Pensioni, cresce l'aspettativa di vita: nel 2019 in pensione a 67 anni

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Martedì 24 Ottobre 2017, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 00:16

Cresce l'aspettativa di vita e si va verso un aumento dell'età pensionabile di 5 mesi a 67 anni nel 2019.

A 65 anni - rileva l'Istat confermando le stime dello scorso marzo - l'aspettativa di vita arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. Quindi sulla base delle regole attuali l'età per la pensione di vecchiaia dovrebbe arrivare a 67 anni nel 2019 (dagli attuali 66 anni e 7 mesi) e crescerebbero anche gli altri requisiti, compresi quelli contributivi. Una prospettiva che era apparsa incerta lo scorso anno, per il sorprendente calo dell'aspettativa di vita nel 2015: ma ora l'istituto di statistica rileva che quella inversione di tendenza è stata completamente riassorbita l'anno successivo e dunque l'aumento nel triennio è di cinque mesi.


Ora la palla passa al governo che deve emanare entro fine anno un decreto interministeriale che però ha natura solo amministrativa, senza margini di discrezionalità, e si limiterà a prendere atto della stima Istat. Nelle scorse settimane forze politiche e sindacali hanno chiesto al governo di congelare questo passaggio ma per farlo servirebbe un intervento legislativo, che quanto meno sposti in avanti la data entro la quale il decreto deve essere adottato.

La speranza di vita alla nascita - scrive ancora l'Istat - risulta come di consueto più elevata per le donne - 85 anni - ma il vantaggio nei confronti degli uomini - 80,6 anni - si limita a 4,5 anni di vita in più. La speranza di vita aumenta in ogni classe di età. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. A tale età la prospettiva di vita ulteriore presenta una differenza meno marcata tra uomini e donne (rispettivamente 19,1 e 22,3 anni) che alla nascita.

Rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire nel primo anno di vita si è abbattuta di oltre sette volte, mentre quella di morire a 65 anni di età si è più che dimezzata. Un neonato del 1976 aveva una probabilità del 90% di essere ancora in vita all'età di 50 anni, se maschio, e a quella di 59 anni, se femmina. Quaranta anni più tardi, un neonato del 2016 può confidare di sopravvivere con un 90% di possibilità fino all'età di 64 anni, se maschio, e fino a quella di 70, se femmina.

L'aumento della speranza di vita nel 2016 rispetto al 2015 si deve principalmente alla positiva congiuntura della mortalità alle età successive ai 60 anni. Il solo abbassamento dei rischi di morte tra gli 80 e gli 89 anni di vita spiega il 37% del guadagno di sopravvivenza maschile e il 44% di quello femminile.

Nel 2016 sono stati registrati oltre 615 mila decessi tra i cittadini residenti, 32 mila in meno del 2015 (-5%). In rapporto al numero di residenti, nel 2016 sono deceduti 10,1 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2015. Lo certifica l' Istat. La riduzione nel numero di morti risulta territorialmente omogenea, pur risultando più ampia nel Nord-ovest (-5,6%) e nel Sud (-5,7%).




 

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