Locman, l’orologio all’italiana che conquista le star

Locman, l’orologio all’italiana che conquista le star
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Giovedì 1 Dicembre 2016, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 16:12
Dall’Elba in cima ai mercati, in un settore dominato dalle tecnologie consolidate. Il segreto? L’eleganza di casa nostra che ha colpito Jennifer Lopez e Tom Cruise

«Mio padre Franco vendeva pellami. E voleva che anch’io imparassi il suo mestiere: non andò così». Marco Mantovani diventò infatti orologiaio. Non è l’unica discontinuità nella storia di Locman, uno dei marchi leader dell’orologeria, uno dei pochi competitor internazionali dei colossi svizzeri. Un’altra bizzarria? La sede. Non tanto la sede legale, che uno la mette dove crede, ma la sede organizzativa, amministrativa, operativa: tutti i laboratori di assemblaggio sono nell’Isola d’Elba, a Marina di Campo. «Dal mio ufficio vedo la chiesa in cui sono stato battezzato», racconta Mantovani, 55 anni, amministratore delegato della società e alla testa di un’impresa che sta riproponendosi con la forza inesauribile del madein Italy.

«Beh, sfatiamo qualche luogo comune. Iniziamo dalla singolare logistica che fa sentire l’Elba al centro del mondo – spiega Mantovani – in 24 ore consegniamo in tutta Italia, in 48 ore raggiungiamo tutti i mercati del mondo. Si può fare, basta definire accordi forti con la distribuzione specializzata. L’altro tema è l’orologeria, come esclusiva dei maestri svizzeri. Non è vero. Da sempre in Italia abbiamo degli artigiani orologiai di qualità assoluta. E noi siamo cresciuti anche grazie a questa tradizione».

Sì, va bene, ma trasformarsi da commerciante di pelli in orologiaio non è normale. «Quando mio padre vendeva pellami io disegnavo, ero un creativo, come si sarebbe detto allora.Un creativo applicato alla materia, al pellame che era di casa; e appassionato della versatilità dei cinturini degli orologi. Disegnavo cinturini. Una vera collezione. Tanto da giustificare, nel 1985, un viaggio a Basilea, durante la fiera internazionale dell’orologeria. Partii per cercare clienti per i miei cinturini. Tornai innamorato degli orologi».

L’orologio è un oggetto magico, per la sua funzione di misuratore di un bene fuggevole, il tempo, per la sua bellezza come articolo da corredo, per il fascino della tecnologia applicata. Dalla Locman Design fondata nel 1986, dove il business era appunto il design, con il marchio di un gusto tutto made in Italy ma fornito da terzisti, si passa progressivamente a Locman, con un importante socio svizzero. Nel1996 nasce Locman Italy, «quando riacquistammo tutte le quote dagli svizzeri e incominciammo a produrre tutto noi». Alla fine degli anni Novanta il boom. In poco tempo gli orologi Locman finiscono al polso di molte star. Tra le primissime fan Jennifer Lopez. «Vide un nostro orologio esposto da Bergdorf Goodman a New York. Lo comprò. Fu un contagio», racconta Mantovani. Tom Cruise, Sharon Stone, Elton John, i clienti vip dell’azienda dell’Elba si moltiplicavano. Il fatturato cresceva. L’export, soprattutto negli Stati Uniti, era più del 50% della produzione. Viene così acquistata una importante azienda-laboratorio di orologeria a Milano, Genesi, già fornitrice e capace di assicurare la qualità del prodotto. Motore robusto, complicazioni sofisticate e scocca elaborata da designer di grande eleganza.

Ma il diavolo ci mette la coda. Anzi due. «La crescita galoppante ci aveva suggerito di aprire il capitale della società di famiglia a un investitore finanziario italiano. Abbiamo sbagliato scelta, o per lo meno le vicende diedero torto alla nostra fiducia. La finanziaria ha grossi problemi, sicché decidiamo di separarci ma i cocci da raccogliere ci sono. Ma c’è di peggio – racconta Mantovani – una malattia. Una grave malattia. La prognosi è infausta: mi danno pochi mesi di vita». Era il 2006. Per fortuna i medici sono stati pessimisti, e in qualche modo si sono sbagliati.

Ma le criticità continuavano: nel 2008 il mercato Usa, il principale mercato di esportazione di Locman, crolla, e nel suo piccolo l’Elba subisce nel novembre di quell’anno una specie di tsunami, che distrugge pressoché tutti gli stabilimenti dell’azienda. Un disastro. L’unica nota positiva: la guarigione di Mantovani. «A quella positività - dice -mi sono aggrappato io, la mia famiglia, i miei collaboratori.

E dal 2009 siamo tornati a crescere. Puntiamo inizialmente sull’Italia, che resta tra i primi cinque mercati dell’orologeria e progressivamente ci riaffacciamo sui fronti internazionali con nuove filiali a Hong Kong e in Giappone e puntiamo ad aprirne una negli Stati Uniti, o comunque nel Nord America». L’export oggi rappresenta il 20% del fatturato, ma l’obiettivo non tanto nascosto è tornare ai livelli del 40-50%. Intanto per il 2017 il target dell’export è del 35%, con un bel po’ di Europa. Resta lo stupore:come fa un marchio italiano a eccellere in un mercato che sul basso e sull’alto sembra saturo di competitor storici e finanziariamente fortissimi, che siano giapponesi o svizzeri.

«L’orologio è un prodotto complesso - spiega Mantovani - nell’oggetto che ci mettiamo al polso ci sono almeno 40 diverse componenti. Non c’è nessuno che produca tutto. Alcuni movimenti sono per forza svizzeri, anche se spesso elaborati in Italia; le sfere, o lancette che dir si voglia, sono produzioni per lo più dell’Estremo Oriente. In un mercato globalizzato la nostra offerta è forte per la tecnologia costruttiva, per l’uso dei materiali più innovativi, come titanio e carbonio, oltre che per il design che ha tutto il peso, la semplicità, il rigore del made in Italy».

Oggi il sistema Locman comprende la Genesi di Milano, la Sio (Scuola italiana di orologeria), il centro di formazione per tecnici orologiai, che nel 2006 ha inglobato Materie Future, la società del gruppo dedicata allo studio e all’applicazione di materiali hi-tech come carbonio e titanio. In tutto una settantina di dipendenti diretti e qualche e centinaio nell’indotto. Tutto l’assemblaggio avviene nei laboratori dell’Elba.

Locman
Piazza G. da Verrazzano n° 7 - 57034 Marina di Campo, Isola d’Elba (Livorno)
PRESIDENTE: Marco Mantovani


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