Università, donne più brave ma non entrano nei vertici dei dipartimenti

Università, donne più brave ma non entrano nei vertici dei dipartimenti
2 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Maggio 2021, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 18:42

Processo di istituzionalizzazione della questione di genere, sensibilizzazione sul tema dell'uguaglianza di genere e della promozione della cultura delle differenze, rafforzamento della rete di organismi di parità. Sono le direttrici su cui si sta muovendo l'Università Federico II di Napoli  e che sono state illustrate nel corso della presentazione del secondo Bilancio di Genere dell' Ateneo. 

Tra gli aspetti riportati nel Bilancio di Genere uno salta agli occhi più degli altri: nelle Università e nella ricerca le le donne sono più brave ma restano fuori dai vertici dei dipartimenti. Le studentesse sono ben più numerose degli studenti. Si laureano prima e spesso meglio. Abbandonano gli studi meno dei colleghi maschi. E continuano a studiare dopo la laurea, vincono le borse di dottorato, si specializzano. Anzi, si iper- specializzano. Poi svaniscono. E nei ruoli dell'ateneo, a cominciare dai ricercatori, la percentuale femminile diventa assai inferiore: gli uomini effettuano il sorpasso

«Non siamo signorine, ma dottoresse»: il cartello di protesta all'ospedale di Frattamaggiore

Tra gli altri aspetti riportati nel Bilancio di Genere anche il ricorso allo smart working a causa dell'epidemia da covid.

I numeri mostrano che sul totale delle ore lavorate nel mese, le donne hanno fatto maggiormente ricorso allo smart working: nel mese di aprile 2020, l'89,14 delle ore lavorate da donne sono state in modalità agile. Il documento evidenzia che se da un lato le studentesse hanno valutazioni di laurea in media superiori a quelle degli uomini (il 27,9 si laurea con 110 e lode a fronte di un 25,9) tuttavia a un anno dalla laurea il 63,8 per cento degli uomini con laurea specialistica trova un'occupazione a fronte del 48,3 delle laureate con il medesimo titolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA