Come sarà la Manovra: deficit al 2,4%: 10 miliardi al reddito, via la Fornero

Esultanza di Di Maio e dei ministri dal balcone di palazzo Chigi
di Andrea Bassi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Settembre 2018, 21:26 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 16:58

La manovra sarà finanziata tutta in deficit. Un patto per 3 anni. Vincono Movimento 5 Stelle e Lega. La linea del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, perde e il titolare del dicastero di via XX settembre, dopo una giornata di confronto serrato, è costretto a cedere. Ma non si dimette, anche per non allarmare i mercati. L'unica apertura a Tria per salvare le sue posizioni, è la concessione che 5 miliardi l'anno per il deficit saranno destinati, come ha spiegato ieri sera il premier Conte, agli investimenti. 

LEGGI ANCHEManovra, i numeri delle misure: 12,5 miliardi per Iva

LEGGI ANCHE Csm, Di Maio attacca il neo vicepresidente Ermini: «Il sistema è contro di noi

 



Nel 2019 il deficit sarà al 2,4% del Pil liberando 27 miliardi. Il livello sarà tenuto per tre anni, anche nel 2020 e 2021. Tutte le promesse del contratto potranno essere finanziate. Dalla riforma della legge Fornero, al reddito e alle pensioni di cittadinanza, ai fondi per i risparmiatori colpiti dalle crisi bancarie, agli investimenti e al calo delle tasse per gli autonomi, tutte le misure arriveranno tutti nella legge di bilancio e saranno finanziate ricorrendo all'indebitamento. 



Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri è chiamato a varare la nota di aggiornamento al Def, la resistenza del ministro dell'Economia Tria, non è bastata ad arginare la volontà politica comune delle due forze di governo, decise a portare a casa il risultato, una manovra espansiva che rappresenta una sfida aperta a Ue e mercati ma che fa esultare i parlamentari e militanti Cinquestelle in una vera e propria sfilata da Montecitorio a Palazzo Chigi. Al ritorno del premier Giuseppe Conte dagli Stati Uniti, la giornata è stata animata da tensioni interne al governo e da un continuo susseguirsi di indiscrezioni non sempre univoche.




IL MURO
A venire allo scoperto, rompendo il muro di silenzio eretto dal Tesoro e da Palazzo Chigi, sono stati i due vice premier. A parlare al posto del titolare dell'Economia è la Lega che, ancora prima che il consiglio dei ministri si riunisca, annuncia un accordo condiviso da tutto il governo, raggiunto, assicura il partito di Matteo Salvini, anche con il via libera del Tesoro. La ricostruzione della giornata è complessa. E contraddittoria. Secondo alcune fonti Tria avrebbe tentato, fino all'ultimo, di tenere il punto su una linea di maggiore prudenza, quella del deficit all'1,9% del Pil, necessaria per assicurare la stabilità finanziaria. Secondo altri nel pomeriggio si sarebbe spinto a concedere fino al 2,1%. Ma sin dalle prime ore di riunione a Palazzo Chigi, il pressing delle forze di maggioranza è stato incessante. L'obiettivo reso pubblico da Salvini e Di Maio, indicava cifre ben più alte, addirittura al 2,5% del Pil, e descriveva, con un mese di anticipo, persino le misure da inserire nella prossima legge di bilancio.
Le risorse liberate dal deficit permetteranno infatti sia a Lega che a M5S di tenere fede alle rispettive promesse elettorali. Il partito di Matteo Salvini potrà quindi portare a casa il superamento della legge Fornero, bandiera anche dei Cinquestelle, consentendo l'uscita di «400mila» lavoratori per lasciare posto ai giovani, la flat tax per gli autonomi al 15%, la pace fiscale e più investimenti per scuole strade e Comuni. Luigi Di Maio potrà garantirsi invece 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, destinato a una platea di 6 milioni e mezzo di persone, e il via libera alla pensione di cittadinanza, oltre a 1,5 miliardi da destinare ai risparmiatori colpiti dai crack bancari. «Per la felicità degli italiani vale la pena sforare il 2%», è stato il mantra di Salvini, a cui ha fatto eco Di Maio convinto sponsor di una manovra «coraggiosa», ieri ha subito detto che si trattava di «un giorno storico».
Ribadendo che la manovra «cancellerà la povertà. La Ue - ha scandito il ministro del Lavoro - non preoccupa, avremo modo di interloquire». Ma la trattativa potrebbe non essere così semplice. La reazione dell'Europa potrebbe rivelarsi dura, così come duro potrebbe essere già da domani mattina il giudizio dei mercati. Questi numeri, che non consentono minimamente né di continuare a fare scendere il debito né di «non peggiorare», come ha sempre predicato Tria, il saldo strutturale, il rischio è di andare anche allo scontro frontale con la Commissione. Bruxelles, che già ieri sera a Bloomberg ha fatto sapere di considerare troppo alto il deficit al 2,4%, potrebbe rispedire indietro la manovra già a fine ottobre.



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA