Un'anteprima di ciò che potrebbe accadere dopo l'annuncio della presidente della Fed, Janet Yellen, si è avuta nel 2013 con la decisione di rallentare il Quantitative Easing americano. Il cosiddetto “tapering” - la diminuzione graduale degli acquisti di titoli - provocò un improvviso movimento di capitali dai paesi emergenti e dall'Europa verso gli Stati Uniti, spingendo verso l'alto i rendimenti dei titoli pubblici globali, compreso il debito dei paesi della zona euro. «All'epoca i tassi iniziarono a reagire in modo consistente. Ci fu un impatto non solo sulle condizioni finanziarie mondiali, ma anche nella zona euro. E reagimmo con la nostra politica monetaria», ha ricordato Praet in un'intervista al Financial Times il 13 dicembre. Per rispondere alla Fed, nel luglio 2013 la Bce tagliò il tasso di riferimento allo 0,25%. «I nostri strumenti sono sufficientemente flessibili per fronteggiare tutte queste situazioni», ha garantito Praet. La Bce potrebbe potenziare gli acquisti del suo QE oppure tagliare ancora i tassi sui depositi che sono già in territorio negativo. L'approccio graduale scelto dalla Fed e la determinazione di Draghi di proteggere la zona euro dovrebbero evitare scossoni. Ma alcuni economisti dubitano che un ulteriore stimolo della Bce possa avere effetti significativi sulla crescita europea.
LO SCENARIO
Se oggi le due banche centrali più importanti al mondo sono costrette a imboccare strade divergenti è perché Usa e Europa si trovano in condizioni molto diverse. Grazie alla Fed, l'economia americana cresce a un ritmo soddisfacente e la disoccupazione è scesa al 5%. La ripresa europea, per contro, si sta bloccando malgrado l'euro debole, il calo del petrolio e il QE. In altre parole, le rigidità strutturali dei paesi della zona euro impediscono alle loro economie di beneficiare pienamente degli stimoli della Bce. Su esportazioni e crescita europee inoltre potrebbero pesare le mosse delle banche centrali dei paesi emergenti per proteggersi dal rialzo dei tassi Usa. L'altro rischio di più lungo periodo è che, prima o poi, la Bce debba seguire la strada della Fed e chiudere il rubinetto del QE. In un rapporto pubblicato ieri, la Commissione avverte che una stretta monetaria potrebbe avere conseguenze dure per paesi a alto debito come l'Italia.
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