Commissione banche, vacilla l'intesa sulle regole salva-risparmio

La commissione banche (ansa)
di Alberto Gentili
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 19:57
Vacilla la relazione unitaria della Commissione d'inchiesta sulle crisi bancarie. E vacilla, di riflesso, anche il pacchetto di norme da proporre al prossimo Parlamento, inclusa la Procura nazionale per i reati economico-finanziari. Si fa infatti sempre più probabile un epilogo da tutti contro tutti. Insomma, un Vietnam, o quasi, praticamente scontato in piena campagna elettorale.

A rischiare di far saltare il banco è la posizione dei Cinquestelle e di Liberi e Uguali (Leu). I primi, con Carlo Sibilia, hanno presentato una serie di proposte che difficilmente il presidente Pier Ferdinando Casini potrà inserire nella relazione finale che presenterà domani o all'inizio della prossima settimana. Tra queste ce ne sono alcune giudicate «indigeribili» da Pd e Forza Italia: la nazionalizzazione di Banca d'Italia e della Borsa di Milano, il divieto di 6 anni a cambiare impiego per i dipendenti di Via Nazionale, Consob e Guardia di finanza (Pd e Fi pensavano a due anni), l'obbligo per i vertici degli istituti di credito di versare il 30% del loro stipendio a un fondo di garanzia in caso di azioni di responsabilità. Altre, invece, come la separazione tra banche d'affari e banche commerciali, la Procura nazionale, i nuovi sistemi a tutela dei risparmiatori, sono condivise sia dai dem che dai forzisti, sicché il presidente Casini non avrà alcun problema a inserirle nella relazione finale.

Ma mentre Sibilia (e dunque i Cinquestelle) non hanno ancora chiuso del tutto la porta e vogliono esaminare la relazione prima di dire se la voteranno o meno, LeU fa già sapere che la partita è chiusa. «Nelle prossime ore depositeremo una relazione alternativa», afferma Davide Zoggia. Che spiega: «Riteniamo del tutto insufficienti e fuorvianti le basi proposte dal presidente Casini e ci sorprende apprendere che forze politiche come i Cinquestelle e la Lega sembrerebbero disponibili a raccogliere positivamente tale lavoro».

Su questa decisione pesa, naturalmente, la campagna elettorale. LeU, che ha fatto di Banca Etruria e delle crisi bancarie un ariete da usare contro Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, non ha alcun interesse a partecipare a un atto di appeasement. Ed è probabile che, a conti fatti, anche i Cinquestelle seguiranno l'esempio del partito di Pietro Grasso. A poco più di un mese dalle urne nessun partito è interessato a sbandierare intese sul fronte caldo e velenoso delle banche.

IL BIVIO DI FORZA ITALIA
Per questa ragione, anche se Andrea Augello (alleato di Forza Italia) non esclude di votare la reazione di Casini («la sosterremo se avrà un alto tasso di credibilità e sarà convincente»), è molto probabile che anche il forzista Renato Brunetta alla fine si sfili. «Se salta l'accordo unitario ognuno andrà per la sua strada», dicono nel suo entourage. La spiegazione: Silvio Berlusconi, dopo aver votato insieme al Pd il via libera alle missioni militari e alla nomina del nuovo presidente della Consob Mario Nava, non ha intenzione di dare nuove prove di larghe intese. Accordo che ieri, a Bruxelles, ha smentito categoricamente per non litigare con Matteo Salvini e per non disorientare il proprio elettorato.

VERSO IL VIETNAM
In base a quanto stabilito in occasione della riunione della Commissione che ha dato il via libera all'ipotesi della relazione finale con «proposte prescrittive» da lasciare al prossimo Parlamento, se salterà l'intesa ogni partito presenterà un proprio documento. Inclusi i veleni e le accuse che hanno scandito, negli ultimi mesi, il drammatico dibattito sulle crisi bancarie. Forza Italia, ad esempio, ha già pronta una relazione di minoranza di ben 240 pagine.

LE MISURE A RISCHIO
Verrebbe così a cadere la possibilità di presentare il pacchetto di norme a tutela del risparmio e dei risparmiatori. Pacchetto su cui Casini sta ancora lavorando. E che si compone della Procura nazionale (o sezioni specializzate) contro i reati economico-finanziari, del divieto delle porte girevoli, l'obbligo di collaborazione nella Vigilanza tra Bankitalia e Consob, l'incentivazione dell'azione di prevenzione della stessa Consob, e il bis della Commissione d'inchiesta nel prossimo Parlamento. Ma evitare questo bis, per molti, è un bene.
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