anno, inclusa quella odierna, e tre nel 2018 con i tassi vicino al 3% entro la fine del 2019. Si tratta per la banca centrale americana di una netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni, durante i quali è stata criticata per aver agito troppo lentamente, con un rialzo nel 2015 e uno nel 2016. «La politica monetaria non è scritta nella pietra, dipende dai dati» afferma Yellen, valutando «appropriato» l'aumento deciso e precisando che la Fed non è avviata, come nei cicli precedenti, ad alzare i tassi in ogni riunione. «Attendere troppo potrebbe richiederci di aumentare poi i tassi velocemente, con rischi per i mercati finanziari e per l'economia che potrebbe scivolare in recessione» ribadisce Yellen. L'aumento dei tassi è stato deciso senza considerare la politica di bilancio dell'amministrazione Trump. C'è ancora «incertezza» al riguardo, «aspettiamo».
Yellen smorza anche la possibile polemica su una 'guerrà fra la Fed e la Casa Bianca, i cui stimoli attesi all'economia potrebbero scontrarsi con la politica più restrittiva della banca centrale. «Una crescita più forte in un contesto di stabilità dei prezzi è benvenuta.
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