Banco Bpm, via al terzo istituto italiano: approvata la fusione per il terzo colosso del settore

Banco Bpm, via al terzo istituto italiano: approvata la fusione per il terzo colosso del settore
di Rosario Dimito
3 Minuti di Lettura
Domenica 16 Ottobre 2016, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 23:09


RHO PERO L'Italia fa da battistrada in Europa nell'era la vigilanza unica con la nascita della prima fusione bancaria, frutto della riforma delle popolari fatta a marzo 2015 dal governo Renzi per dare una scossa al sistema. Via libera ieri dalle assemblee straordinarie di Banco Popolare - (a Verona) in un clima molto sereno e Bpm (a Rho-Pero), molto affollata (33.600 votanti complessivi) in un contesto più nervoso -, all'aggregazione, a partire dall'1 gennaio 2017 tra i due istituti in una nuova spa, Banco Bpm, il terzo gruppo italiano: approvazione bulgara a Verona (99,5% a favore su un totale di 23683 di votanti), più contrastata a Milano a dimostrazione del dissenso della minoranza dei pensionati (71,8% pari a 7314 favorevoli contro il 28,2% pari a 2731 contrari).

L'ASSETTO
Alla guida andrà Giuseppe Castagna, con Carlo Fratta Pasini alla presidenza, Maurizio Faroni dg e Pierfrancesco Saviotti alla presidenza del comitato esecutivo che ha svolto l'ultima relazione davanti ai soci del Banco scandita da una standing ovation di 15 minuti che lo ha sollevato dall'emozione. Saviotti dimostrando l'eleganza che è la cifra dell'uomo, ha accettato di farsi da parte chiudendo, almeno per ora, una carriera onorata e prestigiosa dopo 49 anni. «Sono più che soddisfatto», dice il banchiere veronese al Messaggero che lo ha raggiunto a casa, al termine dell'assemblea, «posso dire di aver finalmente coronato il mio sogno di cui ho parlato per la prima volta a ottobre 2014. Ora ci sono tutte le condizioni per dar vita a un progetto ambizioso, far nascere la terza banca italiana che ha la forza per contribuire alla crescita del Paese. Banco Bpm potrà dare impulso alla crescita economica che ha bisogno comunque delle riforme del governo, sostenendo famiglie e imprese che sono il volano del rilancio». Per il sistema bancario nazionale «noi ci abbiamo messo del nostro, abbiamo fatto vedere che è un paese che si può aiutare da solo, che non è un Paese che si deve salvare», commenta Castagna, al termine dell'assemblea durata sette ore. «Sicuramente in un futuro, ma penso abbastanza lontano, potremo essere un polo aggregante», ma «la nostra operazione è così complessa che oggi non abbiamo altre distrazioni o altri target.

Non guardiamo a nient'altro, cerchiamo di fare bene quello che dobbiamo fare», ha proseguito il banchiere napoletano. «È stata una giornata particolarmente bella per tutti noi - Vedere oltre 10 mila soci in assemblea non capita tutti i giorni ed è bello che un'operazione così importante sia stata fortemente voluta da tutti i colleghi del gruppo. Sono molto contento della partecipazione e dell'esito». Castagna ha poi allargato il discorso all'intero sistema bancario italiano, sottolineando di essere tra «i primi tifosi della soluzione positiva di tutte le situazioni delicate che il sistema bancario sta evidenziando. Noi ci abbiamo messo del nostro - ha rivendicato - abbiamo fatto vedere che questo è un Paese che si può aiutare da solo, non è un paese che si deve salvare». Castagna ha poi ammesso che anche il futuro Banco Bpm sarà scalabile, un pò meno di quanto sarebbe stato se Bpm fosse rimasta da sola con 1,8 miliardi di capitalizzazione, le sue performance già raggiunte e il suo piano industriale già realizzato». Sono stati 87 gli interventi dei soci, il 40% circa schierati contro le nozze con argomentazioni strumentali, come quelle sostenute dal presidente del cds Nicola Rossi riguardo «alcuni andamenti della società aggregante (il Banco, ndr), tra cui i trend reddituali e dell'efficienza operativa, nonché sui crediti deteriorati», ignorando che il gruppo scaligero si è classificato al secondo posto agli stress test, dietro Intesa Sanpaolo.