Argentina a un passo da un nuovo crack. Per S&P è già default

Argentina a un passo da un nuovo crack. Per S&P è già default
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Mercoledì 30 Luglio 2014, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 08:08
Argentina a un passo dal secondo crack in 13 anni. Un default che secondo Standard & Poor's gi avvenuto, almeno in modo parziale: l'agenzia ha tagliato infatti il rating di Buenos Aires a "selective default" da "CCC-".



Un'intesa non sembra ancora esserci fra gli hedge fund che hanno in mano una grossa fetta di titoli di Buenos Aires, ma il faccia a faccia continua. E la presenza del ministro dell'Economia argentinbo, Axel Kicillof, a New York lascia intravedere uno spiraglio di speranza. La Borsa di Buenos Aires crede in un possibile accordo e sale decisa. Balzo anche per i bond del Paese.



Ad alimentare la speranza di un accordo è la proposta messa a punto dalle banche argentine e presentata agli hedge fund: gli istituti - secondo indiscrezioni - si impegnerebbero ad acquistare e liquidare i bond nelle mani dei fondi speculativi che, a loro volta, dovrebbero però chiedere al giudice, Thomas Griesa, di sospendere la sentenza emanata, ovvero che l'Argentina paghi gli hedge fund per intero per poter procedere al pagamento dei titolari di bond che hanno aderito al concambio. Un pagamento che deve essere effettuato entro oggi o farà default.



La proposta elaborata dall'Adeba, l'associazione delle banche argentine, è arrivata a New York con il responsabile dell'investment banking di Banco Macrio, Sebastian Palla. Secondo gli osservatori, la proposta delle banche argentine è destinata a mettere pressione su Buenos Aires per trattare, perché mostra che il settore privato è pronto a farsi carico di parte dei costi di un possibile accordo.



L'iniziativa delle banche argentine potrebbe rappresentare quindi una svolta nella lunga battaglia legale fra gli hedge fund e Buenos Aires. Uno scontro che affonda le radici nel 2001, anno del primo default dell'Argentina. Un default nelle prossime ore, mettono in evidenza gli analisti, non sarebbe pesante come il primo anche se andrebbe a peggiorare un quadro economico già difficile: l'economia già in recessione si contrarrebbe ancora di più e l'Argentina rischierebbe di essere tagliata fuori dai mercati del debito. L'inflazione, che secondo alcuni analisti è vicina al 40%, salirebbe aumentando la pressione sul peso e rendendo le importazioni più costose.