Donne direttrici d'orchestra, Speranza Scappucci: «Il sogno, non essere né uniche né ultime»

Dal Teatro alla Scala al Conservatorio di Napoli si impongono le bacchette delle professioniste. Ucraina la prima a capo di un teatro lirico: il Comunale di Bologna

La direttrice d'orchestra Speranza Scappucci in una foto di Ian Ehm
di Simona Antonucci
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 12:59 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 18:05

Ma che musica, maestre. Scappucci, Lyniv, Venezi, Gražinytė-Tyla, De la Parra, Kim...

Da Milano a Bologna, da Roma a Napoli, un’onda al femminile rinfresca i teatri italiani. In questi mesi sono le direttrici a prendersi la scena, e le orchestre, lasciando in ombra pregiudizi, polemiche e quote rosa. «La musica sta cambiando. Ed è vero che molte più donne, oggi, hanno la possibilità di lavorare in Italia», commenta Speranza Scappucci, eccellenza romana e del mondo, 49 anni, prima italiana a dirigere alla Scala, al Covent Garden, all’Opera di Parigi, allo Staatsoper di Berlino e al Met. «Molte strade sono state aperte da colleghe come Marin Alsop, Simone Young, le pioniere. Ma quando ho debuttato io, nel 2012, eravamo ancora poche. Oggi siamo riuscite ad imporci, ma c’è ancora tanto da fare. Le fondazioni dei Paesi anglosassoni ospitano almeno 5 o 6 direttrici l’anno, qui le percentuali non sono le stesse», aggiunge la musicista, diplomata a Santa Cecilia e alla Julliard School di New York, che ha appena incantato il Carlo Felice di Genova, prima di volare a Parigi.

IL DESIDERIO

«Mentirei se dicessi che non ho incontrato difficoltà, da donna, ad affermarmi nella mia professione», ha raccontato Alondra de la Parra, 42 anni, messicana, prima donna alla guida dell’Orchestra Sinfonica del Queensland, quando, a inizio marzo, è stata nominata direttrice ospite principale della Sinfonica di Milano. «Ma se dovessi formulare un desiderio per noi tutti, sarebbe quello di non domandare più a una direttrice d’orchestra se ha avuto difficoltà in quanto donna», ha aggiunto la musicista che tra poco più di un mese tornerà sul podio milanese con Čajkovskij e Dvořák. Alla Scala di Milano, la Bohème per il centenario della nascita di Zeffirelli è affidata a Eun Sun Kim, direttrice musicale della San Francisco Opera che preferisce non affrontare l’argomento perché, lo ha ripetuto in molte interviste, si considera fermamente convinta che accomunare tutte le donne possa essere un altro modo per limitarle. E mentre la maestra sudcoreana, 42 anni, infiamma il pubblico con Puccini (repliche fino al 26 marzo), Oksana Lyniv, ucraina 45 anni, direttrice musicale del Comunale di Bologna, prima donna a ricoprire questo ruolo in un lirico italiano, scalda i motori e la bacchetta per i Vespri Siciliani con la regia di Emma Dante, a fine aprile. «Ci sono più donne che dirigono perché la società è finalmente pronta», spiega, «e mi auguro che vadano avanti le artiste in grado di imporsi per la loro personalità e non per le quote rose. E spero che le colleghe più giovani possano trarre coraggio dalla nostra esperienza». In questo tour al femminile, c’è anche Beatrice Venezi, toscana, 33 anni, consigliere del ministro Sangiuliano, che, il 19 marzo, ha celebrato i 30 anni della Nuova Orchestra Scarlatti, con un concerto al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli.

Ai tempi della polemica sanremese legata alla scelta di farsi chiamare direttore e non direttrice, disse: «L’uguaglianza non si risolve con il linguaggio ma abbattendo i cliché. In un contesto conservatore come quello della musica classica è fondamentale per una donna non essere discriminata. E chiamarla direttrice è quasi una discriminazione perché vuol dire non stare nello stesso insieme di tutti i direttori».

L’OBIETTIVO

In arrivo anche Mirga Gražinyte-Tyla, 36 anni lituana, direttrice musicale della City of Birmingham Symphony Orchestra, che sarà a Santa Cecilia l’11 maggio. «Trovo che la direzione d’orchestra sia una impegnativa per tutti, a prescindere dal sesso», spiegò la musicista quando nel 2018, diresse a Roma, in Accademia, «Noi siamo ancora in minoranza, ma non c’è più discriminazione». O forse sì: «Il passo successivo», conclude Scappucci, «sarà riuscire ad avere, anche in Italia, più direttrici musicali dei teatri. Allora, veramente, sarà tutta un’altra musica».

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