Desiata (Sogin): «Italia prima nel decommissioning nucleare, ma ci serve una mano dal governo»

L'amministratore delegato di Sogin Luca Desiata
di Alessandro Di Liegro
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Martedì 25 Settembre 2018, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 13:37
«Abbiamo ottenuto un grande riconoscimento per le attività italiane nel decommissioning nucleare da parte dello Iaea, l'agenzia onu sul nucleare». Luca Desiata è l'amministratore delegato di Sogin, la s.p.a. partecipata dal Ministero delle Finanze che ha in gestione le centrali nucleari italiane e si sta occupando del loro smantellamento.
«Come italiani siamo stati tra i primi in Europa nel nucleare e ora siamo i primi nel loro smantellamento. Il nostro know-how è molto richiesto all'estero».

In tutto il Mondo si parla di piani di proliferazione nucleare, mentre in Italia già pensiamo a smantellare le centrali?

Sì, il mercato del decommissioning vale oltre 200 miliardi di euro, ma per il 95% è in mano a imprese locali e l'altro 5% sono attività ad alto contenuto tecnologico che, per ora, non abbiamo. Noi offriamo strategia e project management, ci focalizziamo su servizi di consulenza di alto livello in cui aiutiamo aziende a impostare piani smantellamento e gestione rifiuti radiattivi. In 30 anni di esperienza di smantellamento abbiamo un database di costi e ritardi che ci sono stati, elaboriamo progetti con simulazioni Montecarlo, rivediamo il piano di attività terze associando a piani rischi per elaborare piani a vita intera. Costruiamo piani di risk management per focalizzare su attività ad alto rischio.

Di cosa si sta occupando Sogin in Italia?

Dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radiattivi. Ci sono ancora 9 impianti in Italia: 4 sono le centrali e stiamo lavorando alacremente sul piano di smantellamento dei vessel a Trino in Piemonte e alla centrale del Garigliano in Campania. Gli impianti ex Enea sono quattro e da gennaio di quest'anno ci è stato affidato lo smantellamento di uno dei più vecchi impianti a Ispra, a Varese, con la legge di bilancio 2018. Siamo qui per il mantenimento in sicurezza delle centrali e delle bonifiche nucleari. Abbiamo stretto un accordo con i carabinieri della tutela dell'ambiente per il Cemerad, il deposito rifiuti radiattivi medicali abbandonato in Puglia vicino Taranto. Lavoriamo per bonifica del sito.

Quali sono le novità di questa gestione di Sogin?

Dopo il 2016 abbiamo iniziato le attività più difficili come l'attacco ai vessel nucleari. Si allaga la cavità del reattore e si lavora sotto il battente d'acqua. Stiamo aspettando le autorizzazioni. Di recente siamo stati alla Iaea, l'agenzia Onu per le attività nucleari, a presentare i piani per Trino Vercellese e Garigliano. Una loro commissione di esperti internazionali indipendenti ha prodotto una review che promuove l'attività di Sogin. Per noi è un grande orgoglio.

Cosa manca per ottenere le autorizzazioni?

Abbiamo già il piano operativo per tutti e due i vessel. L'autorizzazione doveva arrivare lo scorso aprile 2018dall'ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e siamo già 6 mesi in ritardo. Abbiamo già affidato i contratti, abbiamo già le ditte da attivare. Inutile ritardare sull' autorizzazione.

La visita in Iaea è stata anche l'occasione per presentare i piani per il futuro?

Per il prossimo anno stiamo lavorando a un programma di economia circolare. Si tratta di metalli non contaminati, avviati a fusione e riutilizzo per una quota parte. È un messaggio anche per quanto riguarda la sostenibilità e la protezione dell'ambiente. Al di là dei rifiuti da stoccare e che non possono entrare in economia, il resto della centrale dev'essere avviato a riciclo sostenibile, sia per i grossi nuclei di cemento che per la parte metallica. Oltre al riutilizzo di cemento e metalli, abbiamo un programma azzeramento del CO2 footprint, a costo zero per il sistema regolatorio. Per azzerare la CO2 prevediamo 2 grandi linee: efficienza energetica con l'abbattimento energetico (illuminazione a led), pannelli fotovoltaici nei parcheggi, lì dove sono presenti incentivi, e la riforestazione. Dai decreti abbiamo l'obbligo di riforestare le zone intorno alle centrali: si partirà col Garigliano.

Abbiamo detto di Garigliano e Trino Vercellese, ma per quanto riguarda gli altri impianti?

A Saluggia l'attività principale è il Cemex, per cementificare i rifiuti radioattivi liquidi, per cui bisogna riaffidare la gara. Vi è un contenzioso con Saipem, al momento perché alla data del 12 agosto del 2017 il Cemex doveva essere consegnato. A quella data l'avanzamento sul sito era inferiore al 10%, dopo 4 anni di attività. Non restava altro che interrompere il contratto per grave inadempimento. La nuova gara prevede 2 anni: uno di revisione di tutta l'ingegneria, dopodiché il codice prevede la verifica e la validazione (5 o 6 mesi) e la stima dell'importo a gara e poi la gara vera e propria che in assenza di contenziosi dura 2 anni.

Cosa è andato storto nel progetto Cemex?

Alla data del 12 agosto ci dovevano essere consegnati gli impianti che, invece, non ci sono stati consegnati. Saipem aveva le aree, poteva entrare e fare quello che voleva, non aveva vincolo autorizzativo. Ha voluto strumentalizzare un subappalto di qualche milione di euro, riferito ad attività previste a conclusione e ha costruito una motivazione per abbandonare progetto. Noi pensiamo sia abbandono di cantiere. Siamo due aziende di Stato e abbiamo dato la disponibilità al nostro comune azionista di trovare una soluzione. A bilancio non c'è accantonamento né per Cemex né per Icpf.

Latina era il più grande impianto d'Europa.

Latina ha questa peculiarità che ci impedisce di partire con l'attacco al vessel, che è la tecnologia gas-grafite che non ha una metodologia approvata per smantellamento. Il problema grosso ce l'hanno gli inglesi che hanno molti di questi impianti. Aspettiamo che gli inglesi riflettano su come fare per poi capire come ottenere le migliori modalità di gestione di questo tipo di impianti.

A Caorso, invece abbiamo già un piano di ingegneria che non abbiamo sottoposto a Isin per non ingolfare le loro attività. Ci sono delle resine radiattive da inviare in Slovacchia per l'incenerimento. Senza liberare spazi non si può attaccare il vessel. Inviate le resine a freddo per testare l'incenerimento, poi partiranno quelle radiattive, così da iniziare piano tutto il processo di decommissioning. Saluggia e Trisaia sono situazioni a cui prestare attenzione. Bosco Marengo è il sito più vicino di tutti al completo smantellamento. Sì, dovevamo chiuderlo per fine anno, ma non posso confermare la data.

Cosa accade ai rifiuti prodotti dal decommissioning nucleare?

Il combustibile nucleare è avviato a riprocessamento. Viene inviato in Francia e in Inghilterra per estrarne l'uranio e il plutonio che poi sarà riutilizzato per le centrali francesi e inglesi. Il mantenimento del restante tipo dei rifiuti è al sicuro in depositi temporanei. Stiamo attendendo l'autorizzazione per un nuovo deposito temporaneo sul Garigliano. Vi sono delle tempistiche previste per lo smantellamento dei vessel. Se l'iter del deposito nazionale dovesse partire in tempi rapidi, siamo nei tempi per evitare i depositi temporanei. Il deposito nazionale ottimizza i costi.

Ecco, il deposito nazionale è un'altra delle criticità del piano nucleare italiano.

Siamo in attesa di autorizzazione della CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, che devono avere bassa sismicità e lontananza dall'acqua. La prima è stata realizzata nel 2015, e rilanciata dall'ex ministro Calenda, e su questo possiamo dare storico dichiarazioni. C'è stata una dichiarazione del Ministro Costa in commissione VIII, lo scorso luglio, a conferma che la Cnapi è in attesa di validazione finale dell'autorità di sicurezza.
Attendiamo il nulla osta a Sogin per avviare il processo di condivisione della Cnapi per cui, una volta pubblicata, parte l'attività di valutazione per i territori. Prima di costruire ci sono 2 anni di consultazioni pubbliche per identificare il sito. Se c'è una manifestazione spontanea andiamo subito là, naturalmente. La fase ingegneristica è stata già pensata ma bisogna attendere la morfologia del sito. Se tutto va bene, cosiderando i 2 anni della consultazione pubblica, potrebbero volerci 8 anni compresa la costruzione, senza ricorsi. Prevedevamo il 2025, data che impatta le scadenze internazionali.

Lo scorso maggio l'Unione Europea ha deferito l'Italia per la mancata presentazione del piano di smaltimento dei rifiuti nucleari

Il Programma nazionale di gestione dei rifiuti radiattivi, in carico ai ministeri, è pronto. Sogin ha dato il suo contributo tecnico. I ministri dichiarato, prima di inviarlo alla Comunità Europea, che volevano completare la fase di Vas – valutazione ambientale strategica -, conclusa a dicembre 2017. Ora serve un provvedimento ministeriale, che deve essere firmato da Ministero dell'Ambiente e dal Ministero dei Beni Culturali che terranno conto delle valutazioni.

Quali sono le proposte che Sogin porta al governo?

Rafforzare l'ente di verifica: A breve partiranno le audizioni per il rafforzamento tecnico di Isin, l'autorità di sicurezza nucleare. Il rafforzamento dev'essere tecnico: ingegneri, fisici, chimici. Questo è il collo di bottiglia del programma nucleare italiano. Sul codice degli appalti pubblici, la proposta che facciamo è di avere un'esenzione parziale per progetti di particolare complessità, come gli attacchi al vessel. Se apro un vessel e trovo un imprevisto, o faccio una variante o chiudo gara e ne faccio un'altra ma sono altri 2 anni. Servirebbe una legge per questo. Inoltre è evidente un problema di solidità nella realizzazione delle attività: se una ditta in consorzio fallisce, il progetto si blocca, vi sono i pareri legali sul sostituire la ditta. Crediamo sia utile rafforzare la nostra direzione lavori per tutelare le ditte più piccole esposte, così quando prendono una commessa da Sogin lavorano bene, mentre invece quando la commessa finisce si trovano in difficoltà. Bosco Marengo è un progetto piccolo con complessità bassa, eppure siamo stati fermi per dei mesi per vari motivi.

C'è da avere così tanta paura del decommissioning nucleare?

I rischi della gestione dei rifiuti radiattivi sono più percepiti emotivamente che reali. La trasparenza è l'antidoto migliore. Perciò abbiamo aperto cinque impianti per mostrare, in area controllata, come vengono gestiti. La trasparenza è verso l'opinione pubblica, verso i comitati di controllo, in conferenza dei servizi, ci sono momenti di confronto locali stabiliti per legge. Abbiamo strumenti online con monitoraggi ambientali che, dopo la validazione, vengono pubblicati online così chiunque può vedere le situazioni. L'inquinamento dei siti è convenzionale, dato che risale all'esercizio delle centrali. Sui piani di bonifica e monitoraggio c'è la massima trasparenza.
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