Fusione con La Stampa, L'Espresso fa il +8% in Borsa. Giù Rcs. Brunetta: democrazia in pericolo

Fusione con La Stampa, L'Espresso fa il +8% in Borsa. Giù Rcs. Brunetta: democrazia in pericolo
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Giovedì 3 Marzo 2016, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 15:42

Avvio di seduta in forte rialzo per il gruppo L'Espresso dopo l'accordo per fondersi con Itedi, la soceità della Fiat che controlla La Stampa. Il titolo balza dell'8,3% a 1,07 euro, seguito dalla controllante Cir (+3,13%). Scivola invece Rcs (-4,59% a 0,58 euro) dopo l'annuncio dell'uscita di Fca con l'attribuzione delle azioni del gruppo che edita il Corriere della Sera ai propri soci.

Con la fusione tra il gruppo che pubblica Repubblica e Itedi, la controllata della Fiat con la Stampa e il Secolo XIX, partecipata anche dalla famiglia Perrone nasce un gruppo editoriale con 5,8 milioni di lettori, 2,5 milioni di utenti unici giornalieri sui siti di informazione e ricavi per 750 milioni.

«È in pericolo la democrazia nel nostro Paese»: è il giudizio di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sul nuovo polo editoriale nato dalla fusione L'Espresso-Itedi. «Lo abbiamo detto e ripetuto tante volte in questi mesi nei confronti degli sciagurati provvedimenti e comportamenti del governo guidato da Matteo Renzi: e se l'avesse fatto Berlusconi. Oggi - afferma Brunetta in una nota - ci tocca evocare il medesimo adagio parlando del super polo dell'informazione, con quasi sei milioni di lettori stimati su carta e oltre due milioni e mezzo di utenti unici sul web, nato dalla fusione tra la Itedi, società che controlla La Stampa e il Secolo XIX, e il Gruppo L'Espresso, proprietario di Repubblica e dell'omonimo settimanale oltre ad una serie di giornali locali. Primo gruppo editoriale in Italia, uno dei primi in Europa. E se lo avesse fatto Berlusconi? Avremmo avuto quotidiani pieni di commenti disgustati, manifestazioni di piazza per difendere la libertà di stampa, sinistrosi scatenati nei talk show contro il capitalismo, opinionisti scandalizzati, popolo viola, popolo arancione, popolo arcobaleno. Sarebbe successo il finimondo. La verità è che una cosa del genere Berlusconi non l'avrebbe mai fatta, mai neanche pensata».

«Oggi - continua l'esponente di Forza Italia - la notizia della fusione Itedi-Gruppo Espresso viene annunciata in pompa magna dai diretti interessati e trattata con freddezza e distacco dagli altri organi di informazione, telegiornali compresi. La verità è che una simile concentrazione di potere è un male assoluto per un paese occidentale evoluto come l'Italia. Non ho paura di dire che con un conglomerato di interessi e finanza di questo tipo, cosa mai vista, è in pericolo la democrazia nel nostro Paese. Dovrebbero riflettere in molti, dovremmo preoccuparci tutti», conclude Brunetta.

«L'aggregazione tra il gruppo Espresso e la Itedi, che farà confluire Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX in un unico polo editoriale viene annunciato su tutti i quotidiani di oggi senza troppi commenti sebbene un'operazione di tale portata rischia di mettere a rischio non solo la pluralità dell'informazione, ma soprattutto l'occupazione e l'autonomia delle testate. Se fosse accaduto con Berlusconi già avremmo il Governo pronto a bloccare qualsiasi tipo di azione, il popolo viola e tutto il Pd in piazza mentre oggi il Paese rimane immobile di fronte ad una situazione che invece dovrebbe destare, almeno da chi si è sempre definito intellettuale di sinistra, una certa preoccupazione». Così in una nota la deputata di Forza Italia Renata Polverini.

«La fusione tra la Itedi, società che controlla La Stampa ed il Secolo XIX, e il Gruppo L' Espresso, che controlla tra gli altri il quotidiano Repubblica, profila uno scenario sconcertante che rischia di portare quasi ad un monopolio dell'informazione su carta stampata nel nostro Paese. Il tutto è reso ancora più allarmante dalla mancata reazione degli altri organi di stampa». Lo dichiara in una nota Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera dei deputati. «Quando Mediaset mostrò un interessamento per l'acquisizione dei tralicci di Rai Way - ricorda l'azzurra - vi fu una levata di scudi totale e l'operazione, volta all'efficientamento, fu bloccata dal governo. Oggi che invece si profila la concentrazione di una buona fetta del potere mediatico nelle mani di un unico gruppo, col rischio di vedere ridotta la pluralità dell'informazione, tutti tacciano».

«Io, uomo del Pd, dico che è una cosa negativa, perchè meno pluralismo c'è e peggio è». Così il deputato dem Michele Anzaldi, membro della commissione di Vigilanza Rai, commenta con Affaritaliani.it la fusione tra L'Espresso e Itedi. «Se io avevo, ad esempio, una notizia che mi veniva rifiutata da Repubblica, perché non valutata tale, andavo alla Stampa, ma adesso non ci posso più andare. Quindi, meno pluralismo c'è e peggio è per tutti», sottolinea Anzaldi. «Dopodichè, non si tratta di una proposta di legge nostra, ma è una cosa che nasce dal mercato. Ne prendiamo atto. D'altronde parliamo di giornali che hanno anche debiti. A meno che - spiega il deputato renziano - non mettiamo le mani in tasca agli italiani e facciamo ad esempio come si fa con la Rai, che pagano gli italiani. Ma non mi sembra che il Paese sia in queste condizioni. Perciò bisogna guardare al futuro».

«Un atto di coraggio e una scommessa sul futuro del mondo dell'informazione». A definire così l'intesa tra il Gruppo Editoriale l'Espresso e La Stampa è Massimo Cestaro, segretario Slc Cgil. A suo giudizio l'operazione «rappresenta sicuramente una notizia di assoluto rilievo nel panorama dell'editoria italiana».

L'operazione. Fca uscirà dall'editoria per concentrarsi sull'auto, cedendo ai propri azionisti sia le quote in Rcs, oggi pari al 16,7%, e sia quelle dell'Espresso ricevute grazie alla fusione. Cir scenderà dal 54% posseduto oggi nell'Espresso al 43% del nuovo gruppo. L'azionista di Fca, Exor avrà a sua volta il 5% del nuovo gruppo e intende definire un accordo con la holding della famiglia De Benedetti. Il riassetto esprime così anche un'alleanza tutta nuova tra famiglie con l'editoria nel sangue, e giunte ormai alla seconda generazione. E proprio questa seconda generazione è stata alla regia dell'operazione, che ha visto impegnati direttamente John Elkann e Rodolfo De Benedetti, affiancato da Monica Mondardini.

Rispetto invece a Rcs, la holding degli Agnelli vuole dismettere la quota che riceverà con la distribuzione ai soci della partecipazione in mano a Fca, si prevede sia nell'ordine del 5%, e ha già annunciato di voler realizzare la cessione «in linea con le prassi di mercato». Significa cioè che non verrà cercato un singolo azionista compratore ma le modalità di vendita, ancora da definire, dovrebbero essere comunque tali da non perturbare l'andamento del titolo per volumi e prezzi.

Rispetto all'impegno nel gruppo del Corriere della Sera Fca ha anche segnalato che con l'operazione giunge a compimento il ruolo svolto in Rcs «per senso di responsabilità nel corso di oltre quarant'anni, che ha permesso di salvare il gruppo editoriale in tre diverse occasioni», assicurando alla Rizzoli le risorse finanziarie necessarie a garantirne l'indipendenza e preservarne l'autorevolezza.

La famiglia Perrone, che dopo l'unione tra La Stampa e il Secolo XIX è al 23% di Itedi - Fca ne ha il 77% - avrà il 5% del nuovo Espresso con un impegno che, ha preannunciato il capofamiglia Carlo Perrone, sarà «di lungo termine». L'intero riassetto dovrà venir approvato entro fine giugno con la firma degli accordi definitivi, che fisseranno anche il concambio, e il perfezionamento della fusione è invece atteso nel primo trimestre 2017. La società resterà quotata alla Borsa italiana e già è stato chiarito che si vuole mantenere la «piena indipendenza» delle singole testate coinvolte. 

La fusione, hanno spiegato Espresso e Itedi, presenta un significativo valore industriale, puntando a integrare due gruppi con attività complementari realizzando crescenti economie di scala. Grazie a un'offerta completa di contenuti multimediali e di servizi di informazione su carta e digitale, hanno spiegato, avrà la forza patrimoniale e le dimensioni per rispondere alle sfide del settore, promuovendo progetti innovativi e originali per una molteplicità di piattaforme.

È «guardando al futuro che oggi annunciamo questo nuovo gruppo editoriale», un «avvincente progetto imprenditoriale nel mondo dei media e un atto di fiducia nei confronti dei giornali», ha affermato John Elkann, segnalando che avrà la missione di «guidare e se possibile anticipare i cambiamenti che continueranno a emergere   ritmo incessante nel nostro settore».

L'operazione «dimostra l'impegno di lungo periodo di Cir, del suo management, della mia famiglia e mio personale nello sviluppo del Gruppo Espresso», ha affermato il presidente Cir Rodolfo De Benedetti, segnalando anche di avere «fiducia nelle prospettive del Gruppo». Con la Stampa e il Secolo XIX l'Espresso «si rafforzerebbe ulteriormente, riaffermando il proprio primato nella stampa quotidiana italiana», ha segnalato l'amministratore delwgato di Cir Monica Mondardini, anticipando anche «il necessario processo di aggregazione del settore editoriale italiano».

«La missione di questa casa è sempre stata l'editoria, al servizio di una crescita civile del Paese. Con questa operazione l'impegno viene riconfermato e accresciuto», ha affermato il presidente dell'Espresso Carlo De Benedetti.


 

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