Bonus bebè, manca il decreto: l'assegno non scatta

Bonus bebè, manca il decreto: l'assegno non scatta
di Luca Cifoni
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Martedì 10 Febbraio 2015, 05:48 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 00:34
Sono circa 50 mila i bambini già nati in Italia nel 2015, ma per nessuno di loro i neo-genitori hanno potuto finora incassare il cosiddetto “bonus bebè”, ovvero il nuovo assegno per il sostegno alla natalità introdotto con la legge di Stabilità. E passeranno ancora alcune settimane prima che la macchina dei pagamenti si metta effettivamente in moto. Ai “normali” tempi tecnici richiesti più o meno tutti gli anni per l'operatività delle misure previste nelle varie manovre di bilancio, si aggiunge stavolta il contemporaneo e un po' difficoltoso debutto del nuovo Isee, l'indicatore di situazione economica equivalente recentemente riformato e richiesto quale parametro economico per l'ammissione delle famiglie al beneficio.



DOMANDA DA PRESENTARE

La legge affida all'Inps il compito di raccogliere le domande e provvedere all'erogazione dell'assegno, che vale 80 euro al mese. Ma l'istituto - che tra l'altro attraversa una delicata fase di passaggio delle consegne al vertice - è in attesa del decreto del presidente del Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto essere emanato entro trenta giorni dall'entrata in vigore del disegno di legge di stabilità, ovvero entro il 31 gennaio. Si tratta dei famosi “termini ordinatori e non perentori” cioè scadenze inserite nei provvedimenti ma considerate più o meno indicative visto che non è specificato cosa succede in caso di mancato rispetto.



Il decreto in questione va adottato su proposta del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro della Salute e con il ministro dell'Economia e delle finanze. Stando a quanto viene spiegato a Palazzo Chigi, dovrebbe essere pronto entro qualche giorno. Nel testo saranno precisati alcuni rilevanti aspetti pratici, come le effettive modalità di pagamento, e verrebbe reso disponibile anche il modulo per fare domanda.



Il bonus non spetta a tutti i bambini, ma solo a quelli il cui nucleo familiare abbia una situazione economica di valore non superiore ai 25 mila euro, misurati attraverso l'Isee. E qui si presenta un'ulteriore difficoltà, perché proprio dal primo gennaio è entrata in vigore la nuova versione dello strumento per selezionare all'accesso alla prestazioni sociali, rivisto per contrastare gli abusi da parte degli evasori. Il debutto non è stato facile, un po' per la necessità di stipulare nuove convenzioni con i Caf (centri di assistenza fiscale) un po' per la maggiore complessità del nuovo modello, che tra l'altro attribuisce maggiore peso alla componente patrimoniale ed in particolare alle abitazioni. Chi vuole compilare l'Isee deve indicare anche le giacenze medie sul conto corrente, un dato che a quanto pare le banche non sono ancora attrezzate a fornire per questa specifica finalità.



LA PLATEA

Insomma, ci vorrà ancora tempo ed alla fine la platea degli aventi diritto potrebbe risultare più contenuta dei 330 mila l'anno (su poco più di 500 mila bambini che vengono al mondo nel nostro Paese) previsti dalla relazione tecnica alla legge di Stabilità. Di questi, sempre secondo le stime ministeriali, circa 85 mila rispetterebbero il più stringente requisito di un Isee non superiore ai 7 mila euro che fa scattare il raddoppio dell'importo da 80 a 160 euro mensili.



A proposito di sostegno alla famiglia, va ricordato che il nuovo strumento si aggiunge ad altri che già esistono ma funzionano attraverso canali diversi: attualmente ci sono l'assegno al nucleo familiare per i lavoratori dipendenti (Anf), quello simile erogato da i Comuni, l'assegno di maternità per le lavoratrici non occupate, le detrazioni Irpef per i figli a carico e il bonus bebè una tantum riconosciuto da qualche Regione. Per alcune di queste prestazioni viene valutato l'Isee, per l'Anf vale invece il reddito familiare calcolato con criteri ad hoc, mentre le detrazioni sono calcolate sull'imponibile fiscale del singolo contribuente. Quindi alla nascita di un bimbo i genitori devono attivarsi con i diversi interlocutori (datore di lavoro, Inps, Comune e così via). Non pare un modo di semplificare la loro vita.