Pensioni, come funziona l'aspettativa di vita e perché non si conta il passo indietro del 2015

La sede Istat
di Luca Cifoni
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Martedì 24 Ottobre 2017, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 12:02
Il meccanismo che adegua i requisiti per la pensione all'aumento dell'aspettativa (o speranza) di vita è stato introdotto per legge nel 2010 ed è stato poi confermato e rivisto con la riforma Fornero. Finora è stato applicato nel 2013 con un incremento di 3 mesi (fissato in anticipo in questa misura, anche se i dati avrebbero detto 5) e nel 2016 quando l'aumento fu di 4 mesi. La prossima scadenza è il 2019: dopo quella data gli adeguamenti avverranno ogni due anni.

Ma come funzionano concretamente il calcolo e la decisione? La procedura è abbastanza semplice. Almeno un anno prima della scadenza prevista, quindi entro il 2017 per le novità che dovranno entrare il vigore il primo gennaio 2019, il ministero dell'Economia e quello del Lavoro emanano un decreto "direttoriale": vuol dire che è un provvedimento amministrativo da parte dei dirigenti delle strutture, senza margini di discrezionalità politica. Anzi la legge prevede che il dirigente risponda di danno erariale qualora il decreto non sia adottato.

Dunque si tratta di un passaggio esclusivamente tecnico: i ministeri si limitano a rilevare i dati elaborati dall'Istat ed in particolare la variazione della speranza di vita ai 65 anni (totale, ovvero la media tra uomini e donne) nel corso di un triennio. Tra il 2013 e il 2016 la speranza di vita è passata da 20,3 a 20,7 anni, ovvero di 0,4. Convertendo i decimali in mesi e arrotondando (0,4x12=4,8=5) si ottengono appunto cinque mesi , che vanno aggiunti al requisito di età per la vecchiaia ma anche a tutti gli altri. Così per vecchiaia si passerà dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67. Il requisito contributivo passa invece per gli uomini a 43 anni e 3 mesi e per le donne a 42 e 3 mesi.

In questi giorni il meccanismo viene criticato perché tiene conto solo degli incrementi e non delle eventuali diminuzioni della speranza di vita, che non comportano un allentamento dei requisiti. L'obiezione può essere corretta in senso generale, perché effettivamente la legge dispone così. Ma nel caso specifico non sarebbe comunque cambiato nulla: è vero che la speranza di vita a 65 anni è sorprendentemente diminuita a 20,3 nel 2015 (stesso valore del 2013 per cui la variazione su 2 anni è stata nulla); ma il passo indietro è stato poi più che recuperato nel 2016. Il passaggio agli adeguamenti biennali permetterà di cogliere i cambiamenti demografici in modo più ravvicinato.
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