Jazz, Ada Montellanico: «Io, la prima donna presidente del jazz italiano»

Jazz, Ada Montellanico: «Io, la prima donna presidente del jazz italiano»
di Valentina Venturi
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Mercoledì 23 Novembre 2022, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 04:30

L'hanno definita la Lady di Ferro del Jazz italiano.

Eppure Ada Montellanico, attiva nel mondo della musica da oltre trent’anni e prima donna a presiedere la Federazione “Il Jazz Italiano”, preferisce di gran lunga l’appellativo che altri le hanno conferito e cioè “pasionaria del jazz”. «Mi piace di più – racconta la cantante di 63 anni – è legato alla forte passione che ho per questo mondo musicale. Invece Lady di Ferro racchiude un’alterazione della nostra identità, un indurirsi che non condivido. Penso si possa essere autorevoli senza essere duri. Per questo mi piace “pasionaria del jazz italiano”: sono tutto meno che di ferro, sono morbida ma presente e determinata».

La prima presidentessa di una lunga serie?

«In effetti ho un primato di cui sono molto fiera e orgogliosa. Spero di essere un simbolo ma anche un modello per chi verrà dopo di me».

Un’elezione all’unanimità?

«Sì. Finito il mandato di Paolo Fresu, all’unanimità mi hanno chiesto di rappresentare questa grande realtà. È un enorme riconoscimento, per la prima volta in Italia alla guida di un organismo così rappresentativo come la Federazione c’è una donna: una rivoluzione culturale».

Una nomina che implica una svolta?

«Come donne ora siamo in prima fila, un po’ tutto concorre al cambiamento e anche gli uomini cominciano a capirlo. Ci sono donne valide che si impongono, si fanno apprezzare e sono stimate; anche questo sta aiutando a cambiare la percezione millenaria da sempre esistita nei nostri confronti».

Il mondo del jazz si può definire maschilista?

«Lo è stato. Esistono sicuramente ancora molti muri da abbattere, ma maschilista non credo più. Sento che stanno cambiando tante cose e noi donne abbiamo fatto la nostra parte.

Siamo ancora poche: nel panorama musicale del jazz la presenza media è circa del 20%. In Europa la situazione è più avanzata, qui siamo legati a retaggi antichi. Finalmente esistono molte figure di musiciste che suonano strumenti sempre stati ad appannaggio maschile come il contrabbasso, la batteria o il sassofono, strumenti che fino a poco tempo fa erano tabù».

 Approva le quote rosa?

«Non le condividevo, ma è innegabile che abbiano permesso che ci fosse un’attenzione diversa. Speriamo che presto non ce ne sia più bisogno».

Si è mai trovata in situazioni scomode?

«Mi sono sempre difesa con la mia identità e la mia cifra originale. Forse per questo ho sempre avuto la stima da parte di tutto l’ambiente. Come compositrice e cantante jazz non ho mai avuto troppa difficoltà. In questa seconda fase della mia vita, quella dell’impegno, ho invece dovuto dimostrare di più ciò che ero in grado di fare e questo accade per tutte le donne che arrivano a dei ruoli apicali».

Quando è iniziata la seconda fase?

«Ho fondato nel 2014 e presieduto l’associazione nazionale MIDJ Musicisti Italiani di Jazz e dal 2019 IJVAS Il jazz va a scuola: realtà associative che sono confluite nella Federazione “Il Jazz Italiano” che oggi presiedo. Unico organismo in Italia e in Europa rappresentativo dei vari settori del mondo jazzistico e che ad oggi è stato in grado di dialogare con i Ministeri della Cultura, dell’Istruzione e degli Esteri. Sono presidente da fine maggio e ora si entra nel vivo. Faccio seguito ad un presidente e un artista di grande valore qual è Fresu: sono molto fiera e desiderosa di fare bene».

Ha una musa di riferimento?

«Con il disco “Abbey’s Road” ho omaggiato Abbey Lincoln, figura leggendaria per il movimento Black Power: ha vissuto intensamente fino a ottant’anni e la sua musica è stata cassa di risonanza nella denuncia delle discriminazioni razziali. Dietro le mie ricerche musicali c’è sempre un messaggio, un’idea forte».

Cosa si augura si recepisca dal suo esempio?

«Noi donne ci siamo mentalmente precluse certe strade perché storicamente siamo state sempre negate ed osteggiate. Sono convinta che spetti anche a noi rompere delle barriere mentali. Alle donne consiglio: siate più intraprendenti. È una qualità molto importante. Il mio motto è bisogna provarci, rischiare. Nel farlo non si perde nulla, c’è solo tutto da guadagnare».

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