Alitalia, prestito ponte di 600 milioni per continuare a volare: il governo nomina 3 tre commissari

Alitalia, prestito ponte di 600 milioni per continuare a volare: il governo nomina 3 tre commissari
di Umberto Mancini
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Martedì 2 Maggio 2017, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 09:52

ROMA Da compagnia sexy e a cinque stelle, almeno nelle intenzioni di Etihad, ad azienda sull'orlo del fallimento in mano allo Stato che la tiene in vita con un prestito da 600 milioni. Riunione lampo a Palazzo Chigi per nominare i tre commissari di Alitalia e avviare l'amministrazione straordinaria richiesta dal cda della compagnia. A ripulire i conti, rinegoziare i contratti e cercare nuovi soci ci penseranno da oggi Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. A loro - ha spiegato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda - è stato affidato un ampio mandato per ristrutturare e poi vendere. Lo dovranno fare, nelle intenzione del governo, in 6 mesi, ma ce ne vorranno molti di più. Cercando gli acquirenti migliori, garantendo la continuità di tutti i voli e, sfida ardua, facendo spendere il meno possibile allo Stato.

LE LINEE GUIDA
I tre potranno contare su un finanziamento ponte del Tesoro da 600 milioni (100 più del previsto) che servirà a coprire i costi di gestione per pagare gli stipendi e tenere in volo gli aerei. Un prestito a condizioni di mercato - ha aggiunto Calenda - che dovrà essere restituito è che non è l'anticamera della nazionalizzazione. Del resto - ha spiegato il ministro - mettere a terra tutti gli aerei, l'alternativa al prestito, sarebbe costata molto di più. Insomma, l'esecutivo è stato coerente prima e dopo il no al referendum.

La sfida, oltre a difendere lavoratori e viaggiatori, è anche quella di chiudere l'operazione di salvataggio in poco tempo, evitando da un lato la fuga dei passeggeri e il tracollo delle prenotazioni (sono oltre 4,9 milioni quelle in piedi), dall'altro la melina dei possibili acquirenti che, sapendo bene le condizioni di difficoltà dell'azienda, non spingeranno di certo per accelerare. In vetrina ci sono rotte, aerei e personale per i quali da domani, almeno in linea teorica, i commissari potranno cominciare a raccogliere le manifestazioni d'interesse. Nella realtà i commissari andranno con i piedi di piombo prima di cedere asset, vagliando tutte le ipotesi percorribili. A cominciare dagli eventuali nuovi partner industriali. E se da un lato Delrio ha detto che bisogna trovare nuovi soci in grado di colmare «le debolezze del passato», dall'altro sia Palazzo Chigi che Gubitosi non escludono che Etihad, magari insieme ad Intesa, possa tornare in pista, ovviamente dopo una sostanziosa stretta ai costi. Alla finestra ci sono, come noto, sia Lufthansa che le low cost e anche le maggiori compagnie americane, pronte a contendersi i pochi pezzi pregiati rimasti. Ieri, dopo due anni e 4 mesi dal suo decollo, è finita quindi l'era di Alitalia targata Etihad, ed è iniziata quella dei commissari. I quali, come auspicato da Delrio, dovranno mettere a punto un piano credibile che possa consentire alla compagnia di avere uno spazio vitale, a prescindere «dalla presenza delle low cost». «Siamo convinti - ha aggiunto Delrio - che il mercato potrà trovare investitori interessati ad uno storico brand e lo Stato farà la sua parte». Come accennato, il cda di Alitalia ha preso atto della «grave situazione economica, patrimoniale e finanziaria» della società, del venir meno del supporto dei soci e dell'impraticabilità in tempi brevi di soluzioni alternative, e ha scelto all'unanimità di presentare l'istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. In serata Padoan ha ribadito che Alitalia è una «società privata, non pubblica e che se c'è una soluzione è una soluzione di mercato».

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