Magre come un foglio A4, la follia social delle cinesi. L'attrice Zhang in ospedale per un corpetto troppo stretto

Magre come un foglio A4, la follia social delle cinesi. L'attrice Zhang in ospedale per un corpetto troppo stretto
di Michelangelo Cocco
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Marzo 2021, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 11:28

L'ultima moda è quella di entrare negli spogliatoi di un negozio Uniqlo ce ne sono un migliaio in tutta la Repubblica popolare e farsi un selfie con addosso vestiti da bambina. Ma, tra le giovani cinesi, vanno fortissimo anche gli autoscatti che le ritraggono con un braccio dietro la schiena, e la mano che riesce a toccare l'ombelico. E quelli con un foglio formato A4 messo in verticale (larghezza 21 centimetri), davanti alla pancia, per immortalare vite strettissime, da far impallidire le nostre taglia 42. Sono centinaia di milioni le immagini e i relativi hashtag (#) con le quali adolescenti e ragazze cinesi si sfidano su Xiaohongshu e Weibo (l'Instagram e il Twitter locali) in creative quanto assai poco salutari gare a chi è più magra. L'ultimo hashtag - #AdulteCheIndossanoVestitiDaBambinaDaUniqlo ha ricevuto oltre 680 milioni di visualizzazioni. Una follia? Piuttosto un fenomeno sociale che rivela l'ossessione di tante donne cinesi per la magrezza.

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IL CORPETTO
Un paio di settimane fa aveva suscitato scalpore il caso dell'attrice Zhang Meng, che si era presentata ai Weibo Awards avvolta in un elegante abito vittoriano con un corpetto così stretto da costringerla a ricorrere alle cure dei medici dopo aver sfilato sul tappeto rosso. In quell'occasione i media ufficiali del Partito comunista avevano ammonito che «il popolo deve dare priorità alla salute rispetto alla moda e alla bellezza». Eppure la rincorsa a un corpo sempre più magro sembra dilagare. In rete circolano anche grafici col peso ideale: 160 cm 43 chili, roba da anoressia.

Una delle tante categorie nelle quali le ragazze si danno battaglia online s'intitola BM Style, dal nome dal marchio italiano Brandy Melville, che confeziona quasi esclusivamente abiti di taglia unica, la S. La moda è nata per caso, quando l'anno scorso alcune ragazze iniziarono a postare le loro foto con i top BM sfidando le coetanee: «Prova anche tu se puoi vestire lo stile BM!».

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In Oriente l'ideale di bellezza femminile è molto lontano dal nostro: le carnagioni più chiare sono le più apprezzate (creme e maschere sbiancanti sono in vendita ovunque), così come le corporature esili. Fino alla metà del secolo scorso, alle bambine venivano fasciati i piedi per bloccarne la crescita e mantenere la pianta tra i 7 e i 12 centimetri, un'usanza nata tra le classi più agiate, che consideravano belli i piedi minuscoli. Una costrizione feudale finalmente vietata a partire dalla nascita della Repubblica popolare nel 1949. Questa volta però a imporsi taglie extra-small sono le stesse ragazze. Perché lo fanno? «L'aspetto spaventoso dello stile BM è che tutte sanno che è dannoso, eppure si sentono spinte a seguire questa estetica», ha commentato un utente cinese su internet.

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LO STUDIOSO
Uno studioso di Salute mentale e immagine del corpo dell'Università cinese di Hong Kong intervistato dalla Bbc, He Jinbo, ha sostenuto che le sue ricerche dimostrano che più tempo gli adolescenti passano sui social media, meno sono soddisfatti del loro corpo. Il problema si manifesterebbe in maniera più drammatica in Cina, perché nella seconda economia del pianeta non ha ancora preso piede il movimento Body positivity, che in tanti paesi sta contribuendo a ridefinire il concetto di bellezza e di normalità, restituendo fiducia a chi non ha un corpo considerato bello secondo i canoni vigenti. Anche se qualcosina in realtà si muove. L'anno scorso il brand di biancheria intima femminile Neiwai ha suscitato clamore col suo marketing all'insegna del body positive, pubblicizzando taglie dalla small alla extra-large.

E forse qualcosa contribuirà a cambiare anche il messaggio della sventurata Zhang (nella foto qui sopra), che dopo essere finita in ospedale per un corpetto troppo stretto ha sentenziato: «La nostra immagine rappresenta soltanto una parte di noi. Invece di lamentarci quotidianamente perché non siamo abbastanza magre, sarebbe meglio preoccuparsi d'imparare nuove cose, di arricchire la nostra personalità e diventare più sicure di noi stesse».

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