Diamanti da investimento, l'Antitrust multa due società: «Offerte ingannevoli e omissive»

Diamanti da investimento, l'Antitrust multa due società: «Offerte ingannevoli e omissive»
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Lunedì 30 Ottobre 2017, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 15:30
«Ingannevoli e omissive». Così l'Antitrust ha definito le modalità di offerta dei «diamanti da investimento» da parte delle società Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi), multate dall'autorità per 15 milioni di euro, insieme «agli istituti di credito con i quali operavano: Unicredit, Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena».

L'autorità ha annunciato le sanzioni in una nota, in cui specifica i profili di scorrettezza riscontrati per le due società. L'Antitrust contesta in particolare le informazioni ingannevoli e omissive diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale delle stesse aziende sul prezzo di vendita dei diamanti, presentato come quotazione di mercato e presunto frutto di una rilevazione oggettiva, e sull'andamento del mercato dei diamanti, rappresentato in stabile e costante crescita. Infine le società pubblicizzavano anche «l'agevole liquidabilità e rivendibilità dei diamanti alle quotazioni indicate e con una tempistica certa».

In realtà, spiega l'Agcm, è emerso che le quotazioni di mercato erano i prezzi di vendita liberamente determinati dai professionisti in misura ampiamente superiore al costo di acquisto della pietra e ai livelli internazionali di riferimento. L'andamento delle quotazioni era in realtà l'andamento del prezzo di vendita delle imprese annualmente e progressivamente aumentato dai venditori, e le prospettive di liquidabilità e rivendibilità erano unicamente legate alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all'interno del proprio circuito.

L'Autorità ha, inoltre, accertato che gli istituti di credito proponevano l'investimento a una specifica fascia della propria clientela interessata all'acquisto dei diamanti come un bene rifugio e a iversificare i propri investimenti.

Secondo l'Autorità il fatto che l'investimento fosse proposto da parte del personale bancario e la presenza del personale bancario agli incontri tra i due professionisti e i clienti, forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all'acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti.


Idb e Dpi avrebbero anche violato i diritti di recesso dei consumatori. Le sanzioni irrogate sono state pari, nel primo caso, a 9,35 milioni (2 milioni per Idb; 4 milioni per Unicredit; 3,35 milioni per Banco Bpm); nel secondo caso, 6 milioni (un milione per DPI; 3 milioni per Banca Intesa; 2 milioni per Mps). Com-Sim.
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