Elica, cambiare aria in cucina un’idea che sa di libertà

Elica, cambiare aria in cucina un’idea che sa di libertà
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Giovedì 1 Dicembre 2016, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 16:07
La meccanica si integra con l’elettronica, l’estetica diventa pura funzionalità. E la produzione si sposta nei luoghi della vendita secondo il diktat dell’internazionalizzazione

Si innova l’esistente, si inventa il futuro. Non siamo nella Silicon Valley ma a Fabriano dove la cappa è la meccanica che si fonde con l’elettronica, senza mai dimenticare che all’originedi tutto fu il patiodi casa,con papà Ermanno che negli anni Settanta plasmava lamiere e forgiava il domani. Esistente e futuro; sì, per il Gruppo Elica sono queste le fondamenta di un’azienda che, con il mondo per mercato e l’innovazione per principio, hasfidato gli anni bui dell’economia, nazionale e fabrianese più ancora. «Abbiamo continuato a crescere mentre il mondo calava, perdeva pezzi. Siamo passati dai 300 milioni di euro di fatturato di prima del 2008 ai 440 milioni di quest’anno». Francesco Casoli, seconda generazione più che riuscita, sfodera il dato delle grandi occasioni. «Siamo al 13% di quote di mercato mondo, conquistando Messico, Nord America, India». Vanto da presidente, che per fare eccellenza applica una formula a largo spettro. Il più largo che c’è. Dal design alla tecnologia spinta fino al welfare,negli oltre 19 milionidi pezzi prodotti ogni anno c’è di tutto. La mission sa di libertà: cambiare aria. Tant’è che di fronte alla Om - la prima cappa verticale al mondo che fa la storia del brand - è facile scivolare dal dovere di cronaca alla leggerezza del tifo: una tavolozza di colori che, lucida com’è, sembra un quadro messo lì a ingentilire i fornelli. Altro che oggetto aspirante. «E’ la bellezza che serve, l’estetica che è pura funzionalità: il criterio che ha portato a produrre, quest’anno, il piano cottura aspirante». Straripante il manager Casoli: «Quandomel’hannomostrato non ho avuto dubbi: lo voglio nellamiacucina. Imperdibile».

Massimo rendimento e riduzione dei consumi declinati in otto stabilimenti tra Italia, Polonia, Messico, Germania,India e Cina.Uningranaggio, quello di Elica, che sfrutta le differenze e annulla le distanze - prodigio della globalizzazione - con 3.500 dipendenti che sono linfa e valore aggiunto. «La forza lavoro è l’energia della nostra azienda, il fattore che ci ha resi grandi» il presidente, figlio di Ermanno, sotto la cappa punta tutto sul benessere organizzativo.

Avanti, compatto, il “people design”, che è un po’ la sintesi del crescere insieme per crescere bene, tanto che nel 2008 nel quartier generale fabrianese è stato siglato un accordo integrativo che, per la prima volta in Italia,includevail sistemadi welfare. «Più che il record conta la nostra ferma convinzione: le persone devono essere al centro della politica aziendale come fattore fondamentale di crescita e di competitività». Le cifre di bilancio esaltano quest’illuminismo d’impresa: 421,6 milioni di euro di fatturato nel 2015, con più della metà del tesoretto generato all’estero. Strategie d’internazionalizzazione, un chiodo fisso per il presidente che rilancia con la formula della quotidianità: «Pensare e produrre i prodotti nei luoghi dove venderli, perché ciò che fabbrichiamo dev’essere vicino alle abitudini della gente, a come vive e cucina».


Ci risiamo, Casoli sfrutta alla grande le differenze, annulla le distanze, e per farlo s’è messo al fianco di oltre 140 ingegneri che osservano pure i gesti del preparare i cibi. Fascino del made in Italy. «Le cappe - cuore di un presidente - sono pensate per dialogare con le persone». E la bellezza ha clienti in ogniangolodelpianeta.

NEL SEGMENTO STAR
Quotata in Borsa dal 2006, Elica sfoggia con orgoglio le stellette da leader mondiale per unità vendute:unprimato che il signore di cappe&design racconta riavvolgendo il nastro di unastoria più coraggio che tattica. Casoli converte quella tabula rasa, quel partire da zero con audacia, nel vero scatto. L’anno-spartiacque è il 2006, lo stesso dell’arrivo a Piazza Affari: venne costituita Elicamex e aperto il primo stabilimento. «Certo - ammette - essere sulla direttrice dell’accordo Nafta, per il libero scambio fra Usa, Canada e Messico, significava affacciarsi su un mercato daoltre 370 milioni di persone».Prima di allora, nel 2002, fu il Giappone con una joint venture dal nome gentile: Ariafina. Nel 2005 fu la Polonia. Dal 2008 in poi fu il mondo, tutto o quasi. «Quel che oggi produciamo in Italia solo in parte è destinato al consumo interno. Morale: siamo degli esportatori». Concetto inciso a fuoco: tra la qualità e la delocalizzazione corre l’abisso. «Il Nord America ora è la nostra area strategica». La Cina? «Fatica un po’». Il presidente ricompone quello sconfinato mosaico e fissa il punto dell’armonia: «Per essere un’azienda globale, comela Elica, è necessario aver ben chiarounelemento: è impossibilechetutto il pianeta cresca contemporaneamente. Ci sarà sempre una zona d’ombra. La bravura è riuscire a bilanciare i mercati». Allora il successo? «E’ già successo, altro non mi interessa». Casoliribaltaunordinetropposcontato e via. Così, per sentire l’aria che tira, è da nonperdere loshowroomnella principale via dellamodadi Osaka, la base fabrianese nella super trendy Soho, ed Elica France che dal 2015 pulsa nel cuore di Parigi. E con la Fondazione Ermanno Casoli si abbatte l’ultima frontiera: contaminare l’innovazione con l’arte contemporanea. Incontenibile Casoli. «Abbiamo in squadra un nuovo amministratore delegato, Antonio Recinella, viene da Milano, dalla Magneti Marelli, ha una visione modernissima. Vedrete che numeri». Via, così lontano, così vicino: tutti i prodotti Elica - compresa la scintilla dei motori elettrici - passano da Techlab, dal 1988 il laboratorio pensato e voluto per l’elettrodomestico- cappa. L’unico.

Silenzio, verrebbe da dire: si sa, il rigore non ammette frastuono e allora per aspirare giù il 40% dei rumori. «L’imperativo - Casoli non transige - è stessa sicurezza e identica performanceperognipezzoprodotto ».Giùanche l’impatto ambientale e questa volta è questione di etica. «Essere socialmente responsabili è per l’aziendaunimpegnoprimario, versoilterritorio elesue genti».
Om, Snap, Sweet, sembra un gioco: invece è la rivincita internazionale del cortile di casa.


Elica
Via Ermanno Casoli n° 2 - 60044 Fabriano (Ancona)
PRESIDENTE: Francesco Casoli

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