Piano da 5 miliardi per la banda larga: 100Mega al 60% delle case usando i fondi pubblici

Piano da 5 miliardi per la banda larga: 100Mega al 60% delle case usando i fondi pubblici
di Andrea Bassi
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Domenica 5 Ottobre 2014, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 12:09
Un piano di investimenti pubblici da 5 miliardi di euro con l'obiettivo di fornire a 7 milioni di edifici, in pratica il 50 per cento delle famiglie italiane, una connessione a banda ultralarga con una velocità pari o superiore a 100 Mega. Dopo il piano Romani (dal nome dell'ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi), dopo il piano Letta-Caio (elaborato dall'allora Mister Agenda digitale Francesco Caio, oggi amministratore delegato delle Poste), sta per arrivare il piano del governo Renzi. La conferma è arrivata qualche giorno fa dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che ha annunciato che a breve i principali operatori nazionali delle telecom saranno convocati in un tavolo a Palazzo Chigi nel quale il programma del governo per la banda larga sarà illustrato. Ma alcune bozze, di cui Il Messaggero è venuto in possesso, iniziano a circolare. Il piano Renzi è suddiviso in cinque mosse: il catasto «del sotto e sopra suolo», la «defiscalizzazione degli investimenti», il «piano strategico per la banda ultralarga», lo «spettro elettromagnetico» e, questa è la principale novità, il «sostegno alla domanda».

LA PRIMA FASE

Il piano è diviso in due fasi temporali. Nella prima l'obiettivo è garantire una connessione ad almeno 30 Mbps di velocità a tutti gli italiani e a 100 Mbps agli edifici strategici della Pubblica amministrazione. Questa seconda indicazione è importante. La sede dell'Inps, piuttosto che quelle dei ministeri, dovranno avere in breve tempo delle connessioni internet ultraveloci. La pubblica amministrazione, insomma, deve essere la prima a modernizzarsi e a dare l'esempio. Le somme necessarie a finanziare questa prima fase del piano, sono stimate dal governo in 1,9 miliardi. L'ipotesi è che questo intervento sia completamente realizzato attraverso finanziamenti pubblici. Le risorse, secondo una delle tabelle allegate, verrebbero quasi integralmente dall'utilizzo dei fondi strutturali europei. Circa 1,3 miliardi da quelli destinati alle Regioni «Convergenza», ossia Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Questi soldi sarebbero utilizzati in queste quattro Regioni per collegare tutta la popolazione a 30 Mega, tutti gli uffici della Pubblica amministrazione e il 25% della popolazione a 100 Mega. Altri 64 milioni sarebbero attinti dai fondi per le Regioni «Transizione», ossia quelle con Pil pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media Ue. In queste regioni verrebbe collegato a 30 Mega il 50% della popolazione imprese escluse. Infine altri 300 milioni circa dalle Regioni comprese nell'obiettivo «Competitività», che permetterebbe di raggiungere mediamente il 50% dell'intera popolazione con la connessione a banda larga.

GLI INVESTIMENTI

La seconda fase del piano del governo, invece, prevede di portare la velocità a 100 Mega per il 60 per cento della popolazione cablando 7 milioni circa di edifici. Il costo di questa seconda parte del programma sarebbe di 2,8 miliardi di euro. Gli edifici presenti sul territorio italiano sono in tutto 14 milioni. I piani degli operatori di telecomunicazioni prevedono al momento la copertura a 100 Mega di circa 1,4 milioni di stabili, il 10 per cento del totale. Dei restanti 12,6 milioni, il piano del governo ne coprirebbe il 60%, 7 milioni appunto. Il costo medio per ogni lineaedificio, è stimato nel piano in 400 euro. Da qui la stima dei 2,8 miliardi. Soldi ai quali il governo avrebbe intenzione di aggiungere un altro miliardo di euro come «sostegno alla domanda». Di che si tratta? Il governo darebbe un incentivo di 100 euro (il 50% circa del costo totale) per portare la fibra fin dentro gli appartamenti dei cittadini. Un bonus, insomma, per chi voglia una connessione in fibra ad alta velocità. Il costo complessivo di questa seconda parte del piano, dunque, è di circa 3,8 miliardi di euro. Come saranno finanziati? L'intenzione sarebbe innanzitutto di utilizzare i soldi del Fondo di sviluppo e coesione. il Fondo stanzia 5 miliardi per le infrastrutture di telecomunicazione, ma solo a valere dal 2017. Dal 2015, tuttavia, la Banca europea degli investimenti anticiperà il 30 per cento di tale investimento, circa 1,5 miliardi di euro. Un altro miliardo e mezzo di euro, poi, arriverebbe dai risparmi ottenuti dallo Stato con la gara sul «sistema pubblico di connettività», un bando da 2,5 miliardi assegnato provvisoriamente dalla Consip a Tiscali con un ribasso del 90 per cento delle base d'asta (ma sul quale pende la spada di Damocle di possibili ricorsi da parte degli altri operatori). Altri 230 milioni arriverebbero invece, dal Pon competitività (fondi strutturali gestiti dalle amministrazioni centrali), che verrebbero concentrati soprattutto sulla copertura a banda ultralarga delle imprese in base alle diverse disponibilità e alle esigenze regionali. Il piano del governo, per la prima volta, non fa nessun cenno alla rete Telecom, ma si baserebbe su bandi di gara aperti a tutti gli operatori.